TRE FEBBRAIO SAN BIAGIO… E IL MIO COMPLEANNO

TRE FEBBRAIO SAN BIAGIO… E IL MIO COMPLEANNO

Ebbene si, il tre febbraio festeggio i miei (MMM) anni! No, ve lo dico: 46!!! E ne vado fiera! Ma il tre Febbraio non è solo il giorno del mio compleanno. Infatti oggi ricorre anche la festività di San Biagio, molto amato nella mia zona. Conosciamo meglio il Santo protettore della gola…e degli osti!

TRE FEBBRAIO: SAN BIAGIO DI SEBASTE. QUALCHE NOTIZIA

Biagio nacque a Sebaste, in Armenia, sul finire del III secolo dopo Cristo. Studiò medicina e intraprese la professione di medico. Convertitosi al Cristianesimo, divenne vescovo.

Un giorno, una madre disperata si rivolse a lui perché a suo figlio era rimasta la lisca di un pesce conficcata in gola e stava soffocando. Biagio prese un pezzo di pane e lo fece inghiottire al ragazzo. La mollica portò con sé la lisca e il bimbo riprese a respirare normalmente. Ben presto si cominciò a parlare di miracolo.  Agricola, prefetto di Diocleziano per l’Armenia, decise che era meglio eliminarlo, prima che il popolo ne facesse un santo.

Imprigionato, Biagio rifiutò di rinunciare alla sua fede. Fatto scorticare con pettini da cardatori, fu decapitato. In ricordo dell’episodio del bambino e della lisca di pesce, il 3 febbraio, giorno della festa di San Biagio, si usa mangiare del pane benedetto e farsi benedire la gola. Inoltre, divenne il protettore dei cardatori di lana, dei tessitori e degli otorinolaringoiatri.

San Biagio è comunemente noto come il protettore della gola ed è uno dei quattordici santi ausiliatori a cui i fedeli cristiani si rivolgono per ottenere l’intercessione e la guarigione dalle malattie.

Per un singolare caso del destino le reliquie di San Biagio sono conservate nella Basilica di Maratea, città lucana di cui è santo protettore. Mentre le sue spoglie erano in viaggio verso Roma, una tempesta spinse la nave su cui viaggiavano sulla spiaggia della cittadina e lì rimasero.

Alla festa di San Biagio sono legate diverse usanze gastronomiche

TRE FEBBRAIO: SAN BIAGIO E IL PANETTONE

A Milano, è usanza consumare un pezzetto del panettone avanzato dal Natale passato per proteggersi dai malanni di stagione. Che cosa lega il Santo protettore della gola al dolce natalizio?

La leggenda narra che a Milano, poco prima di Natale, una donna portasse al sacerdote della sua parrocchia, padre Desiderio, un panettone per farlo benedire. Ma il sacerdote ne dimenticò per diversi giorni.

Passato il Natale, pensando che ormai la donna se ne fosse dimenticata, prese a mangiucchiarlo e un po’ alla volta lo finì. Ma il 3 febbraio la donna tornò a chiedere il suo dolce.

Desiderio, mortificato, andò a prendere quello che era ormai un contenitore vuoto e, con stupore, scoprì che non solo c’era un panettone, ma più grande e fragrante dell’originale. Il miracolo fu ovviamente attribuito al Santo che la Chiesa festeggia proprio il 3 febbraio.

Il Natale successivo molti milanesi portarono a Desiderio i loro panettoni da benedire, sperando di vederli moltiplicati. Desiderio si limitò a benedire tutti i panettoni e poi consigliò ai milanesi di avanzarne una parte da consumare il 3 febbraio, in sostituzione del pane benedetto.

Negli anni l’usanza si radicò e anche se oggi non si usa più farli benedire, in molte case di Milano, la mattina del 3 febbraio, a colazione, per proteggere la gola dai malanni stagionali, si scarta un bel panettone.

TRE FEBBRAIO: TORTA DI SAN BIAGIO IN PROVINCIA DI MANTOVA

Nel borgo medievale di Cavriana, in provincia di Mantova, in occasione della festa del santo, da oltre 450 anni continua la tradizione contadina di preparare e di offrire a parenti e amici la torta di San Biagio, una gustosa crostata ripiena di mandorle, le cui origini risalgono al RinascimentoNel corso degli anni ogni famiglia ha tramandato alle generazioni successive la ricetta, personalizzandola e arricchendola.

