L’UOMO DEL PORTO (#4 Guarrasi)

L’UOMO DEL PORTO è il quarto romanzo che Cristina Cassar Scalia dedica alle inchiesta di Vanina Guarrasi e della sua squadra!

L’UOMO DEL PORTO

Cristina Cassar Scalia

Editore: Einaudi

Prima pubblicazione : 2021

Pagine: 312 p

Genere : gialli

Preceduto da : La Salita dei Saponari

Seguito da : IL TALENTO DEL CAPPELLANO

L’UOMO DEL PORTO : Il libro (dal sito dell’editore)

Nella grotta di un fiume sotterraneo usata come saletta da un locale molto noto viene ritrovato il cadavere di un uomo: lo hanno accoltellato. Una brutta faccenda su cui dovrà fare luce il vicequestore Vanina Guarrasi che, come se non bastasse, da qualche settimana è pure sotto scorta.

Vincenzo La Barbera, professore di filosofia presso il liceo classico, era un tipo solitario, che usava come casa una vecchia barca a vela ormeggiata nel porto ed era amatissimo dagli studenti. Niente debiti, né legami con la malavita.

Eppure qualcuno lo ha ucciso, lasciando il suo corpo nel letto dell’Amenano, un corso d’acqua che secoli fa un’eruzione dell’Etna ha ricoperto di lava e che ora scorre sotto il centro storico della città. Vanina Guarrasi – la cui esistenza si è complicata, casomai ce ne fosse bisogno, per via di una minaccia di morte giunta dalla mafia palermitana – prende in mano l’indagine.

Di indizi, nemmeno l’ombra. Il mistero è assai complesso, e forse ha le sue radici nel passato ribelle della vittima. Per risolverlo, però, Vanina potrà contare ancora una volta sull’aiuto dell’impareggiabile commissario in pensione Biagio Patanè.

Ma ’sto fiume da dove salta fuori? – chiese Vanina. – L’Amenano è. Sa, il fiume sotterraneo che scorre sotto la città –. Spanò indicò il soffitto. – La vede la lava che lo seppellì? Vanina alzò gli occhi. Se la sentì quasi addosso, l’eruzione del 1669. – Perciò una colata lavica in teoria può arrivare fino a qua. – In teoria sì, se si riapre qualche cratere più basso, – confermò l’ispettore, placido.

Tipico del catanese purosangue, considerare l’Etna non come un vulcano capace di distruggerti casa, ma come una gigantessa iraconda con cui convivere e dalla quale lasciarsi ammaliare e dominare. Fatalisticamente. Vanina, che catanese non era, ma che anzi proveniva dalla città rivale, all’idea di vivere alle pendici della muntagna ancora non ci aveva fatto del tutto l’abitudine.

Distolse gli occhi dalla lava e tornò a occuparsi del suo nuovo morto ammazzato che, così a sensazione, non pareva dei più ordinari.

L’UOMO DEL PORTO : l’autrice

Cristina Cassar Scalia è nata a Noto nel 1977. Vive ad Aci Castello dove esercita la professione di medico oftalmologo. Ha esordito nel 2014 con il romanzo La seconda estate (tradotto in Francia e insignito del Premio Capalbio Opera prima) al quale ha fatto seguito l’anno successivo Le stanze dello scirocco, ambientato in Sicilia.

Nel 2018 con Sabbia nera è passata al giallo, introducendo il personaggio del vicequestore Vanina Guarrasi della squadra mobile di Catania.

L’UOMO DEL PORTO : Serie della vicequestora Guarrasi

  • Sabbia nera, Torino, Einaudi, 2018.
  • La logica della lampara, Torino, Einaudi, 2019.
  • La Salita dei Saponari, Collana Stile Libero Big, Torino, Einaudi, 2020.
  • L’uomo del Porto, Einaudi, 2021

L’UOMO DEL PORTO : breve riassunto e commento personale

Un altro bel romanzo di Cristina Cassar Scalia ci fa amare ancora di più i personaggi nati dalla sua fantasia. Perché ad ogni indagine ci ritroviamo a conoscerli meglio e ad apprezzare la loro umanità… L’ho divorato in pochissimo tempo, questo romanzo, che pure all’inizio non mi sembrava decollasse.

