SAN GIUSEPPE IL PAPA’ DI TUTTI

SAN GIUSEPPE IL PAPA’ DI TUTTI

Spesso trascurato, San Giuseppe viene festeggiato il 19 marzo dalla Chiesa cattolica. Ricordiamo insieme quello che è il papà per antonomasia, silenziosa e costante presenza come spesso avviene con i papà.

SAN GIUSEPPE IL PAPA’ DI TUTTI. LE ORIGINI DEL CULTO

Protettore di carpentieri, economi, falegnami, lavoratori, moribondi, padri, procuratori legali

Figura secondaria nella vita adulta di Gesù, San Giuseppe compare per l’ultima volta nel Nuovo Testamento durante la festa di Pasqua nel tempio, quando Gesù ha 12 anni. 

Nei Paesi cattolici. però, viene celebrato il 19 marzo, giorno forse più noto come la Festa del Papà.

San Giuseppe rappresenta la paternità, il lavoro, la durezza della vita per portare avanti i figli,il sacrificio quotidiano

Il padre putativo di Gesù è diventato il simbolo della paternità e viene celebrato come tale.

I primi a celebrare la festa furono i monaci benedettini nel 1030, seguiti dai Servi di Maria nel 1324 e dai Francescani nel 1399. In particolare, San Bernardo di Chiaravalle, definì San Giuseppe

Servo fedele e saggio, scelto dal Signore per confortare la Madre sua e provvedere al sostentamento di suo figlio, il solo coadiutore fedelissimo, sulla terra, del grande disegno di Dio

Venne infine promossa dagli interventi dei papi Sisto IV e Pio V e resa obbligatoria nel 1621 da Gregorio VI. I papi Pio IX e Pio XI inoltre consacrarono il mese di Marzo a san Giuseppe.

I Papi dell’ ultimo secoli, da Pio IX a papa Francesco ne hanno consolidato il culto, esaltandone la figura nei loro scritti ed ancora il messaggio, l’opera, la custodia e la cura per la famiglia di Nazareth, proponendolo come modello ed esempio. Giovanni Paolo II lo definì “Custode del Redentore”.

CURIOSITÀ :

IL primo maggio si celebra SAN GIUSEPPE ARTIGIANO, istituita solo nel 1955, in risposta alla festa dei lavoratori che aveva origini sindacali e socialiste.

SAN GIUSEPPE IL PAPA’ DI TUTTI. Le tradizioni

Diverse le tradizioni con cui San Giuseppe è celebrato in Italia. Tali tradizioni uniscono la figura sacra del padre di Cristo con alcune usanze pagane.

Per esempio, in Sicilia e in Salento è consuetudine preparare le tavole di San Giuseppe. La sera del 18 marzo si usa preparare una tavola con pasta, verdure, pesce fresco, uova, pasticcini, frutta e vino e si invitano in casa a mangiare i bisognosi. I mendicanti sono accolti alla tavola, e 3 bambini poveri sono lì per rappresentare la Sacra Famiglia.

San Giuseppe, oltre ad essere il patrono dei falegnami e degli artigiani, è anche il protettore dei poveri. Proprio per questa ragione alla festa di san Giuseppe è legato anche il pane, spesso deposto sugli altari.

QUI trovate i piatti di una delle tavolate pugliesi

SAN GIUSEPPE IL PAPA’ DI TUTTI. Le origini pagane

La festa di San Giuseppe che si celebra il 19 Marzo unisce la tradizione pagana e quella cristiana.

Infatti il 19 Marzo è la vigilia dell’equinozio di primavera, periodo in cui nell’antichità si svolgevano i baccanali, i riti dionisiaci per la fertilità.

Nel mese di Marzo si eseguivano anche i riti di purificazione dei campi. Si bruciavano i residui del raccolto sui campi e si accendevano enormi cataste di legna.

Ancora oggi, in molti paesi si accendono dei falò nelle piazze principali e, quando il fuoco sta per spegnersi, alcuni lo scavalcano con grandi salti, e i più anziani intonano inni per San Giuseppe.

