GLI ARANCINI DI MONTALBANO
Andrea Camilleri
Editore: Mondadori
Data di Pubblicazione: 1999
Pagine: 343
Genere: Racconti Gialli
Preceduto da : Un mese con Montalbano (racconti)
Seguito da : La gita a Tindari
GLI ARANCINI DI MONTALBANO. Descrizione
Venti racconti pubblicati per la prima volta nel 1999, venti storie di felice invenzione dove il lettore rimarrà deliziato da un Montalbano «delle origini». Una sorta di «vita quotidiana» nel commissariato di Vigàta.
Quando Montalbano incornava su una cosa, non c’erano santi.» Il narratore che da anni ci racconta le storie del commissario di Vigàta lo sa bene. Una parola stonata, un gesto incontrollato, un dettaglio incongruo bastano a mettere in moto la macchina delle sue indagini.
Così, da un’impercettibile crepa nella “normalità”, prendono avvio anche queste storie, in cui Montalbano si imbatte nei crimini e nei criminali più eterogenei e insoliti: vecchie coppie di attori che recitano, nel segreto della camera da letto, un funereo copione; insospettabili presidi in pensione che raggirano generose prostitute; mogli astutamente fedeli che ordiscono crudeli vendette ai danni dei loro tronfi mariti…
Lasceremo Montalbano a Capodanno, colpito da una «gran botta di malinconia» dopo l’ennesima «azzuffatina» con l’eterna fidanzata Livia e confortato solamente dagli arancini della cammarera Adelina, «celestiale bontà» e conclusione saporosissima di una nuova serie di indagini del commissario più famoso della narrativa italiana.
GLI ARANCINI DI MONTALBANO. I VENTI RACCONTI
Di seguito i venti racconti che compongono la raccolta
- La prova generale
- La povira Maria Castellino
- Il gatto e il cardellino
- Sostiene Pessoa
- Un caso di omonimia
- Catarella risolve un caso
- Il gioco delle tre carte
- Pezzetti di spago assolutamente inutilizzabili
- Referendum popolare
- Montalbano si rifiuta
- Amore e fratellanza
- Sequestro di persona
- Stiamo parlando di miliardi
- Come fece Alice
- La revisione
- Una brava fìmmina di casa
- “Salvo amato…” “Livia mia…”
- La traduzione manzoniana
- Una mosca acchiappata al volo
- Gli arancini di Montalbano
GLI ARANCINI DI MONTALBANO. Breve riassunto e commento personale
Proprio come gli arancini del titolo, i racconti di Montalbano si gustano velocemente e uno tira l’altro. Tante le situazioni presentate, in cui l’umanità del commissario ha talvolta la meglio sulla semplice applicazione della legge. Ma le “trasgressioni” del Commissario non sono mai per interesse personale: quando chiude un occhio, è sempre in nome della Giustizia!
Mancano efferati fatti di sangue ma troviamo diverse suggestioni letterarie, da Pessoa a Manzoni a Pirandello e al teatro in genere.
Come sempre, Camilleri è bravissimo a trasmettere il calore, i colori, i profumi e i sapori della sua Sicilia.
Il buon Salvo deve vedersela con casi di omonimia, onore, vendetta, soldi, gelosia, funeree rappresentazioni teatrali, perversi sequestratori, strani collezionisti, referendum popolari, insospettabili trafficanti di droga, tardivi sensi di colpa, indagini epistolari, condannati moschicidi e cenoni di San Silvestro con loschi individui.
Addirittura, in “Montalbano si rifiuta”, davanti ad un delitto particolarmente macabro, il Commissario telefona niente meno che a Camilleri, rifiutandosi di portare avanti l’assurda indagine e costringerà l’autore a interrompere bruscamente la storia.
Commoventi “Salvo amato…” “Livia mia…” e “La traduzione manzoniana”, che raccontano storie particolarmente toccanti.
Naturalmente il mio preferito è Gli arancini di Montalbano , in cui Camilleri ci regala tutto il processo di preparazione della rinomata specialità siciliana:
«Adelina ci metteva due jornate sane sane a pripararli. Ne sapeva, a memoria, la ricetta. I
l giorno avanti si fa un aggrassato [sugo] di vitellone e di maiale in parti uguali che deve còciri a foco lentissimo per ore e ore con cipolla, pummadoro, sedano, prezzemolo e basilico.
Il giorno appresso si pripara un risotto, quello che chiamano alla milanìsa, (senza zaffirano, pi carità!), lo si versa sopra a una tavola, ci si impastano le ova e lo si fa rifriddàre.
Intanto si còcino i pisellini, si fa una besciamella, si riducono a pezzettini ‘na poco di fette di salame e si fa tutta una composta con la carne aggrassata, triturata a mano con la mezzaluna (nenti frullatore, pi carità di Dio!).
Il suco della carne s’ammisca col risotto. A questo punto si piglia canticchia [un po’] di risotto, s’assistema nel palmo d’una mano fatta a conca, ci si mette dentro quanto un cucchiaio di composta e si copre con dell’altro riso a formare una bella palla. Ogni palla la si fa rotolare nella farina, poi si passa nel bianco d’ovo e nel pane grattato.
Doppo, tutti gli arancini s’infilano in una padeddra d’oglio bollente e si fanno friggere fino a quando pigliano un colore d’oro vecchio. Si lasciano scolare sulla carta. E alla fine, ringraziannu u Signiruzzu, si mangiano!».
Insomma, nonostante i venti anni dalla pubblicazione, i racconti riescono ad essere estremamente attuali!
VOTO : 10 /10
Per la ricetta degli arancini (o arancine), cliccate QUI