QUARANTENA di Petros Markaris

QUARANTENA è l’ultima fatica letteraria dello scrittore greco Petros Markaris, che ci racconta come il commissario Kostas Charitos e la sua “squadra” affrontano la pandemia da COVID – 19

Vi racconto perché mi è piaciuta

QUARANTENA

Petros Markaris

Titolo originaleΗ τέχνη του τρόμου

Prima pubblicazione 2020

Traduzione di Andrea Di Gregorio

Prima ed italiana : 2021

Editore : LA NAVE DI TESEO

Pagine: 192 p.

Genere : gialli, polizieschi

QUARANTENA : descrizione (dal sito dell’autore) 

Il commissario Charitos torna a indagare ma, oltre ad assassini e criminali, questa volta deve affrontare anche le limitazioni e le difficoltà che la pandemia ha causato a tutti noi. Il rapporto difficile con le nuove tecnologie non lo aiuterà, ma il fiuto, l’attenzione e l’intelligenza del commissario rimangono sempre gli stessi anche se dovrà risolvere i nuovi casi senza poter uscire di casa.

Non c’è però solo Charitos in questi sette racconti in cui il giallo si intreccia con la commedia e la tragedia, ma anche una serie di altri personaggi indimenticabili come i barboni Socrate, Platone e Pericle, i ristoratori nemici Achmet e Stavros, Fanis Papadakos che si riscopre artista per scappare all’ultimo terrore della sua vita, il vecchio e ospitale Sotiris e persino l’isola di Chalki.

Le storie di Petros Markaris, con il suo stile inconfondibile e la sua capacità di descrivere e raccontare i personaggi, ci ricordano come le nostre vite siano fatte di solitudine e di gioia, di paura e di riscatto ma anche di momenti di riso, di ricordi e di nostalgia.

QUARANTENA : L’AUTORE

Petros Markaris è nato a Istanbul nel 1937. Ha collaborato con Theo Angelopoulos a diverse sceneggiature, tra cui L’eternità e un giorno, Palma d’oro a Cannes nel 1998.

I romanzi con protagonista il commissario Kostas Charitos hanno incontrato un grande successo di lettori.

QUARANTENA : i racconti 

La raccolta comprende sette racconti, i primi due con protagonista il commissario Charitos e gli altri che ci offrono invece uno spaccato di vita ai tempi del COVID. Il nostro commissario torna poi anche in “I tre caballeros”

  1. Quarantena
  2. Mi chiamo Covid e uccido
  3. L’arte del terrore
  4. Centro profughi coronavirus
  5. I tre caballeros
  6. Ristorante Karaghiòzis
  7. Epilogo Chalki: il vuoto e la bicicletta

QUARANTENA : breve riassunto e commento personale

I miei preferiti sono ovviamente i primi due, ma ho apprezzato anche “CENTRO PROFUGHI CORONAVIRUS” e “I TRE CABALLEROS”.  Molto interessante anche “L’ARTE DEL TERRORE”.

Ve li racconterò in breve. Intanto vi dico che vi consiglio la raccolta se amate il commissario Charitos e il modo in cui Markaris ci racconta la nostra epoca, con occhio ironico e attento.

Come ormai abbiamo imparato, infatti, il giallo per l’autore è solo un pretesto per raccontarci la società greca con le sue luci e ombre.

VOTO : 8 / 10

1) QUARANTENA : il racconto

Ad aprire la raccolta è il racconto che dà il nome a tutta l’opera.

Tutto è iniziato con una telefonata di Stella. “Signor Charitos, mi spiace ma non ho buone notizie.”

Stella, la segretaria del commissario, è positiva e Charitos, essendo stato a contatto con lei, deve stare in quarantena. Come pure Adriana:

Andiamo bene, mi sono detto. Un tempo, tornavamo dalle vacanze con doni e souvenir. Ora torniamo con il coronavirus.

