Rivediamo insieme la prima avventura del commissario di Vigata
La forma dell’acqua
Andrea Camilleri
Editore: Sellerio Editore Palermo
Prima pubblicazione : 1994
Pagine: 173 p.
Genere : poliziesco, giallo
Serie : Commissario Montalbano
Seguito da : Il cane di terracotta
La forma dell’acqua. Descrizione (dal sito dell’editore)
«”Che fai?” gli domandai. E lui, a sua volta, mi fece una domanda. “Qual è la forma dell’acqua?”. “Ma l’acqua non ha forma!” dissi ridendo: “Piglia la forma che le viene data”».
Il primo omicidio letterario in terra di mafia della seconda repubblica – un omicidio eccellente seguito da un altro, secondo il decorso cui hanno abituato le cronache della criminalità organizzata – ha la forma dell’acqua («”Che fai?” gli domandai. E lui, a sua volta, mi fece una domanda. “Qual è la forma dell’acqua?”. “Ma l’acqua non ha forma!” dissi ridendo: “Piglia la forma che le viene data”»).
Prende la forma del recipiente che lo contiene. E la morte dell’ingegnere Luparello si spande tra gli alambicchi ritorti e i vasi inopinatamente comunicanti del comitato affaristico politico-mafioso che domina la cittadina di Vigàta, anche dopo il crollo apparente del vecchio ceto dirigente.
Questa è la sua forma.
Ma la sua sostanza (il colpevole, il movente, le circostanze dell’assassinio) è più antica, più resistente, forse di maggior pessimismo: più appassionante per un perfetto racconto poliziesco. L’autore del quale, Andrea Camilleri, è uno scrittore e uno sceneggiatore che pratica il giallo e l’intreccio con una facilità e una felicità d’inventiva, un’ironia e un’intelligenza di scrittura che – oltre il divertimento severo del genere giallo – appartengono all’arte del raccontare.
Cioè all’ingegno paradossale di far vedere all’occhio del lettore ciò che si racconta, e di contemporaneamente stringere con la sua mente la rete delle sottili intese.
La forma dell’acqua. Breve riassunto e commento personale
Vi ho raccontato in precedenza di avere acquistato questo romanzo per errore, poco prima di un viaggio in treno… Da quel lontano 1995, ormai, sono passati veramente tanti anni (quasi nozze d’argento!) ma da allora ho scoperto non solo un grande autore, ma anche un nuovo mondo.
Infatti grazie a Montalbano ho incominciato ad appassionarmi alla cucina siciliana! La Sicilia, invece, ce l’avevo già nel cuore, dopo una gita in terza media…
Ma torniamo al libro. Come comincia un romanzo che così tanto amo?
Con due giovani geometri, Pino Catalano e Saro Montaperto, che per necessità hanno accettato di fare il lavoro di “operatori ecologici avventizi” in una zona malfamata, la mànnara, luogo di ritrovo di prostitute e giovani militari, inviati in Sicilia per il “controllo del territorio”…
I due trovano all’interno di un’auto il cadavere di un uomo con gli abiti discinti. Lo riconoscono immediatamente: è l’ingegner Luparello, noto esponente politico locale. Non solo. Saro, il cui figlioletto è gravemente malato, trova una preziosissima collana, che decide di tenere, nella speranza di rivenderla e ricavarne il denaro per curare il figlio.
Pino convince Saro a contattare l’avvocato Rizzo, amico e consigliere politico dell’ingegnere defunto e suo probabile successore alla carica di segretario politico. Ma quello li liquida velocemente:
«Prima di tutto è necessario che facciate il dovere vostro. Buongiorno»
E i due, stupefatti, decidono di andare in commissariato :
«Di andare dai carabinieri manco gli era passato per l’anticamera del cervello, li comandava un tenente milanese. Il commissario invece era di Catania, di nome faceva Salvo Montalbano, e quando voleva capire una cosa, la capiva»
Il nostro commissario viene risvegliato da un sogno particolarmente gradevole dal suo brigadiere, Fazio:
«Commissario, abbiamo un cliente»
ovvero un morto di cui occuparsi. Subito il commissario pensa ad un delitto di mafia :
«Otto mesi prima … si era’ accesa una feroce guerra tra i Cuffaro di Vigata e i Sinagra di Fela; un morto al mese, alternativamente e con bell’ordine»
Gallo, Galluzzo e Montalbano si recano sul luogo del ritrovamento, dove un eccitato capo della Scientifica, Jacomuzzi, lo avverte dell’identità del morto.
Quando il medico legale, Pasquano, gli mostra il cadavere, Montalbano pensa subito al questore, Burlando, con cui aveva parlato da poco di un libro, “Storia della morte in Occidente”. Secondo Burlando
Ogni morte, anche la più abietta, conservava sempre una sua sacralità
Ma in quella morte non c’è proprio nulla di sacro, anzi è grottesca e oscena al tempo stesso. Per Pasquano è evidente che Luparello, da tempo sofferente di cuore, è morto per cause naturali. E la sua autopsia conferma l’ipotesi iniziale.
Eppure Montalbano non si decide a chiudere il caso e chiede al giudice di concedergli altri due giorni.. Qualcosa non lo convince e pure il suo amico Gegè Gullotta, il “gestore della mannara”, concorda. Intanto scopre che qualcuno cerca disperatamente una collana di brillanti, “forse persa nella mannara nella nottata tra domenica e lunedì”….
Poco alla volta, tutti i dubbi trovano risposta e scoprirà una verità che ci lascerà davvero senza parole!
Regalandoci un Montalbano burbero ma con un grandissimo cuore!
VOTO : 10 / 10
La forma dell’acqua. Prima ricetta per Montalbano
In attesa che Pasquano gli riveli i risultati dell’autopsia, Montalbano prepara Spaghetti con la polpa di ricci di mare mentre anche Adelina fa la sua comparsa, con un piatto di gamberetti bolliti e conditi con olio e limone. Cuoca impareggiabile,
Adelina era la madre di due pregiudicati, il minore dei due l’aveva arrestato lo stesso Montalbano tre anni avanti, e ancora se ne stava in carcere
Ma la donna non ce l’ha con il commissario, come spiega l’uomo ad una preoccupatissima Livia:
Adelina lo sa benissimo che non è colpa mia ma di suo figlio che è stato così fesso da farsi pigliare
A casa del questore Burlando, invece, Montalbano gusta una nuova ricetta della moglie del questore per i polipetti, “una vera ispirazione divina”! Chissà come li aveva preparati!!!