I SIGNORI DEL CIBO. Parte seconda : LA SOIA, IL SEME DEI MIRACOLI.

Prosegue l’analisi del libro di Stefano Liberti, “I Signori del Cibo”. Ieri abbiamo parlato dell’Impero del Maiale. In questa parte seconda tocca a I Signori del cibo.  E alla soia, il seme dei miracoli.

I SIGNORI DEL CIBO. Parte seconda : LA SOIA SENZA FRONTIERE

Il viaggio di Liberti nella SOIA SENZA FRONTIERE comincia proprio in Amazzonia, precisamente nella regione del MATO GROSSO (“foresta spessa” in Portoghese), estremo ovest del Brasile, principale regione produttrice di soia al mondo. Presentiamo dunque il seme dei miracoli (pag 96) :

«Chiamato scientificamente Glycine Max, ma più noto con il nome di soia, questo semino serve agli usi più disparati: oli vegetali per la cottura, cosmetici di bellezza, carburante diesel per automobili, prodotti per l’alimentazione umana come il tofu o la famosa salsa di condimento nera. Ma, soprattutto, è impiegato nell’alimentazione animale: il suo alto grado proteico lo rende un componente fondamentale dei mangimi per gli animali da allevamento, I maiali, i polli, le mucche, persino i pesci cresciuti in acquacoltura sono nutriti con un pappone di cui la soia è uno degli ingredienti principali»

IL MATO GROSSO

Della regione scopriamo subito che (p. 98)

«Una volta l’area era coperta dal CERRADO, una savana di alberi e arbusti nota per la sua biodiversità. Oggi è DESMATADA, disboscata, ridotta a campo da coltivare…E’ il laboratorio di una delle più grandi sperimentazioni agricole dei nostri tempi: la sostituzione di un habitat biologicamente ricco …con una redditizia monocoltura destinata al commercio mondiale…sette milioni di ettari coltivati a soia, territorio di conquista dei latifondisti locale e delle multinazionali dell’agrobusiness»

Affascinante il racconto della conquista del territorio.

Strappato a colpi di machete alla foresta “da un gruppo di pionieri, perlopiù di origine italiana, che si sono trasferiti in queste terre poco ospitali piegandole ai propri sogni e trasformandole radicalmente“(p 100).

Siccome il Cerrado non era adatto alla coltivazione della soia, prima ne è stato adattato il suolo alle esigenze della monocoltura e poi è stata sviluppata una varietà di seme capace di crescere in climi tropicali. Poi è arrivato Luiz Inàcio Lula da Silva a permettere la coltivazione senza limii di varietà OGM…

Io non sono contraria agli OGM, lo sapete…Credo che siano una “bufala” giornalistica. Un’invenzione per distrarci da problemi più grossi… Ad indignarmi è la distruzione della particolare biodiversità dell’area per impiantarvi un organismo estraneo.

DOMANDA DA MILLE MILIONI DI DOLLARI

Purtroppo la domanda è una sola: come si può convincere un  miliardo e mezzo di cinesi a non mangiare maiale perché questo loro consumo ha “un’impronta ecologica eccessiva”?

«E’ possibile spingere gli agricoltori del Mato Grosso a mutare produzione e abbandonare i campi di soia che fanno guadagnare loro milioni perché sono parte di un sistema perverso che sta distruggendo il pianeta?»

Forse una speranza c’è…

In Mozambico, un gruppo di agguerriti produttori locali è riuscito a vincere la sua battaglia contro l’agrobusiness, impedendo l’esportazione del modello brasiliano nello stato africano. Per il momento…

Orizzonte limitato

Come fa notare Liberti, la produzione di soia (p 114)

«vede il coinvolgimento di poche..aziende locusta che usano la terra, la spogliano della sua funzione rigeneratrice, hanno con essa un rapporto di sfruttamento intensivo… Il rapporto (tra multinazionali e Brasile) non è paritario…Il modello è “estrattivo”, nel senso che non considera la terra un elemento rinnovabile ma una materia prima da sfruttare. Coltivata intensivamente e a monocoltura, essa si consuma e inaridisce. Il modello estrattivo ha orizzonti temporali limitati»

Oggi va bene, domani? Una bolla pronta ad esplodere…per le generazioni future una perdita irreparabile…

I signori del cibo. Parte Seconda :  CHI SONO I RE DELLA SOIA?

