I SIGNORI DEL CIBO. Parte Terza : I MARTIRI DELL’AMAZZONIA

Prosegue il viaggio nel mondo della soia. Dal Mato Grosso, ci spostiamo. L’avanzata dei Signori del cibo è inarrestabile. Nuovo obiettivo, dopo la distruzione del CERRADO, la foresta amazzonica. Ma i suoi abitanti non hanno alcuna intenzione di arrendersi. A ben pensarci I Martiri dell’Amazzonia combattono anche per noi…

I SIGNORI DEL CIBO. Parte terza. ALCUNI ARTICOLI DI RIFERIMENTO

VI consiglio un bellissimo articolo, senza dubbio di parte, dedicato alla figura di Chico Mendez (vedi QUI). Se non sapeste chi sia, vi ricordo solo alcune notizie:

Raccoglitore di caucciù (seringueiro), lega il proprio nome alla lotta contro il disboscamento della foresta amazzonica, condotta dai contadini con metodi assembleari e utilizzando con successo la pratica dell’empate (“impedimento, stallo”). Fu ucciso nel 1988.

Anche questo è un articolo che vi consiglio se vi state appassionando all’argomento (vedi QUI)

Battersi per salvaguardare l’integrità degli ecosistemi può essere pericoloso persino in Italia…pensate agli attivisti che hanno portato alla luce lo scandalo della Terra dei Fuochi (vedi QUI)Persino Papa Francesco ha dedicato un’enciclica alla “cura della casa comune”, Laudato sì

I SIGNORI DEL CIBO. Parte terza : I MARTIRI DELL’AMAZZONIA

Torniamo al nostro libro, anche se ormai sto andando parecchio fuori tema e mi sto occupando di tutt’altro che della recensione del saggio di Liberti… Del resto penso che si sia capito che ve lo consiglio e che il voto è 10/10.  Si può non essere d’accordo con quanto dice il giornalista italiano, ma il libro è ben scritto e si sforza sempre di presentare il punto di vista di tutte le parti coinvolte.

Il viaggio nelle zone della frontiera agricola che avanza in Brasile ben oltre il Mato Grosso comincia da Santarem, una cittadina “destinata a diventare uno dei principali hub mondiali del commercio della soia”.

Sorge in piena Amazzonia, alla confluenza tra il Rio delle Amazzoni e il fiume Tapajòs. E, in spregio a qualsiasi legge, la Cargill ha costruito in questo luogo paradisiaco un imponente porto commerciale, in cui arriva la soia di tutto il Brasile. Non solo. Ha favorito l’espansione della coltivazione del “legume bianco” anche nel polmone verde del pianeta.

MISURE DI CONTENIMENTO ???

Per fortuna, Greenpeace è riuscita ad imporre alle grandi ditte che commerciano soia una moratoria “che impone di non acquistare il prodotti di terre disboscate ad hoc”. Cioè, ditte tipo McDonald’s non comprano soia che sia stata prodotta su  porzioni di foresta disboscate apposta per coltivare questo legume. Ma…fatta la legge…scoperto l’inganno, direbbe mia nonna.

Quindi vengono convertiti alla coltura della soia terreni in precedenza usati per altri scopi e quindi già disboscati.

Ci ricorda Liberti che, negli ultimi quarant’anni:

«circa il 20% della foresta amazzonica brasiliana è andata distrutta…una superficie pari a quelle di Italia e Spagna messe insieme. Questa distruzione..ha un impatto..sul mondo intero. Perché la deforestazione dell’Amazzonia riduce la biodiversità e ha un doppio effetto sul riscaldamento globale: non solo gli incendi degli alberi sono un gigantesco fattore di emissione di gas serra, ma la loro massiccia scomparsa limita anche la capacità complessiva del pianeta di assorbimento naturale di anidride carbonica»

Che c’entra la soia? SOLDI FACILI!

Coltivare la soia al posto di un altro prodotto porta denaro ai coltivatori. E quindi molti occupano abusivamente parti sempre più grandi di foresta e procedono con il disboscamento, in barba a qualsiasi moratoria.

Giudici coraggiosi cercano di opporsi alle “occupazioni illegali, al disboscamento, ai crimini ambientali”. Secondo costoro,

“l’estensione delle superfici a soia estromette i piccoli produttori, che emigrano verso le periferie della città, consuma le risorse del territorio, la terra ma soprattutto l’acqua e devasta le colture tradizionali…E’ un attentato non solo alla biodiversità, anche alla diversità culturale”.

