SI E’ SUICIDATO IL CHE di Petros Màrkaris (#3 Commissario Charìtos)

SI E’ SUICIDATO IL CHE di Petros Màrkaris è il terzo romanzo con protagonista il commissario Kostas Charìtos. Vediamo insieme di che cosa parla.

 

 

 

Si è suicidato il Che

Petros Markaris

Traduttore: A. Di Gregorio

Editore: Bompiani

Prima edizione originale: 2003

Anno prima edizione italiana : 2006

Pagine: 422 p.

 

Si è suicidato il Che. Descrizione

Tre suicidi spettacolari dell’alta società greca, in diretta televisiva, suscitano la curiosità del commissario Charìtos, ancora convalescente dopo l’ultima vittoriosa indagine.

Scavando nel passato dei suicidi, questa sorta di Maigret greco scopre che i tre uomini appartenevano ad un gruppo terroristico avverso ai Colonnelli, debellato perciò dai servizi segreti del regime.

Dopo aver evitato il carcere, i tre erano riusciti a farsi strada nel mondo politico ed economico a colpi di tangenti e corruzione. Mentre la polizia e i giornalisti brancolano nel buio, il commissario Charìtos tenta di dipanare l’enigma che si cela dietro al concatenarsi dei suicidi pubblici, portando alla luce i segreti nascosti nel passato dei loro autori.

 

DOVE ERAVAMO ALLA FINE DI “DIFESA A ZONA

«Sento il colpo di pistola e, in quello stesso istante, percepisco una fiammata che mi accende il petto. La spinta della pallottola mi sposta all’indietro e perdo l’equilibrio».

Si è suicidato il Che. Breve riassunto e commento personale

ED ORA…

Ritroviamo il commissario convalescente, ai giardinetti insieme alla moglie (pag 9):

«Ho passato otto ore in sala operatoria, quindi un mese e mezzo all’ospedale e ho ancora davanti a me i due terzi del mio congedo di convalescenza…Adriana ha assunto il comando generale della mia esistenza e io mi limito a trascinarmi dalla casa ai giardini pubblici e dalla camera da letto al soggiorno, come un palestinese che abbia i movimenti limitati dagli israeliani»

Un commissario depresso, che ha perso l’appetito e non ha voglia di tornare al lavoro.

Ci pensa Fanis a scrollarlo dalla sua apatia. Il buon dottore è ormai entrato a far parte stabilmente della famiglia e lo apprezziamo per la sua discrezione e per la calma con cui riesce ad imporsi anche alla dispotica futura suocera.

SUICIDIO IN DIRETTA

Ma non basta: per scuoterlo dal suo torpore serve il suicidio in diretta di un imprenditore, Iason Favieros, titolare di una grande impresa di costruzioni. Si spara durante un’intervista televisiva (pag 23). Subito ritroviamo il vecchio Kostas dalle mille domande (pag 24):

«Che ragione aveva un imprenditore di successo per inscenare il suo suicidio in pubblico? »

Forse i suoi affari non andavano bene? aveva problemi psicologici? oppure sua moglie lo tradiva? No, qualcosa non torna, perché (pag 25):

«I tipi come Favieros si muovono lontani dalla popolarità, in uffici dalle spesse moquettes che soffocano ogni rumore»

Per il commissario (pag 27) : “Il suicidio di Favieros ha qualcosa di spettacolare che non so far rientrare da nessuna parte e questo mi infastidisce“.

Neppure i giornali ne sanno nulla. Non passano dieci giorni, che viene pubblicata una biografia dell’uomo. Sembra un’opera elogiativa, ma apre molti interrogativi sulla reale onestà dell’imprenditore.

COME SEMPRE, I PROBLEMI NON ARRIVANO MAI DA SOLI

Intanto, grazie a Sotiropoulos, il commissario scopre che il suo sostituto, Iannoutsos, vuole fargli le scarpe. E’ un tipo “ammanicato”, che mira a togliere la poltrona a Kostas…A quanto pare (pag 31), Ghikas “lo odia a tal punto che lo costringe a biascicare le dichiarazioni alla stampa per renderlo ridicolo”.

