Festa di Sant’Antonio Abate. Le tradizioni di Villavallelonga, Trasacco e Collelongo

Festa di Sant’Antonio Abate. Le tradizioni di Villavallelonga, Trasacco e Collelongo

Ammetto la mia ignoranza: non avevo mai saputo delle complesse feste in onore di Sant’Antonio che si organizzano ogni anno tra Villavallelonga, Collelongo e Trasacco.

La scoperta mi ha spinto a volerne sapere di più e così ho raccolto numerose notizie sull’argomento. Particolarmente interessante la pagina dedicata all’argomento sul sito del Comune di Villavallelonga, da cui ho tratto molto del materiale che qui vi presento (vedi QUI).

Sant’Antonio abate protettore degli animali : vedi QUI

Festa di Sant’Antonio Abate. Villavallelonga

La festa di Sant’Antonio Abate, che si celebra ogni anno a Villavallelonga il 16 e 17 gennaio, trova il suo culmine nella Panarda.

In generale  la Panarda è un’antica tradizione abruzzese e dell’Italia centrale, nata come consuetudine di rifocillare i poveri. L’origine del vocabolo è piuttosto oscura, e probabilmente deve essere ricercata nella radice indoeuropea pan, intesa nel senso di abbondanza.

L’aspetto più spettacolare della panarda, almeno attualmente, sta nella quantità delle portate, che possono superare anche il numero di cinquanta, e nella etichetta che impone ai commensali di onorare la tavola, consumando tutte le vivande portate in tavola.

La tradizione è comune a molti paesi, ma dove il rito ancora esprime compiutamente il concetto di celebrazione comunitaria con forti permanenze magico-sacrali, è a Villavallelonga, un piccolo centro posto entro la zona montagnosa del Parco Nazionale d’Abruzzo.

Un documento ricorda che nel 1657 tale Pietro Paolo Serafini, secondo una consolidata tradizione familiare, distribuiva una minestra di fave per perpetuare un voto fatto dai suoi antenati a Sant’Antonio Abate.

I PIATTI DELLA PANARDA

Tra le più svariate portate che possono essere servite durante la lunga cena ve ne sono alcune fisse e irrinunciabili. Precisamente, tali pietanze sono: brodo con carne di gallina, maccheroni carrati (maccheroni alla chitarra!) all’uovo con ragù di carne di pecora e detti di Sant’Antonio, pecora alla cottora, fave lessate e condite o crude, frittelle di pasta lievitata, le ferratelle e la frutta con cui sono confezionate le Corone, che per tradizione ornano la statua del Santo.

La cena si protrae per tutta la notte, sia per dare modo ai convitati di consumare agevolmente le portate, sia perché il servizio ogni tanto è interrotto da momenti di preghiera e dal canto di formule religiose, sia perché infine, ad una certa ora, le case dei panarderi vengono visitate dalle compagnie di questua.

Mentre nelle piazze ardono enormi falò di legna, gruppi di cantori prendono a girare le strade e a visitare le case dove il loro arrivo è atteso e ben accetto e le loro esecuzioni sono ricompensate con cibo e somme di denaro.

Le visite dei gruppi e dei canterini durano fino alle ultime ore della notte, dopo di che vengono riordinate le mense e viene servita l’ultima portata: un piatto di fave lesse, accompagnate dalla panetta, che è una speciale preparazione di pasta lievitata a cui sono state aggiunte le uova

FAVATA E PANETTE

Un ulteriore aspetto tipico della festa di Sant’Antonio a Villavallelonga è la FAVATA. Essa consiste in una distribuzione di fave lessate e condite (con olio e peperoncino), accompagnate da pane impastato con uova (la Panetta), che alcune famiglie distribuiscono all’alba del 17 gennaio e nei giorni precedenti alla ricorrenza.

Anche la Favata è ritenuta l’assolvimento di un voto per grazia ricevuta da parte della famiglia dei “Pgnatune” (famiglia dei Bianchi).

FRASCARELLI PRIMA DEL 17

Nei giorni precedenti al 17 gennaio viene ancora preparato un piatto particolare. Si tratta de I frascaréglie (frascarelli o anche granetti). Sono una pasta a base di  farina ed acqua, impastate e lavorate in modo da ottenere dei granuli induriti con l’asciugatura.  Questi granetti vengono poi cotti lentamente e girati a mò di polenta in acqua salata in grandi “cottore”- Una volta cotta, la pasta viene condita sul piatto di portata con abbondante sugo di carne di pecora e formaggio pecorino.

A seconda del periodo in cui vengono distribuiti è possibile capire in onore di quale Santo vengono offerti: se prima dell’11 gennaio sono in devozione a San Leucio, tra il 12 e il 15 gennaio a Sant’Antonio Abate e tra il 18 e il 20 gennaio a San Sebastiano.

Dei Frascarelli torneremo a parlare prossimamente e proveremo a prepararli insieme.

Festa di Sant’Antonio. Collelongo, tra torcioni e cottori

A Collelongo il Santo eremita è festeggiato con una serie di cerimonie il cui elemento principale è il cibo.

Tutto il paese, inoltre, è illuminato da enormi torcioni. Originariamente erano tronchi di quercia cavi riempiti con legna secca, fiaccole giganti che continuano a fare luce sulla processione dedicata a sant’Antonio.

La sera della vigilia del 17 gennaio, sette famiglie del paese, quasi sempre per assolvere un voto, o per devozione al Santo, pongono sul fuoco un grosso caldaio di rame, detto cottora, in cui si mettono a bollire grosse quantità di granturco, precedentemente tenuto in ammollo.

Poiché i chicchi cuocendo si gonfiano, la minestra che se ne ricava è chiamata dei cicerocchi  (dal latino cicer crocus, cece rosso). Il locale in cui arde la cottora è predisposto per accogliere la visita di parenti ed amici, ma anche di sconosciuti, ed è addobbato con lunghe file di arance, cestine di uova, frutta secca.

Alle prime luci dell’alba inizia la distribuzione dei cicerocchi. Dalle case dei cotturi escono ragazze nei tipici costumi, che tengono sulla testa conche di rame addobbate di fiori e di nastri.

Le ragazze si recano in chiesa per offrire al santo una grande quantità di cicerocchi, che poi vengono consumati per devozione dai fedeli.

Per la festa di quest’anno, leggi QUI.

Festa di Sant’Antonio. Mascaritte a Trasacco

A caratterizzare la festa di Sant’Antonio a Trasacco è la rappresentazione della “Mascaritte”, ovvero “piccola mascherata”.

La sceneggiata rappresenta la tradizionale lotta tra il Bene e il Male.

Nella rappresentazione, Sant’Antonio Abate viene tentato, nel deserto, dal demonio. A salvarlo interviene San Michele Arcangelo, che lotta contro il diavolo e riesce ad avere la meglio.

Dopo la morte del diavolo, irrompono sulla scena due buffoni detti “bellarridere”. Si tratta di moglie e marito. Siccome in passato le donne non potevano recitare, sono due uomini, di cui uno travestito da donna.

Festa di Sant’Antonio Abate:

RICETTE PER IL 17 GENNAIO

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Pubblicato da lacuocaignorante

Lacuocaignorante è una grande curiosona ed ama cucinare, leggere, viaggiare. In una vita precedente (ovvero prima del matrimonio) ero un ingegnere meccanico. Oggi mi occupo del mio Maritozzo e dei nostri tre gatti, insegno materie scientifiche, realizzo siti internet e continuo ad istruirmi!