MILANO A TAVOLA NON SOLO CASSOEULA

MILANO A TAVOLA NON SOLO CASSOEULA !

La preparazione dell’albero, quella del presepe, il giretto con la famiglia alla Fiera degli Oh bej! Oh bej! e la capatina in Piazza Duomo per ammirarne l’albero di Natale. Il 7 dicembre Milano si tinge delle tradizioni legate alla festività di Sant’Ambrogio. E così questa giornata diventa il momento ideale per riscoprire i grandi piatti della tradizione meneghina.

Come si festeggia a tavola Sant’Ambrogio? Scopriamolo insieme!

MILANO A TAVOLA NON SOLO CASSOEULA E OSSIBUCHI. Il panettone

Per il nostro menu di Sant’Ambrogio partiamo dalla fine! Infatti, per tradizione, in questo giorno si consuma la prima fetta  di “El panetun”.

Simbolo stesso di Milano, il panettone è un classico intramontabile! Secondo la leggenda, il dolce fu creato da Toni, uno sguattero al servizio di Ludovico il Moro. Infatti il nome deriverebbe da “pane di Toni”, che poi divenne il “panettone”.

RISOTTI E FORMAGGI

Ma che altro si mangia per tradizione a Sant’Ambrogio? Non esiste un piatto tipico ed ogni famiglia ha le proprie tradizioni. Ma tutti portano a tavola le ricette regionali, alcune molto famose, come il risotto alla milanese (vedi QUI) oppure quello con la zucca (che non vi ho mai postato! Provvederò presto!).

E si prosegue con frittata di rane, busecca, cassouela, bolliti misti e costoletta alla milanese.

Il “pranzo delle feste”, comincia naturalmente con un antipasto. Oltre ai numerosi insaccati della tradizione lombarda, si può trovare in tavola anche il più tipico degli antipasti milanesi: l’insalata di nervetti. I gnervitt sono i tendini del ginocchio o dello stinco del vitello. Lessati a lungo, vengono poi conditi con cipolla e sottaceti.

Come antipasto potreste anche trovare i mondeghili, polpettine  preparate con gli avanzi dell’arrosto o del bollito, tritati e impastati con salsiccia, mortadella, formaggio grana e pane raffermo ammollato nel latte. Naturalmente, prima di essere serviti, devono essere fritti nel burro!

Come dicevamo, il primo piatto più tradizionale di Milano è il risotto allo zafferano.

La leggenda racconta che a metà del 1500 alla Fabbrica del Duomo lavorasse una comunità belga, guidata da un certo Valerio di Fiandra, il cui compito era quello di realizzare vetrate colorate con episodi di vita di Sant’Elena.

Tra i suoi aiutanti, c’era un giovane molto abile, che riusciva a dare speciali tonalità ai colori aggiungendo zafferano. Il giorno del matrimonio della figlia del mastro vetraio, il discepolo convinse i cuochi a mescolare un po’ di zafferano al riso. Dopo lo stupore iniziale, i commensali decretarono il pieno successo dell’operazione: da allora il risotto giallo con lo zafferano è entrato nella tradizione della cucina milanese.

Ricordiamo che il RISO è il primo piatto per eccellenza della Lombardia, molto più diffuso della pasta!

E i secondi? Oltre che con la famosissima cotoletta alla milanese, potreste proseguire il pranzo con l’ossobuco (spesso servito come piatto unico insieme al risotto giallo), oppure con la Cassoeula. Nella preparazione di questo piatto si utilizzano gli scarti della lavorazione del maiale: costine, cotenne, piedino, orecchie e codino. Il tutto viene cotto con le verze e i salamini dolci, chiamati verzini.

Ogni pasto che si rispetti, a Milano, si conclude con uno dei tanti formaggi della Lombardia (grana padano, gorgonzola, crescenza, ecc…). Del resto uno dei proverbi più noti recita, in italiano: “la bocca non è stanca se non sa di vacca”!

MILANO A TAVOLA NON SOLO CASSOEULA. La Barbajada

Che c’è di meglio che accompagnare i dolci con questa bevanda “dimenticata”?

Molto diffusa a Milano fino agli anni Trenta, oltre a sposarsi con panettone e dolci vari, questa bevanda veniva anche consumata da sola, sia calda che fredda.

Si tratta di una bevanda a base di cioccolata, latte e caffè in eguali dosi, zucchero e lavorata con la frusta fino a schiumare. Si prepara mettendo nella cioccolatiera un terzo di cioccolata liquida, un terzo di caffè e un terzo di latte o panna e frullando il tutto sul fuoco in modo che faccia la schiuma. La cioccolata deve essere sciolta in acqua e non latte. Servita fresca in bicchiere d’estate, o calda con panna in tazza d’inverno.

La Barbajada, che ha ricevuto la De.Co. nel 2008deve il nome al suo inventore, Domenico Barbaja, cameriere di un caffè, che seppe diventare uno degli uomini più potenti dell’Europa ottocentesca, grazie a un eccezionale fiuto per il talento musicale e alle sue capacità imprenditoriali. Fu infatti direttore non solo della Scala, ma anche del San Carlo. Fondò il Caffè dei Virtuosi, proprio di fianco Alla Scala e qui creò la Barbajada che si diffuse nella prima metà dell’Ottocento. 

La ricetta potete trovarla QUI

MILANO A TAVOLA NON SOLO CASSOEULA. IL MIELE E SANT’AMBROGIO

Il nostro Sant’Ambrogio è considerato il protettore delle api e degli apicoltori. Secondo la leggenda, infatti, da neonato, mentre dormiva nella culla, uno sciame di api si posò sul suo viso, entrando e uscendo dalla sua bocca, senza fargli alcun male.

Il fatto aveva del miracoloso e venne interpretato come presagio di un grande futuro. Così, dal 2009, il 7 dicembre è diventata la Giornata Nazionale del Miele. Provate quindi a preparare qualche piatto in cui si utilizzi questo prodotto! 

Per saperne  di più, cliccate QUI

Ed ora in cucina!

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Pubblicato da lacuocaignorante

Lacuocaignorante è una grande curiosona ed ama cucinare, leggere, viaggiare. In una vita precedente (ovvero prima del matrimonio) ero un ingegnere meccanico. Oggi mi occupo del mio Maritozzo e dei nostri tre gatti, insegno materie scientifiche, realizzo siti internet e continuo ad istruirmi!