Tanti i problemi iniziali di questa convivenza forzata. Infatti

Dalle nozze a oggi, la convivenza con Adriana si è limitata alle sere e alla domenica. La nascita del nipote ci ha cambiato la vita e ha ridotto le ore che passiamo a casa. Abbiamo trascorso le serate con Caterina, Fanis e specialmente con Lambros, fin quando non andava a letto. Dal primo momento di quarantena ho capito che, durante il giorno, sarei stato straniero in casa mia…

A me scappa da ridere, perché il commissario e Adriana si sono trovati nella stessa situazione in cui siamo stati anche noi sia durante il lungo lockdown del 2020 che nel periodo di quarantena del Maritozzo…

Dopo qualche giorno, come noi, anche i due sposi raggiungono un certo equilibrio… finché una telefonata nel cuore della notte rende di nuovo questa quarantena problematica. Al telefono c’è Dermitzakis.

“Signor commissario … hanno ucciso la conduttrice del telegiornale, Chari Velakou.”

Un omicidio durante la quarantena, e per di più di una celebrità: non c’era niente di peggio che potesse succedermi.

Charitos vorrebbe affidare le indagini al vicecomandante, che però non ha esperienza di omicidi e propone al commissario di dirigere lui stesso l’inchiesta “da remoto”:

Installiamo a casa sua un computer con un sistema di videoconferenza. Lo colleghiamo con lo stesso sistema in centrale. In questo modo potrà parlare liberamente e riunirsi con i suoi collaboratori in qualsiasi momento. Potrà anche partecipare a un interrogatorio. Come le sembra la mia idea?”

E così il buon commissario si ritrova a fare smart working, con la paura di fare qualche figuraccia… Scoprirà che Adriana è invece davvero molto abile con le nuove tecnologie e non solo con i ferri della maglia!

L’omicidio della conduttrice televisiva si dimostra sin da subito abbastanza complesso. Infatti la donna si è fatta parecchi nemici

“Che tipo di nemici? Giornalisti di altre reti? Medici? Politici?”

La giornalista aveva intrapreso una campagna contro tutti quei personaggi noti che non rispettavano la quarantena:

“Ci aveva convinti che quando le persone note non osservavano le normative di protezione davano un pessimo esempio ai normali cittadini. E per questo ne parlava e li sbatteva in prima pagina”

E Charitos avrà il suo bel daffare per cercare di sbrogliare la matassa !!!

2) Mi chiamo Covid e uccido

Il secondo racconto è dedicato alla memoria del  regista e sceneggiatore greco Nikos Koundouros, che nel 1963 vinse l’Orso d’Argento a Berlino con il film Giovani prede – Dafni e Cloe

Anche questa volta, il commissario Charitos viene svegliato nel cuore della notte da Dermitzakis:

Ancora adesso, dopo tanti anni di servizio nelle forze di polizia, non riesco ad abituarmi alle telefonate che mi svegliano nel cuore della notte. Come ogni volta, anche stanotte balzo spaventato giù dal letto.

C’è stato un omicidio:

La vittima si chiama Aristidis Zachos. È uno specialista in malattie infettive e membro del comitato di esperti sul coronavirus. Poi c’è anche il fatto che l’assassino ha lasciato un messaggio

Dopo aver investito l’uomo con una moto, l’assassino gli ha piantato un coltello in mezzo alla schiena. E il manico dell’arma è avvolto con un foglio di carta:

Sul foglio c’è scritto: “Mi chiamo Covid e uccido”

I colleghi del medico sono sconvolti per quell’omicidio:

 “D’accordo, lo sappiamo che le misure che prendiamo irritano molte persone, ma nessuno poteva mai immaginare che si potesse arrivare all’omicidio”

Nessuno di loro ha mai ricevuto minacce. Il commissario riceve invece un pacco, in cui l’assassino spiega le sue motivazioni :

L’ho ucciso per la sua arroganza… Aveva la presunzione di spaventare il mondo più di quanto non lo spaventi io.