Quando l’interesse della stampa per il suicidio di Favieros va attenuandosi, le reti TV ricevono uno strano comunicato da parte di una sedicente Organizzazione nazionale greca ‘Filippo il macedone’. Secondo il comunicato (pag 37): “Favieros non si è ucciso. L’abbiamo suicidato”.

E dunque i dubbi di Kostas erano più che legittimi! Ma, secondo lui, “il gruppuscolo di nazionalisti ha preso al volo l’occasione per farsi bello con le piume del pavone” (pag 42).

ANCORA MORTI….

E i nazionalisti si danno subito da fare, ammazzando due poveri curdi, che avevano come unica colpa quella di lavorare nei cantieri di Favieros. Secondo Kostas (pag 50). “Hanno dovuto ammazzare i curdi per convincere gli scettici”. Ma Iannoutsos è convinto che sia stata la mafia…

Per una volta, Ghikas è dalla parte di Kostas e lo incarica di indagare “privatamente” sul suicidio di Favieros. Lo aiuterà Koula, sua fedele segretaria. E il solito Sotiropoulos si rivelerà un’ottima fonte.

Secondo il caparbio giornalista (pag 111), la differenza esistente tra prima e dopo la dittatura non consiste nel fatto che prima la Grecia era un regno e dopo è diventata una repubblica:

«Prima della dittatura, quando ti chiedevano com’è che conoscevi un membro del governo rispondevi: “Esercito. Abbiamo fatto il militare insieme”. Dopo la dittatura rispondi: “La prigione dell’ESA. Abbiamo fatto la resistenza insieme”…La conoscenza presso la prigione dell’ESA ti rende milionario nel giro di cinque anni»

Non c’è tempo per le riflessioni: un importante uomo politico, il deputato Stefanàkos, si suicida, anch’egli in diretta TV, sempre durante un’intervista (pag 122). E anche questa volta esce una biografia dell’uomo, che sembra un elogio alla memoria e poi getta ombre sul Stefanakos.

PANICO TRA LE STANZE DELLA POLITICA

Il suicidio di un parlamentare getta nel panico il governo, che teme un qualche scandalo. Il direttore generale incarica Ghikas di trovare un uomo fidato per indagare. Ma il governo non vuole la verità, vuole solo qualcuno su cui scaricare la colpa. E Iannoutsos ha vita facile: arresta alcuni membri dell’organizzazione estremista e poi si fa bello in TV. Pure Ghikas vede tremare la sua sedia…

Servirà un terzo suicidio, di un notissimo giornalista politico, per rimettere a posto l’indagine.

E riportare Charitos sulla cresta dell’onda. Con il prezioso aiuto di Lambros Zisis, un vecchio comunista che Kostas aveva conosciuto (pag 153) “quando lui era in carcere, detenuto di grande importanza, e io un novellino che avevano spedito a fare tirocinio nelle prigioni di via Bouboulinas

VOTO: 9 / 10

LA CUCINA DI ADRIANA

Stavolta Adriana è veramente indaffarata. Tra minestrine e brodetti riesce a rimettere in forze il convalescente Kostas. Poi passa ai soliti ghemistà, il piatto preferito di Charitos e infine la troviamo alle prese con i dolmadakia o dolmades, gli involtini di foglie di vite ripieni di riso.

Io non avevo a disposizione foglie di vite, così ho preparato degli involtini con la verza. In Grecia li chiamano lachanodolmades. Vi posto la ricetta domani.

Con l’aiuto di Koula, Adriana prepara anche delle melanzane imam (pag 135), che “vengono subito dopo i ghemistà” nell’ordine dei piatti preferiti dal commissario. Anche questa ricetta la posterò nei prossimi giorni, ricorrendo spesso nei libri della serie

/ 5
Grazie per aver votato!

Pubblicato da lacuocaignorante

Lacuocaignorante è una grande curiosona ed ama cucinare, leggere, viaggiare. In una vita precedente (ovvero prima del matrimonio) ero un ingegnere meccanico. Oggi mi occupo del mio Maritozzo e dei nostri tre gatti, insegno materie scientifiche, realizzo siti internet e continuo ad istruirmi!