CIAO CAMILLERI

CIAO CAMILLERI

A 93 anni, il 17 Luglio 2019 ci ha lasciato Andrea Camilleri, il “papà” del Commissario Montalbano.

Anche grazie ai suoi libri, ho scoperto la cucina siciliana. Della sua terra, Camilleri ci ha lasciato un ritratto, fatto non solo di costruzioni dialettali e scorci incantati, ma anche di una cultura gastronomica povera eppure barocca, dove terra, mare, suggestioni esotiche, radici profonde si fondono a creare sapori da conoscere assolutamente.

Per questo voglio ricordarlo con alcune delle ricette che ha contribuito a rendere famose!

CIAO CAMILLERI. Gli arancini

Iniziamo da uno dei piatti simbolo della cucina siciliana, che Camilleri ha addirittura celebrato nel titolo della raccolta Gli arancini di Montalbano. Indimenticabile la descrizione che ne fa nel racconto omonimo: 

“un ricordo che sicuramente gli era trasùto nel Dna, nel patrimonio genetico. Adelina ci metteva due jornate sane sane a pripararli

Ne sapeva, a memoria, la ricetta: Il giorno avanti si fa un aggrassato di vitellone e di maiale in parti uguali che deve còciri a foco lentissimo per ore e ore con cipolla, pummadoro, sedano, prezzemolo e basilico.

Il giorno appresso si prìpara un risotto, quello che chiamano alla milanisa (senza zaffirano, pi carità !), lo si versa sopra a una tavola, ci si impastano le ova e lo si fa rifriddàre. Intanto si còcino i pisellini, si fa una besciamella, si riducono a pezzettini gna poco di fette di salame e si fa tutta una composta con la carne aggrassata, triturata a mano con la mezzaluna (nenti frullatore, pì carità di Dio !). I

l suco della carne s’ammisca col risotto. A questo punto si piglia tanticchia di risotto, s’assistema nel palmo d’una mano fatta a conca, ci si mette dentro quanto un cucchiaio di composta e si copre con dell’altro riso a formare una bella palla.

Ogni palla la si fa rotolare nella farina, poi si passa nel bianco d’ovo e nel pane grattato. Doppo, tutti gli arancini s’infilano in una padeddra d’oglio bollente e si fanno friggere fino a quando pigliano un colore d’oro vecchio.

Si lasciano scolare sulla carta e alla fine, ringraziannu u Signiruzzu, si mangiano !

LA RICETTA QUI

Sarde a beccafico, panelle e sfincioni

In uno degli ultimi libri di Montalbano di cui abbiamo parlato, La gita a Tindari, abbiamo trovato tantissimi riferimenti culinari! 

Tra i tanti, ricordiamo  triglie all’agrodolce, linguate alla griglia, sfincione e condimento del carrettiere.

Indimenticabili pure le Sarde a beccafico che tanti incubi creano al Commissario ne “Il ladro di merendine”:

“S’arrisbigliò malamente: i linzòla, nel sudatizzo del sonno agitato per via del chilo e mezzo di sarde a beccafico che la sera avanti si era sbafàto, gli si erano strettamente arravugliate torno torno il corpo, gli parse d’essere addiventato una mummia”.

Le sarde, pulite e aperte a libretto, vengono farcite con un misto di pangrattato, uvetta, pinoli, aromi e altri ingredienti e poi cotte in forno.

CIAO CAMILLERI. La pasta alla Norma

Altri incubi li regala al commissario la pasta alla Norma, non proprio un piatto estivo, nonostante le melanzane! Sempre ne Il Ladro di merendine, è la signora Clementina a regalarci la ricetta di questo piatto:  

Pina, la cammarera, è un’ottima cuoca, mi creda. Oggi ha preparato pasta alla Norma , sa, quella con le milinzane fritte e la ricotta salata. Gesù ! Fece Montalbano assettandosi. E per secondo uno stracotto. Gesù ! Ripetè Montalbano

Pasta ‘ncasciata

Ricordiamo il piatto preferito del Commissario, la pasta ‘ncasciata: 

nel forno troneggiava una teglia con quattro porzioni di pasta ‘ncasciata, piatto degno dell’Olimpo, se ne mangiò due porzioni” (Il Cane di terracotta, 1996). 

Brioche e granita per concludere

Dulcis in fundo, ricordiamo la passione del commissario per i dolci! Non solo cassata e cannoli. Immancabile la granita, di cui Camilleri ci dà la ricetta ne Il cane di terracotta:

“C’era la granita di limone che la cammarera gli preparava secondo la formula uno, due, quattro: un bicchiere di succo di limone, due di zucchero, quattro di acqua. Da leccarsi le dita”.

Spesso, la granita è accompagnata dalla brioscia!

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Pubblicato da lacuocaignorante

Lacuocaignorante è una grande curiosona ed ama cucinare, leggere, viaggiare. In una vita precedente (ovvero prima del matrimonio) ero un ingegnere meccanico. Oggi mi occupo del mio Maritozzo e dei nostri tre gatti, insegno materie scientifiche, realizzo siti internet e continuo ad istruirmi!