Mentre Charitos e i suoi continuano le indagini, purtroppo, ci scappa un altro omicidio. Stavolta tocca ad un “negazionista”, uno di quelli per cui le bare mostrate in TV erano vuote… La vittima si chiamava Thomàs Nakos. Stava seguendo un master in matematica.

In mezzo alla pandemia, l’unico porto che mi rimane è la famiglia di mia figlia, con il nipote che è proprio una bellezza da ammirare.

Quasi tutte le sere passo di là anche se devo sottostare al pedaggio della doccia e del cambio completo di abiti.

E il commissario riceve una seconda lettera dal killer, che spiega perché ha eliminato Nakos:

Thomàs Nakos e la sua banda sostengono che io non esista. E questo è, per me, un colpo assai più duro della sottovalutazione o dell’offesa. Negano la mia stessa esistenza. Ho lavorato tanto in giro per il mondo. Tutti i paesi sono impegnati a misurarsi con me e stanno perdendo. E questi bambocci osano provocarmi sostenendo che non esisto? E quindi, dovrei scegliere tra la mediocrità e il non esistere?

Quando finalmente il colpevole verrà individuato, però, il colpo per il commissario sarà davvero duro …

3) L’ARTE DEL TERRORE

L’autore, alle soglie degli 80, racconta gli episodi della sua vita che più di tutti lo hanno terrorizzato. Intenso e strappalacrime, ci fa comprendere quanto grande sia la sofferenza dei nostri anziani, che sono troppo spesso soli e che durante la pandemia non hanno avuto molta attenzione. E tanti di loro si sono “dissociati” e lasciati letteralmente morire.

Leggevo le parole del protagonista, Fanis, e pensavo a chi avevo visto distaccarsi lentamente dalla vita nel corso del lockdown…

Il terrore che è rimasto più intenso nella mia memoria è quello per l’incendio di Kalamata, e le immagini delle rovine incenerite e fumanti della nostra casa…Il grande terrore, quello che mi paralizza ora che sono vecchio, è il terrore del coronavirus…ci è piombato addosso all’improvviso come un fulmine a ciel sereno.

Eppure a 80 anni comprende che il terrore si può sconfiggere:

È arrivato il momento di trasformare il terrore in orgoglio

4) Centro profughi coronavirus

Il coronavirus dalla parte dei senzatetto e degli anziani. Un racconto davvero toccante, che mi ha commosso sin dall’inizio. E che comunque ci fa comprendere come la solidarietà sbocci nei momenti più impensati.

Due senzatetto, Dimos e Cosmàs, sono ormai allo stremo. Non sanno se morire di fame o di COVID… Ma nel loro momento peggiore vengono accolti da un anziano. Sotiris, il proprietario del negozio in cui i due si sono rifugiati, è felice di avere compagnia e i due hanno qualcuno che li accudisce e li sfama.

La riapertura dei negozi sembra mettere fine alla strana convivenza. Ma Sotiris ha un’idea brillante. Che porterà i tre e un quarto “profugo delle famiglie” a vivere al “Centro profughi coronavirus”. 

5) I tre Caballeros

i mendicanti sono il simbolo della Grecia, che è diventata anche lei una mendicante. I mendicanti sono i monumenti della nazione”

6) RISTORANTE KARAGHIÒZIS

“Questo racconto è basato sul fatto che la Grecia e la Turchia condividono molti piatti che spesso hanno nomi simili, anche se poi vengono preparati in modi diversi”.

E ci dimostra come il razzismo nasca dall’ignoranza. Infatti una volta che turchi e greci riescono a parlare, scoprono di avere in comune molte più cose di quelle che li dividono!

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Pubblicato da lacuocaignorante

Lacuocaignorante è una grande curiosona ed ama cucinare, leggere, viaggiare. In una vita precedente (ovvero prima del matrimonio) ero un ingegnere meccanico. Oggi mi occupo del mio Maritozzo e dei nostri tre gatti, insegno materie scientifiche, realizzo siti internet e continuo ad istruirmi!