PETTOLE DOLCI O SALATE

PETTOLE DOLCI O SALATE

Sono delle soffici palline fritte di pasta lievitata, che in Puglia si preparano per le Feste, da San Martino fino alla Candelora! Ne abbiamo infatti parlato a proposito dei piatti tipici per San Nicola (vedi QUI)

Suggestiva la “leggenda” delle loro origini: sembra che le preparassero le massaie pugliesi per ringraziare i pastori d’Abruzzo che le allietavano con il suono delle loro zampogne!

Facilissime da preparare, sono perfette sia come dolce, cosparse con zucchero semolato, che come antipasto salato, magari farcite con acciughe e cime di rapa!

A voi decidere come mangiarle!

Ne esiste anche una versione che prevede l’aggiunta di 250 g di patate in mezzo kg di farina! Io però preferisco questa, più semplice e più versatile!

  • Preparazione: 20 – 25 minuti + la lievitazione Minuti
  • Cottura: 20 Minuti
  • Difficoltà: Molto facile
  • Porzioni: 6- 8 Persone
  • Costo: Molto economico

Ingredienti

  • 500 g Farina (oppure metà farina e metà semola)
  • 8 g Lievito di birra fresco
  • 1 cucchiaino Zucchero
  • 1 cucchiaino Sale
  • 400 ml Acqua (tiepida)
  • q.b. olio per friggere

Preparazione

  1. Sciogliete il lievito di birra in 100 ml di acqua tiepida. Aggiungete lo zucchero e un cucchiaio di farina preso dal totale.

    Coprite con un piattino e aspettate che comincino a formarsi le bollicine della lievitazione. Occorrono circa 20 minuti

  2. Mettete la farina in una ciotola e mescolatela con il sale. Formate un foro centrale e versatevi il lievitino. Unite quindi anche l’altra acqua e lavorate l’impasto fino ad ottenere un composto liscio (senza grumi), elastico e appiccicoso.

    Mettete la ciotola coperta in un luogo tiepido, oppure nel forno spento, e lasciate lievitare fino a che il composto non avrà quasi triplicato il suo volume.

  3. Una volta lievitato, riscaldate in una padella abbondante olio per friggere e, servendovi di un cucchiaio, prendete l’impasto un po’ alla volta e friggetelo nell’olio.

     

  4. Fate cuocere, finché non assumono un colore dorato, dopodiché scolatele e fatele asciugare.

  5. Servitele calde.

Note

PETTOLE DOLCI O SALATE. Le origini

Come vi raccontavo sopra, la storia di questo piatto è affascinante e si ricollega anche all’Abruzzo e ai suoi pastori! A me hanno sempre fatto pensare ai loukoumades greci e in effetti si ritiene che la loro provenienza sia turca. Furono infatti introdotti durante il periodo della dominazione Ottomana.

Secondo la tradizione, le pettole compaiono nei menù tarantini il 22 novembre, in occasione dei festeggiamenti in onore di Santa Cecilia, protettrice dei “musici”, data che a Taranto segna anche l’inizio dell’Avvento e i preparativi del Natale.

Altrove si è soliti prepararle anche l’11 novembre, per la festa di San Martino, e per l’Immacolata dell’8 dicembre tanto che, in Salento, un antico proverbio recita: «Ti la Mmaculata la prima ffrizzulata, ti la Cannilora l’ultima frizzola», ovvero «Nel giorno dell’Immacolata, la prima preparazione di pettole, nel giorno della Candelora, l’ultima».

Più in generale è possibile gustare le pettole durante tutto il periodo natalizio, allorquando familiari ed amici si riuniscono intorno alla tavola imbandita per i festeggiamenti.

Vanno servite rigorosamente calde, dolci o salate, semplici o ripiene, a forma di bocconcino o di ciambella e rappresentano un sostituto del pane o un antipasto abbinate a salumi e formaggi, magari accompagnate da un buon bicchiere di vino.

PETTOLE DOLCI O SALATE. Le leggende

Diverese le leggende sulle origini di queste soffici palline, nate da un errore!

La prima fa risalire le origini ad un errore legato ai nostri pastori: una donna tarantina, il giorno di Santa Cecilia, dopo aver preparato l’impasto per il pane, lo lasciò lievitare troppo a lungo perché distratta dalla musica dei pastori transumanti abruzzesi.

La massaia si era allontanata da casa per seguire i musicanti per le vie di Taranto e, al ritorno, si rese conto che l’impasto oramai era rovinato. Non volendolo sprecare, lo ridusse in palline che, una volta tuffate nell’olio bollente, si gonfiarono e dorarono.

Quando le diede ai suoi figli, spiegò loro che erano «I cuscini di Gesù Bambino» e poi le offrì anche agli zampognari che avevano reso possibile l’invenzione di questa gustosa ricetta.

Una seconda versione della stessa leggenda, narra che fu San Francesco d’Assisi a distrarre volontariamente dalla finestra la donna mentre passava nei pressi della sua casa.

Secondo me la versione più giusta è l’ultima, secondo cui la donna fu distratta dalle chiacchiere con una sua vicina e non si accorse, se non in ritardo, che l’impasto aveva lievitato troppo.

Pubblicato da lacuocaignorante

Lacuocaignorante è una grande curiosona ed ama cucinare, leggere, viaggiare. In una vita precedente (ovvero prima del matrimonio) ero un ingegnere meccanico. Oggi mi occupo del mio Maritozzo e dei nostri tre gatti, insegno materie scientifiche, realizzo siti internet e continuo ad istruirmi!

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