Invece ero io che mi lasciavo distrarre dalla geografia del luogo! Una volta messe da parte i miei personali approfondimenti, ho divorato le pagine una dopo l’altra, da brava lettrice compulsiva quale sono!

Ma procediamo con ordine.

Il giovane Mattia Santonocito se ne va tranquillo al lavoro nel pub in cui lavora alla Pescheria, lo storico mercato del pesce di Catania.

Deve finire il lavoro di pulizie nella grotta che la sera prima non ha portato a termine. Con lui è pure Elettra, la proprietaria del locale insieme a Sergio. Che nota subito che la porta del locale è aperta. Entrando nel locale, sentono uno strano odore:

“quello era un tanfo strano. Dolciastro. Mattia accese le luci. L’immagine che gli comparve davanti, illuminata dai faretti disseminati nel letto del fiume, non l’avrebbe dimenticata mai più”

Intanto Vanina è sempre più insofferente. Da qualche settimana la sua vita è diventata “blindata” e non può fare nemmeno un passo senza che qualcuno vegli su di lei. Infatti è sotto scorta, anche se lei non è affatto d’accordo sulla misura voluta da Tito Macchia, il suo superiore:

Ma una minaccia di morte è una minaccia di morte, e quando capita certi meccanismi si mettono in moto da soli.

Ed ora capisce anche meglio il pensiero di Paolo Malfitano:

Se ti vogliono ammazzare, t’ammazzano con tutta la scorta, diceva Paolo. Difficile dargli torto, soprattutto se si contavano tutti gli uomini e le donne delle forze dell’ordine che avevano perso la vita in servizio insieme alle persone che stavano proteggendo.

Brutto a dirsi, ma una telefonata di Spanò le restituisce la voglia di agire. Infatti una telefonata del suo ispettore capo può voler dire solo una cosa: c’è stato un omicidio. Il morto ritrovato nel pub I Sotterranei è un certo “La Barbera Vincenzo Maria. Nato a Catania il 4 febbraio 1960. Celibe”.

Ucciso probabilmente con un coltello. Per Vanina è una liberazione dalla sua ansia:

quel morto ammazzato arrivava come un’ancora di salvezza per impegnare la testa ed evitare di perdersi in altri pensieri.

Con stupore Vanina guarda il locale

Quella che all’apparenza sembrava una grotta in realtà era il letto di un fiume che affiorava poco prima, scorreva per qualche metro illuminato da spot piazzati ad arte e scompariva di nuovo. Il soffitto era basso, di roccia lavica frastagliata e piena di spuntoni simili a stalattiti. L’aria rarefatta e umida, al limite del claustrofobico.

Spanò le spiega che si tratta del fiume Amenano,il fiume sotterraneo che scorre sotto la città. Infatti fu coperto da una colata lavica nel 1669.

A quanto pare, tutti conoscevano il professore, “fissato con le questioni sociali”. Addirittura aveva insegnato filosofia ad Adriano Calì, il capace medico legale amico della Guarrasi:

Chi può averlo ammazzato, uno come lui?… una persona troppo perbene.

Vanina si ritrova per le mani una brutta faccenda. Infatti

è molto più facile indagare sull’omicidio di un delinquente, o di un uomo inviso e pieno di nemici, che su quello di una persona onesta.

Nelle minacce a Vanina c’è una nota stonata, che non è convinta che la minaccia venga dalla Mafia. E lo crede pure il PM Paolo Malfitano. Perché uno come Salvatore Fratta, latitante da anni e nel mirino delle forze dell’ordine, avrebbe deciso di attirare l’attenzione su di sé minacciando un vicequestore della polizia di Stato?