Gli espropri forzati sono ormai la norma, spesso sotto minaccia o addirittura con atti falsificati… un sistema di corruzione messo in piedi dai soliti noti…Che cosa può fare un piccolo contadino indio contro una multinazionale? Molti che hanno provato ad opporsi vivono sotto scorta, giudici inclusi. Addirittura il furto di terra è talmente diffuso da avere un suo nome : grilagem.

E i ladri di terra si chiamano grileiros

“I grileiros occupano le terre illegalmente per estrarre legna. Poi vendono agli allevatori, che usano le aree disboscate per far pascolare gli animali. Infine le terre vengono data ai produttori di soia”

Dal 2002 al 2013 in Brasile sono stati assassinati 425 ambientalisti. Negli ultimi 25 anni sono stati 1500 le vittime della guerra perpetua che si combatte per il dominio di questa terra. In questa guerra i signori della soia restano nell’ombra, “senza sporcarsi le mani”. Ma a contare i soldi insanguinati…

La lotta è impari, nani contro giganti, cavalieri solitari detestati dalla maggioranza, perché si oppongono al “progresso economico”. Perché, nel breve periodo, la soia ha portato “briciole di ricchezza”. Come dice Liberti, molto disincantato:

“una cosa sono gli attivisti, con le loro cause da difendere..; altro sono le persone ordinarie, che nei luoghi vivono giorno per giorno, combattendo per la sussistenza e per i bisogni più elementari”.

E per costoro, il modello delle aziende – locusta è molto più affascinante, almeno nell’immediato futuro.

Dall’Amazzonia alla Manciuria la situazione dei piccoli coltivatori non cambia.

Di nuovo la domanda è d’obbligo. Quale connessione esiste tra questi luoghi così lontani tra loro? Semplice.

In questa regione la soia “è stata domesticata 5000 anni fa”. Ed oggi gli agricoltori abbandonano questa coltura, a causa delle importazioni dall’estero.

“Per alimentare i suoi maiali, Pechino preferisce utilizzare legume coltivato a decine di migliaia di km piuttosto che quello che gli cresce in casa”

In pratica, da sola, la Cina acquista i due terzi di tutta la soia prodotta!  Infatti le produzioni locali sono molto più costose delle importazioni. Questo stravolgimento è

«frutto di un preciso intento politico: aprendosi al mercato mondiale e riducendo i sussidi ai produttori di soia, il governo sta incentivando il cambio di colture….La Cina non riuscirebbe mai a produrre la quantità di soia necessaria agli allevamenti intensivi».

Siccome la penuria di terre coltivabili e di acqua è un dato di fatto (la Cina ha il 20% della popolazione mondiale, ma solo il 7% di terreni coltivabili e il 6% delle risorse idriche), il governo ha deciso di privilegiare la produzione di cereali come mais, riso e grano. Ma presto la Cina acquisterà anche il mais all’estero. E quanti si sono “convertiti” al mais resteranno con un pugno di mosche…

Danni collaterali del GRANDE GIOCO del CIBO PLANETARIO

Commovente e alquanto melodrammatico l’incontro tra Liberti ed un anziano contadino dello Heilongjiang. Come gli agricoltori dell’Amazzonia (p 148)

«E’ una vittima collaterale del GRANDE GIOCO del CIBO PLANETARIO»

Qualcuno in alto ha deciso che non poteva più fare il mestiere dei suoi antenati, perché

«Per alimentare i maiali venuti dall’America, bisognava fare arrivare la soia dal Brasile e che i coltivatori dell’Heilongjiang potevano essere SACRIFICATI sull’altare del progresso»

VIAGGIO VIRTUALE A CHICAGO

Ma prima di arrivare in Cina, la soia deve fare una “fermata virtuale” sulle rive del Lago Michigan, alla sede del CHICAGO BOARD  OF TRADE. E’ qui che si stabilisce “il prezzo di vendita delle principali materie prime alimentari” (divenne famosa in Italia negli anni 80-90, quando Raul Gardini fece scuola sulla speculazione alimentare), tramite FUTURES.

Che cosa sono questi strumenti tanto bistrattati? Semplicemente dei

«contratti di vendita e acquisto procrastinati nel tempo, in cui acquirente e venditore si mettono d’accordo su un determinato prezzo di lì a qualche mese»

In pratica, acquistare futures significa impegnarsi ad acquistare, alla scadenza ed al prezzo prefissati, l’attività descritta nel contratto. Questa può essere sia un’attività reale, ad esempio una commodity (grano, oro, metalli, caffè, ecc.) sia un’attività finanziaria. In quest’ultimo caso si parla di financial futures.

