ULTIME DELLA NOTTE di Petros Màrcharis (#1 Commissario Charìtos)

Ultime della notte è il romanzo che ha fatto conoscere il Commissario Charìtos all’Europa. Vediamo insieme di che cosa parla

 

 

 

Ultime della notte

Petros Markaris

Traduttore: G. Loria

Editore: Bompiani

Anno Prima edizione originale: 1995

Prima edizione italiana: 2000

Pagine: 343 p.

 

ULTIME DELLA NOTTE. DESCRIZIONE

Il commissario Kostas Charitos legge solo dizionari. Lotta quotidianamente contro i bancomat. È sposato, la figlia se ne è andata di casa, e per la moglie la televisione è l’unica consolazione.

Odia i giornalisti, soprattutto la bella Ghianna Karaghiorghi, che si fa beffe di lui a ogni conferenza stampa. E vive ad Atene, una metropoli sospesa tra Oriente e Occidente, passato e presente, così simile e così diversa da una grande città italiana.

Una metropoli che è teatro di una serie di delitti sanguinosi, in cui si incrociano immigrati clandestini ed ex spie dell’Europa dell’Est, trafficanti d’organi e cronisti troppo curiosi.

E Charitos deve dire addio alla sua pigra routine.

Ultime della notte, pubblicato con grande successo in Grecia, Francia e Germania, segna la nascita di un personaggio indimenticabile, un poliziotto cinico e umano, scontroso e disarmato, alla ricerca di una verità nascosta in un mondo sempre più inafferrabile.

ULTIME DELLA NOTTE. Breve riassunto e commento personale

Il Commissario Charìtos non  fa una bella impressione all’inizio del romanzo. E’ alle prese con un duplice omicidio : qualcuno ha eliminato una coppia di albanesi (pag 8): “L’uomo era nudo, riverso sul pavimento. La sua compagna, all’incirca 25 anni, era stesa su di lui”.

Nessuna pietà per quei due immigrati, la cui casa “assomigliava alle tipiche case di quelli che fuggono per andare da un inferno all’altro”.

Insomma tutto semplice, specie quando una vicina gli segnala un altro albanese che ha visto aggirarsi nei dintorni nei giorni precedenti all’omicidio. Il tizio viene beccato poco dopo e confessa di aver ucciso i due perché invaghitosi della giovane.

Scopriamo poi un Kostas Charìtos sarcastico, che non sopporta le arie da grand’uomo che si dà il suo capo, Nikolas Ghikas (pag 13), insopportabile “da quando ha seguito per sei mesi uno stage all’FBI”. 

Alle prese con i giornalisti, si dimostra però intelligente. In particolare, si mostra acuto osservatore del prossimo, con la descrizione al vetriolo di Sotiròpulos, il decano dei giornalisti, “un moderno Robespierre, con telecamera e microfono”, che però veste Armani (pag 17).

Ad avvelenare la mente del commissario e a farcelo rivalutare completamente è la battuta di Ghianna Karaghiorghi, una delle reporter (pag 18) :”Sapete per caso se la coppia aveva bambini?”

La perquisizione della casa della coppia non era stata molto approfondita e non era stata trovata traccia di infanti. Da dove aveva tirato fuori quella strana frase la donna?

Per saperne di più, Kostas mette alle costole della giornalista il suo brigadiere, Thanàsis.

Kostas e la sua Santippe

I primi assaggi di vita matrimoniale ci fanno dubitare della coppia Kostas – Adriana. La povera donna passa gran parte del suo tempo davanti alla TV, poco interessata al marito (pag 20):

«”Ma cosa guardi,idiota! Parla!” mi urlava mio padre, mollandomi una sberla. Che ne sarebbe di lui, oggi che il guardare ha sostituito il parlare e tutti passano ore a fissare come ebeti e non parlano più? Per fortuna è morto, il vecchio; se ne sarebbe fatto uno malattia»

riflette mentre osserva Adriana che guarda una serie poliziesca in TV. Per consolarsi, preferisce la compagnia dei suoi dizionari, in particolare del Dimitrakos, il dizionario di greco moderno. Ma ne ha tutta una collezione, perché (pag 21), sono la sua unica passione.

L’AMATA FIGLIA

No, decisamente una coppia un po’ in crisi quella dei due. Entrambi sentono tantissimo la mancanza dell’unica figlia, Katerina (pag 24) :

«Studia legge a Salonicco. Secondo anno, con tutti gli esami in regola. Dopo gli studi, vuol diventare pubblico ministero»

Già in queste parole si sente l’orgoglio paterno per questa brava figlia, studiosa e a suo modo desiderosa di seguire le orme paterne. Interessante la riflessione sulla vita coniugale (pag 26):

«La prima fase della vita famigliare è la gioia dello stare insieme. La seconda è il figlio. La terza, la più lunga, sono le vendette. Quando arrivi a quel punto, sai che sei arrivato al culmine e non puoi andare oltre. Il pargolo va per la sua strada e tu tornerai ogni sera a casa, sapendo che ti attendono tua moglie, la cena e le vendette»

E mi viene in mente che io e il Maritozzo siamo ancora alla fase 1, dal momento che figli non ne abbiamo avuti!

KOSTAS CONTRO TUTTI

Charìtos ha l’istinto del buon detective. Anche se l’albanese ha confessato, un tarlo rode il suo cervello e decide di tornare a ispezionare la casa del duplice omicidio (pag 28) : “Quando inizio a cercare qualcosa, finisco sempre col pagarla cara”.