Intanto si scopre che il professor La Barbera viveva su una barca ed aveva una compagna, Fisichella Maria Venera, detta Vera, che non riesce a capacitarsi dell’omicidio di Enzo:

“nessuno voleva male al suo Enzo”

Poco alla volta, emergerà la figura di una brava persona, senza scheletri nell’armadio, un utopista, convinto di poter cambiare il mondo e che, per tenere fede ai suoi ideali, non aveva esitato a tagliare i ponti con la sua ricchissima famiglia a soli diciotto anni!

Infatti la famiglia di La Barbera era l’esatto opposto del figlio:

Conservatrice, patriarcale, cattolicissima e ammanicata con la Chiesa che contava. ’Stu figghio lo punivano, lo rinchiudevano, ma iddu scappava sempre. Il padre non lo sopportava, la madre s’affruntava macari a farsi vedere con lui.

La compagna di Enzo racconta del grande impegno che metteva l’uomo nell’aiutare i giovani tossicodipendenti:

Mi prometta una cosa, che quando troverà l’assassino di Enzo farà in modo che paghi due volte: perché ha ammazzato un uomo, e perché insieme a quell’uomo ha ucciso tutti quelli che da lui avrebbero ricevuto solo del bene.

Che sia stato qualcuno legato al giro dello spaccio, a cui Enzo aveva pestato i piedi, a toglierlo di torno??? Intanto il commissario in pensione Biagio Patanè dimostra di essere ancora in gamba e si esercita al poligono di tiro. E’ preoccupato per le minacce a Vanina e vuole essere in grado di difenderla: 

Poteva mai rassegnarsi all’idea di non essere capace di proteggerla? Di non riuscire a fare fuori un bastardo che sta per attentare alla vita di qualcuno? 

Naturalmente Patanè non resiste e si fa coinvolgere dalle indagini. Con il suo cervello fine e la sua prodigiosa memoria aiuterà il vice – questore Guarrasi a trovare infine la pista giusta.

Perché prima di morire al tavolo del professore si erano sedute due persone. Chi saranno questi misteriosi personaggi???

Tante le piste possibili, che alla fine si riducono ad una soltanto: qualcosa avvenuto molti anni prima e che tormentava la coscienza del professore…

Come avrete capito, più conoscevo il personaggio di La Barbera e più lo apprezzavo:

Vincenzo era un contestatore accanito, di chiddi che dovevano smontare tutto, e sovvertire la società.

Anche Vanina si lascia intrigare dalla storia personale di La Barbera. Che alla fine degli anni Settanta era andato a vivere in una comune…E Tito Macchia capisce subito dove andrà a parare Vanina:

– Guarra’, parla chiaro: hai intenzione di ravanare nel passato? No, dillo pure, perché tanto ormai ci sto facendo l’abitudine.

Infatti è chiaro che La Barbera da qualche tempo stava contattando persone legate al suo passato, che probabilmente non avevano molta voglia di ricordare quel periodo turbolento delle loro vite:

“La mia sensazione, però è solo una sensazione, è che La Barbera abbia smosso acque che dovevano restare calme.

E di solito le sensazioni di Vanina non sbagliano.

Grande tenerezza ci fa Angelina, la moglie di Patanè: è gelosissima di Vanina e addirittura si mette a seguire il marito per coglierlo in flagrante.

Altro personaggio che adoro è la cara Bettina, la padrona di casa di Vanina. Che sfoga il nervosismo in cucina:

Quella sera, per inaugurare la stagione invernale, Bettina aveva preparato ettolitri di brodo con dentro polpette di carne della dimensione di una biglia. E una decina di scacce ragusane, alcune con pomodoro e caciocavallo e altre con ricotta e cipolla

Insomma, un altro libro che non potete perdervi!

VOTO : 8 / 10

/ 5
Grazie per aver votato!

Pubblicato da lacuocaignorante

Lacuocaignorante è una grande curiosona ed ama cucinare, leggere, viaggiare. In una vita precedente (ovvero prima del matrimonio) ero un ingegnere meccanico. Oggi mi occupo del mio Maritozzo e dei nostri tre gatti, insegno materie scientifiche, realizzo siti internet e continuo ad istruirmi!