Poche aziende, i soliti nomi: Monsanto, Bayer, Syngenta, DuPont…E la CARGILL,

«la più grande azienda privata degli USA, con operazioni in 70 Paesi e un fatturato annuo di 120 miliardi di dollari».

E non è quotata in Borsa, per cui “si muove nel silenzio” e non è soggetta a pubblico scrutinio.

LA VIA CAMPESINA 

(In Italia la AIAB fa parte del movimento  internazionale che riunisce milioni di contadini, agricoltori di piccole e medie dimensioni, le persone senza terra, le donne contadine, indigeni, migranti e lavoratori agricoli di tutto il mondo. Difende la piccola agricoltura sostenibile, come un modo per promuovere la giustizia sociale e la dignità. Si oppone fermamente aziendalismo agricolo guidato dalle multinazionali che stanno distruggendo le persone e la natura)

In tutto il mondo cresce però la protesta contro il modello imposto dalle grosse multinazionali (p 124)

«da che mondo è mondo, l’uomo si è adattato alle condizioni della natura…il commercio mondiale ha creato nuove regole, imponendo un modello e privando i popoli di una grande risorsa: la SOVRANITÀ ALIMENTARE».

Ma non si può imporre un regime autarchico, perché il cibo ha sempre viaggiato. Basti pensare al grano d’Egitto che sfamava i Romani…La grossa differenza è che non è più lo Stato a controllare le redini del cibo. La politica

«invece di dettare legge si adegua»

allo strapotere delle grandi ditte. Ma

«gli utili sono incassati dalle grandi ditte dell’agrobusiness…i costi sono supportati da chi vive nei luoghi fisici investiti da questa avanzata».

Sono costi ambientali e sociali, che portano non solo inquinamento insostenibile, ma anche alla scomparsa dei piccoli produttori, alla trasformazione di interi ecosistemi. Ma il 70% della produzione mondiale di cibo è ancora nelle mani dei piccoli contadini…e quello che si dovrebbe fare è impedire l’avanzata inarrestabile del modello imposto dalle multinazionali…Che ormai dettano legge ai governi, Unione Europea compresa.

Uno scandalo passato sotto silenzio:

Con gli accordi di libero scambio (tipo gli accordi di PARTENARIATO ECONOMICO EPA che l’UE cerca di firmare in tutto il mondo)

«le grandi aziende non aprono solo sbocchi per i loro prodotti, ma si garantiscono anche la possibilità di essere più forti degli Stati…le corporation possono citare in giudizio i governi nazionali qualora ritengano che singole legislazioni da questi promosse contravvengano alle regole del trattato e ai loro interessi…il peso del diritto nazionale è limitaTo e il POTERE DEI SINGOLI GOVERNI ELETTI DAI CITTADINI ABDICATO in favore degli interessi della grande industria».


Si vede che l’argomento mi appassiona in modo particolare??? Fiumi di parole e centinaia di articoli e libri letti sull’argomento mi spingono a chiudere l’articolo qui per proseguire con una parte dedicata specificamente all’AMAZZONIA. Infatti, proprio mentre mi accingevo a pubblicare questo post,  ieri sera mi è capitato un articolo su lifegate, “Perché la soia minaccia l’Amazzonia” (clicca QUI per l’articolo completo).

E quindi vi toccherà subire pure le mie riflessioni su quell’articolo… CLICCATE QUI per proseguire con LA PARTE TERZA

I SIGNORI DEL CIBO. Parte Terza :  I MARTIRI DELL’AMAZZONIA

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Pubblicato da lacuocaignorante

Lacuocaignorante è una grande curiosona ed ama cucinare, leggere, viaggiare. In una vita precedente (ovvero prima del matrimonio) ero un ingegnere meccanico. Oggi mi occupo del mio Maritozzo e dei nostri tre gatti, insegno materie scientifiche, realizzo siti internet e continuo ad istruirmi!