FAVE E PECORINO, UN MATRIMONIO ANTICO

Nel precedente articolo abbiamo appreso molte informazioni sulle fave… FAVE E PECORINO : PERCHÉ???

Fave e pecorino rappresenta la classica tradizione romana,  esportata ormai anche fuori dal Lazio. Le fave si consumano principalmente durante il mese di maggio, periodo della loro raccolta. Protagonisti della Festa dei Lavoratori del 1° maggio sono le fave e il pecorino. Sono anzi diventate il simbolo delle scampagnate fuori porta con amici e parenti.

La tradizione della giornata di svago all’aria aperta risale agli antichi Romani, che celebravano l’arrivo della primavera con un pranzo ricco di leccornie ma poco impegnativo, insieme ai propri cari,  per augurare felicità e prosperità.

FAVE E PECORINO. LA STORIA

Ma perché i nostri avi hanno scelto proprio questi due prodotti come simbolo della festa di primavera?

La presenza di fave nell’area del Mediterraneo è attestata già in età Neolitica.  Ad esse si unirono superstizioni che le attribuivano un significato negativo (dal sito visitlazio.it)

LE FAVE – SIMBOLO DI MORTE

I Greci ne ritenevano forma e colore collegabili alla morte. Infatti il fiore bianco con macchie nere a forma di Tau rappresentava il principio della parola Tanatos, morte. Inoltre credevano che le anime dei defunti risalissero dall’oltretomba attraverso i gambi cavi.

Le fave rientravano anche in un mito legato a Cerere. Secondo la leggenda, la dea dell’agricoltura donò ad una città dell’Arcadia i semi di tutti i legumi, tranne quelli della fava. Addirittura,  in un’epigrafe del VI sec. a.C. rinvenuta a Rodi, se ne sconsigliava il consumo.

Sappiamo che, secondo Pitagora, il baccello rappresenta l’accesso al mondo dei morti e i semi della fava racchiudono le anime dei defunti. Da qui l’usanza ancora viva di mangiare le “fave dei morti” il 2 novembre, dolci preparati per onorarli.

La scarsa digeribilità della fava, un tempo ingerita senza privarla del baccello, spiega l’accezione negativa attribuitale da Plinio in epoca romana, che narra di incubi nei quali le divinità comunicavano i cattivi presagi. Per questo il sacerdote di Giove non poteva mangiarla né toccarla e il Pontefice Massimo non poteva nemmeno nominare le fave.

LE FAVE: SIMBOLO DI VITA

Si iniziò a dare un significato positivo alla fava quando le si attribuì un valore erotico ed afrodisiaco. Si “scoprì” una certa somiglianza tra i baccelli aperti e i genitali femminili, oltre che tra i semi e i genitali maschili.

In questa nuova veste positiva, le fave si utilizzarono per celebrare la dea Flora, protettrice della natura in fiore e della rinascita. Nella tradizionale festa comparve il lancio dei baccelli delle fave per augurare fortuna e ricchezza. Da questa usanza nacque un’altra credenza popolare. Si cominciò a considerare di buon auspicio trovare 7 semi invece di 6 nello stesso baccello.

Per il loro alto contenuto in fibre, proteine e sali, le fave sono diventate un alimento irrinunciabile per le classi medio – basse. I “poveri” le hanno inserite nelle ricette della tradizione culinaria romana, associandole ad un’altra prelibatezza regionale, il pecorino romano.

FAVE E PECORINO: L’INCONTRO

Le origini del pecorino si fanno risalire alla Roma Antica. La sua lunga conservazione e l’elevato apporto nutritivo, unito a grande digeribilità, ne hanno fatto un elemento importante nella dieta dei legionari.

E’ stato uno dei primi prodotti del Lazio ad ottenere il marchio DOP.

Insieme alle fave, assicura la giusta energia per godere delle giornate di festa.

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Pubblicato da lacuocaignorante

Lacuocaignorante è una grande curiosona ed ama cucinare, leggere, viaggiare. In una vita precedente (ovvero prima del matrimonio) ero un ingegnere meccanico. Oggi mi occupo del mio Maritozzo e dei nostri tre gatti, insegno materie scientifiche, realizzo siti internet e continuo ad istruirmi!