LA PUPAZZA DI SANT’ANTONIO

LA PUPAZZA DI SANT’ANTONIO

Tra qualche giorno il mio paesino tornerà ad animarsi per la festa di Sant’Antonio, un santo molto amato non solo in Abruzzo! Da piccola mi terrorizzava : infatti la festa si concludeva in piazza con il “BALLO DELLA MAMMOCCIA”, ovvero “il ballo della pupazza”!

Per riuscire a trascinarmi in piazza ad assistere allo spettacolo, la povera Mamma del mio Papà doveva minacciarmi! Risolse poi il problema quando capì che a spaventarmi era che non capivo i motivi di quella folle “cerimonia”, spiegandomi i motivi per cui si ricorreva a certi “riti scaramantici”…

Certo, avevo 5-6 anni e non me lo disse con queste parole! Ma io capii in qualche modo e cominciai pure ad appassionarmi!

Ricordi d’infanzia a parte, in tutta la mia zona si può assistere al “rogo” di questi pupazzi di cartapesta!

Vi racconto il suo significato!

LA PUPAZZA DI SANT’ANTONIO : il significato della Mammoccia

Come dicevamo, il ballo della Mammoccia o Pupazza è una tradizione popolare tipica delle feste patronali in molti paesi dell’Abruzzo (ma anche del resto del Centro Italia).

La mammoccia è semplicemente un grosso fantoccio, quasi sempre di aspetto femminile, costruito con un’intelaiatura di canne ricoperte di cartapesta di vario colore. All’interno di questa struttura trova spazio  la persona che farà ballare il pupazzo, mentre all’esterno vengono applicati numerosi giochi pirotecnici, collegati in successione attraverso micce.

Anticamente, il ballo della pupazza aveva un significato propiziatorio e di chiusura della festa, che terminava con l’accensione del fantoccio stesso.

Ovviamente il fascino di questa “signora”  è legato moltissimo al carattere e alla personalità che le viene conferita dal ballerino che la anima!

La pupazza deve sorprendere, impressionare, spaventare, incutere timore e meraviglia; per questo esce all’improvviso, piomba nella piazza affollata da una stradina buia, dal cancello di un’abitazione, dalla parte vecchia del paese, accompagnata da un corteo o trainata da un carretto (oggi arriva pure motorizzata).

Pupa, pupazza, pucchella, puccazza, mammoccia, marmotta, pantasima sono solo alcuni dei nomi che a seconda della zona geografica le si attribuiscono.

Alla fine del ballo, il grande falò della pupazza per scacciare il male!

Il fuoco ha il compito di purificare e scacciare il male; infatti c’è chi prende un mucchietto di cenere da tenere fino all’anno prossimo.

Con la pupazza di Sant’Antonio e il fuoco ha ufficialmente inizio il Carnevale! 

LA PUPAZZA DI SANT’ANTONIO: non solo!

In tutti i centri della Marsica, del Medio e Alto corso del Sangro e dell’alto Vomano, la festività di S. Antonio Abate è particolarmente sentita. Numerosi i riti antichi legati a questa carismatica figura.

Infatti, oltre all’orrifica mammoccia, per la festa del Santo patrono degli animali viene lessato il granturco, che assume il valore di cibo sacrale, come le  panette di S. Antonio.

I chicchi di mais , chiamati granati (da cui ranatej) cicerocchi, e ripassati talvolta in padella con olio e peperoncino, vengono offerti devotamente nella giornata del 17 gennaio ad amici e parenti.

Qui da noi si offrono i RANATEJ, a base di mais, grano e fagioli. Anche quest’anno il 17 gennaio noi mangeremo questa deliziosa zuppa! Tra l’altro ho messo da parte per lo scopo proprio le pannocchie di mais rosso che coltiva il Nonno!

CICEROCCHI, FAVATE E RANATEJ

L’usanza in realtà ha radici non molto antiche e si ricollega  in Abruzzo a periodi successivi all’introduzione della coltivazione del mais (“grano d’India”, donde la voce dialettale grandinie), prezioso cereale che è testimoniato per la prima volta da un documento notarile rogato nel 1720 a Casoli.

Prima della diffusione del mais, il rituale avveniva mediante la cottura delle fave, cibo sacro per eccellenza dei nostri avi.

La distribuzione della FAVATA e dei PANETTI è ad esempio tipica di Villavallelonga (vedi). Ma a Villavallelonga si va oltre (vedi QUI).

Invece a Collelongo, divenuto famoso come punto dell’epicentro del sisma di Capodanno,  si svolge il caratteristico RITO DEL COTTORE (leggi). In determinate case del paese, denominate per l’occasione cottore, vengono offerti i «cicerocchi» (granturco cotto nelle pentole di rame e condito con olio e peperoncino).

Credo abbiate capito che la festa di questo santo mi ha affascinato sin da piccola e che ho dedicato parecchie ricerche all’argomento!

Domani vi racconterò in breve qualche curiosità.

Festa di Sant’Antonio Abate:

RICETTE PER IL 17 GENNAIO

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Pubblicato da lacuocaignorante

Lacuocaignorante è una grande curiosona ed ama cucinare, leggere, viaggiare. In una vita precedente (ovvero prima del matrimonio) ero un ingegnere meccanico. Oggi mi occupo del mio Maritozzo e dei nostri tre gatti, insegno materie scientifiche, realizzo siti internet e continuo ad istruirmi!