Secondo alcuni i falò ricordano il freddo che patì la Sacra Famiglia nella grotta di Betlemme e che avrebbe spinto San Giuseppe ad andare di di casa in casa a chiedere un po’ di brace per riscaldare il Bambinello.

L’accensioni di fuochi nei giorni che precedono la primavera lega la tradizione anche ad a una delle feste più importanti dell’antica Roma, la festa della vittoria della luce e della primavera sul buio inverno. Inoltre, l’accensione di falò in passato era giustificata anche dalla necessità di smaltire i residui della potatura di alberi e raccolti.

Il legame “pagano” della festa di San Giuseppe si ritrova anche nei cibi della tradizione. Infatti al Santo sono legati piatti a base di legumi, ritenuto propiziatori di un buon raccolto e correlati con il culto di Demetra, la dea delle messi.

Anche l’uso di allestire degli “altari” per San Giuseppe, tipico di molte località siciliane, si ricollega all’antico mito di Persefone, la dea figlia di Demetra rapita da Ade.

Gli altari, allestiti per chiedere la protezione del focolare domestico e della famiglia, sono ricchi dei tipici pani multiformi di San Giuseppe, detti affettuosamente “panuzzi”, che, una volta benedetti, vengono distribuiti ai fedeli.

Il pane di San Giuseppe assume precise forme simboliche, come la chiave o la forbice, e si ricollegano agli oggetti dati ai propri cari per facilitare la fuga dagli inferi.

Altre forme comprendono invece la forma a croce, la colomba simbolica della pace, il pavone che indica l’immortalità, la palma la redenzione, il pesce simbolo del Cristo, l’agnello che ricorda il sacrificio divino e gli angeli l’annunciazione.

Sugli altari compaiono spesso anche i caratteristici piatti con i germogli di frumento, elemento anch’esso di forte simbolicità.

SAN GIUSEPPE IL PAPA’ DI TUTTI. LE RICETTE

Numerosi i piatti legati a questa ricorrenza. Si tratta per lo più di piatti semplici, realizzati con ingredienti poveri, che rispecchiano  la figura di S. Giuseppe e si ricollegano ai riti per la fertilità pagani.

Molti di questi piatti venivano addirittura preparati dalle famiglie più benestanti per essere offerti alle famiglie più povere.

Oltre al MACCO DI FAVE, in Sicilia si prepara anche il minestrone di San Giuseppe, una minestra di pasta, legumi e verdure che, secondo la tradizione, veniva preparata in grossi pentoloni e poi distribuita su grandi tavolate. Nel resto del Centro- Sud Italia si prepara soprattutto pasta e ceci (che in Calabria diventa lagane e ceci) e in Liguria viene servito il MARO‘.

Immancabile pure il baccalà fritto (vedi QUI) e i carciofi ripieni. Cotti in tegame, vengono chiamati anche “con il tappo”.

In provincia di Palermo si prepara il pane di S. Giuseppe, una pagnotta tonda, incisa in superficie, con dentro semi di finocchio, che ancora oggi viene benedetto in chiesa

Tutt’altro che poveri e semplici i dolci di questa festa, come la Sfincia di S. Giuseppe, una frittella piuttosto gonfia, ricoperta di crema di ricotta con scaglie di cioccolato e frutta candita.

In Emilia Romagna si preparano le RAVIOLE DI SAN GIUSEPPE, dei fagottini di pasta frolla a forma di mezzaluna, ripieni di marmellata (di solito di mele cotogne o di prugne).

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Pubblicato da lacuocaignorante

Lacuocaignorante è una grande curiosona ed ama cucinare, leggere, viaggiare. In una vita precedente (ovvero prima del matrimonio) ero un ingegnere meccanico. Oggi mi occupo del mio Maritozzo e dei nostri tre gatti, insegno materie scientifiche, realizzo siti internet e continuo ad istruirmi!