Eppure non può farne a meno. Infatti stavolta trova una montagna di soldi e scopre che la coppia, in realtà, non abitava affatto nell’appartamento, ma vi si recava solo saltuariamente.

MORTE QUASI IN DIRETTA TV

E ci scappa un altro morto. La giornalista Ghianna Karaghiorghi viene uccisa negli studi televisivi, poco prima di andare in onda, con il supporto di un proiettore. Che cosa aveva scoperto la donna che le è costata la vita? E chi è il feroce assassino, che sicuramente la donna conosceva?

Man mano che le indagini procedono, scopriamo finalmente il bravo poliziotto, che prosegue per la sua strada alla ricerca della verità, incurante delle direttive dei capi e dell’importanza delle persone.

Per la prima volta, Sotiropulos lo aiuta nelle indagini, fornendogli preziose informazioni sulla collega morta, (pag 83) “un animaletto senza scrupoli”, che “si infilava ovunque e si serviva di ogni mezzo”. Ma era una brava giornalista.

Solo con il terzo cadavere, un’altra giornalista, Martha Kostaraku (pag 133), finalmente il commissario riesce a tirare le fila e a trovare il bandolo della matassa. e a smantellare una rete di connivenze internazionale per un traffico di bambini ed esseri umani.

LAMBROS ZISIS E L’UMANITÀ DEL COMMISSARIO

A mettere il commissario sulla buona strada è il suo “strano amico”, Zisis (pag 172). Il racconto della loro conoscenza è tra le pagine più belle del romanzo:

«L’ho conosciuto nel ’71 in via Bubulìnas, quando facevo la guardia carceraria».

Zisis non si era mai piegato alla brutalità di Kostaràs, il suo torturatore. Del resto

«aveva iniziato la sua carriera nei sotterranei della SS…, l’aveva proseguita nel campo di concentramento di Chaidari, aveva “frequentato” il campo di deportazione di Macronissos e non conosceva più né Cristi né Madonne»

Come ci racconta il commissario, quando era di guardia da solo, lo aiutava a riprendersi dalle terribili torture che gli infliggevano. Si erano ritrovati nel 1982, quando Kostas lo aveva aiutato ad ottenere la pensione da ex combattente della Resistenza. E da lì si erano ritrovati, perché, secondo Lambros, Charitos “è un tipo a posto!Peccato sia diventato uno sbirro” (pag 174).

Sarà proprio Zisis a fornirgli le spiegazioni necessarie per comprendere la rete di spie creata in Grecia dai Paesi comunisti, che gli permetterà di risolvere l’intricato caso che ha tra le mani.

ultime della notte. CONSIDERAZIONI PERSONALI

Un libro appassionante, che comincia lentamente e poi prende ritmo pagina dopo pagina e non si riesce più a smettere di leggere.

La prima indagine del Commissario Charitos è una storia ben congegnata, un intreccio che rapisce grazie anche al protagonista, persona “normale” con problemi normalissimi, che non si può non prendere in simpatia proprio per la sua somiglianza con l’uomo medio.

L’impatto con il protagonista non è dei più facili: nella prima parte del romanzo, infatti, sembra un uomo piuttosto cinico, rude, che non ha riguardi verso i suoi sottoposti, che non è esente dai soliti clichés e pregiudizi nei confronti degli immigrati di turno (albanesi).

Sorge inoltre il sospetto che Charitos abbia preso parte alle violenze sui detenuti politici nel periodo buio del regime dei colonnelli, quando la tortura dei dissidenti era lo sport nazionale.

Pagina dopo pagina, però, emerge tutta l’umanità del personaggio. E si apprende che il nostro eroe è riuscito a conquistare il rispetto e l’amicizia di uno di quei prigionieri politici di cui avrebbe dovuto essere l’aguzzino.

VOTO: 8 / 10

ULTIME DELLA NOTTE : L’IMPORTANZA DEL BUON CIBO

Mi piace tantissimo l’amore per la cucina di Adriana, che mi fa pensare alla terribile moglie di Socrate, Santippe. La signora Charitou è una cuoca sopraffina, che sa prendere per la gola l’amato marito, conoscendo la sua passione per il buon cibo. In effetti, per fare la pace, non c’è niente di meglio di un bel piatto di ghemistà (pag 180): “E’ il modo che ha Adriana per chiedermi di fare pace. E’ così dal nostro primo litigio”.

Le ghemistà sono verdure ripiene di riso. Possono essere pomodori, peperoni, zucchine o melanzane e sono veramente deliziosi. Io li mangio solo quando li prepara la mia Mamma, perché a me non vengono mai buoni come i suoi.

Purtroppo non è la stagione giusta per prepararli, ma alla prima occasione li cucineremo insieme. Intanto, se volete conoscere la ricetta, potete cliccare QUI

E’ una delle ricette più semplici che si possono trovare in rete. A parte finocchietto e menta, è la ricetta della Mamma, che usa anche molta meno cipolla.

 

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Pubblicato da lacuocaignorante

Lacuocaignorante è una grande curiosona ed ama cucinare, leggere, viaggiare. In una vita precedente (ovvero prima del matrimonio) ero un ingegnere meccanico. Oggi mi occupo del mio Maritozzo e dei nostri tre gatti, insegno materie scientifiche, realizzo siti internet e continuo ad istruirmi!