In passato, per le merci scambiate al Chicago Board of Trade, esisteva un “legame diretto tra il valore del prodotto nel mercato fisico e quello in Borsa”. Ovvero: se si prevedeva che ci sarebbe stata pioggia o siccità e il raccolto sarebbe stato scarso, il prezzo saliva; se si pensava invece che la produzione sarebbe stata abbondante, si fissava il prezzo al ribasso.

Dopo il 2007, invece (p.150)

«Il valore dei prodotti alimentari di base ha cominciato a salire in modo forsennato»

Lo stesso fenomeno si è verificato nel 2010, con effetti ancora più devastanti. Infatti il risultato dell’impennata dei prezzi è stato milioni di persone PRIVE di mezzi di sostentamento. Secondo diversi analisti, addirittura, le rivoluzioni delle primavere arabe del 2011

« sono state causate in buona parte anche da quello. I primi manifestanti a TUnisi, nel gennaio 2011, sono scesi in piazza brandendo baguettes»

La colpa è stata addossata ai soliti speculatori. Come abbiamo accennato, secondo molti

«La crisi finanziaria che aveva colpito il mercato azionario classico e lo scoppio della bolla immobiliare hanno SPOSTATO VERSO IL MERCATO DELLE COMMODITIES miliardi di dollari di capitale speculativo»

Il risultato: il prezzo delle materie prime alimentari è salito “anche se la situazione sul terreno non giustifia questi aumenti”. Come scrive Liberti:

«L’economia virtuale SURCLASSA l’economia reale e finisce per PLASMARLA E INFLUENZARLA»

La Borsa è diventata “una specie di casinò, in cui il valore degli alimentei di base è oggetto di scommesse azzardate”. E a guadagnarci sono sempre le solite aziende – locusta.

Il vero problema di fondo è che, ormai, i grossi gruppi finanziari “non speculano solo sul valore delle materie prime, ma controllano i terreni, i semi, i raccolti e la distribuzione dei prodotti”. E quindi è la finanza a decidere il sapore di quello che abbiamo nel piatto.

Grazie al loro potere, “le aziende -locusta plasmano i nostri gustu e le nostre abitudini alimentari”.

PECHINO NON STA A GUARDARE

Pechino, naturalmente, sta cercando di “assumere il controllo della produzione della soia, delle rotte e degli approvvigionamenti“, proprio come ha fatto con la filiera del maiale (vedi QUI).

Nel 2016, la CHEMCHINA è riuscita ad assicurarsi il controllo del colosso svizzero SYNGENTA, per 43 miliardi di dollari.

La multinazionale svizzera produce semi e prodotti chimici per l’agricoltura. E’ nata nel 2000 dalla fusione di Novartis Agribusiness e Zeneca Agrochemicals. E’ il terzo rivenditore al mondo di semi e prodotti biotecnologici, dietro alla Monsanto e alla DuPont Pioneer. La società conta più di 28.000 dipendenti in oltre 90 paesi nel mondo.

Quindi anche in Cina entreranno gli OGM. Finora era proibito coltivarli ma si potevano acquistare…

Secondo molti analisti cinesi, però, la Cina non può seguire il modello di sviluppo occidentale e, fatto ben più grave,

“sta abdicando alla sua sovranità alimentare”

diventando sempre più dipendente dalle importazioni.

La soluzione?

Alla fine di due lunghi articoli, la soluzione viene da sé: per salvare il pianeta terra e non renderlo ancora abitabile per le generazioni future dobbiamo TUTTI mangiare meno carne.

Sembra una banalità, ma i primi due capitoli de I Signori del cibo ci hanno insegnato che gli allevamenti intensivi NON SONO SOSTENIBILI, non solo in termini di “stile di vita” degli animali.

Costano troppo a tutti noi, soprattutto in termini di energia e di ambiente.

Bisogna quindi INVERTIRE la rotta e cercare di modificare le nostre abitudini alimentari. MA E’ DAVVERO POSSIBILE??? Temo proprio che nessuno sia disposto a rinunciare al benessere tanto faticosamente raggiunto. E, di sicuro, il mondo occidentale non può tenere lezioni di morale a nessuno. Men che meno ai Cinesi…

i capitoli 3 e 4 sono dedicati al TONNO e al POMODORO. Ve ne parlerò velocemente domani. Perché le conclusioni sono sempre le stesse, anche se non mancano le sorprese…

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Pubblicato da lacuocaignorante

Lacuocaignorante è una grande curiosona ed ama cucinare, leggere, viaggiare. In una vita precedente (ovvero prima del matrimonio) ero un ingegnere meccanico. Oggi mi occupo del mio Maritozzo e dei nostri tre gatti, insegno materie scientifiche, realizzo siti internet e continuo ad istruirmi!