Inoltre, tutti gli anni, sempre nel comune mantovano, si svolge l’Antica Fiera di San Biagio, durante cui si può gustare la deliziosa crostata.

Per la ricetta della torta di San Biagio, cliccate QUI

TRE FEBBRAIO in Abruzzo

Patrono di moltissime località estere (Dignano d’Istria, Dubrovnik) e italiane, in Abruzzo San Biagio è il patrono di:

  • Alanno(PE)
  • Bussi sul Tirino(PE)
  • Canzano (TE)
  • Cappadocia(AQ)
  • Castiglione a Casauria(PE)
  • Fontecchio(AQ)
  • Lecce nei Marsi (AQ)
  • Vacri(CH)
  • Vittorito (AQ)

Numerose le tradizioni abruzzesi legate alla sua festa

Tarallucci a Lettomanoppello … 

A Lettomanoppello, in provincia di Pescara, si preparano i tarallucci di San Biagio, dolcetti a forma di ciambella contenenti semi di anice, che vengono benedetti e poi portati a casa e distribuiti  ad amici e parenti.

Secondo la tradizione, proteggerebbero dai malanni di stagione, in particolare dal mal di gola.

Per la ricetta, cliccate QUI

… Panicelle a Taranta Peligna

In provincia di Chieti, a Taranta Peligna, in occasione della festa del Patrono del paese, si festeggia la Sagra delle Panicelle, piccoli pani a forma di mano ma senza il pollice!

La mancanza del pollice ha due spiegazioni. La prima è legata al fatto che San Biagio a Taranta è protettore dei lanaioli (Taranta è famosa per le coperte), che, spesso durante le fasi di lavorazione della lana perdevano il dito pollice. La seconda è legata al fatto che in epoca romana il dito pollice era simbolo di vittoria (se rivolto in alto) ma anche di sconfitta e quindi indicava l’uccisione di persone (se rivolto verso il basso).

La preparazione di questi pani è un rito collettivo.  Infatti l’intera popolazione si raduna presso l’unico forno del paese e si divide i compiti. Gli “ammassatori”  preparano alcuni quintali di impasto, mentre le  “modellare” provvedono a dare forma di mano ai panetti. Prima di essere infornati, sui panetti viene impressa con uno stampo l’immagine di San Biagio.

Dopo solenni funzioni religiose e la processione con la statua del Santo, le “panicelle” sono a disposizione di tutti. Prima di mangiarle è tradizione baciare la figura del Santo e recitare preghiere di ringraziamento.

ALTRE TRADIZIONI ABRUZZESI

A Fontecchio, in provincia dell’Aquila,  festeggia da secoli il Patrono San Biagio. Un tempo la ricorrenza richiamava per due giorni numerosi pellegrini delle zone limitrofe, anche per lo svolgersi di una grande fiera come momento di scambio di merci e vendita di prodotti agricoli e di tanto bestiame.

Attualmente nella mattinata del 3 febbraio si celebra la Messa Solenne nella chiesa Parrocchiale di Santa Maria della Pace con canti della Schola Cantorum, al termine si ripete il rito dell’unzione della gola agli abitanti del paese e ai pellegrini giunti dalle vicinanze .

Il rito si effettua con la candela intinta nell’olio benedetto, seguito dal bacio della reliquia e dalla distribuzione delle ciambelle benedette che, realizzate nelle case di Fontecchio, vengono donate a tutti.

L’impasto ripete l’antica ricetta con piccole varianti: due uova, 200 g di olio,300 g di zucchero,un bicchiere di latte, un Kg di farina, 1 arancia e limone grattugiati, una bustina di lievito, una di vanillina, un po’ di liquore e confettini colorati per decorare.

La ricetta QUI

Lecce nei Marsi , in località Vallemora, dove è ubicata una chiesetta dedicata al Santo, viene acceso un grande falò, vengono benedette le “sciambelle” di San Biagio e vige anche l’uso di benedire bottigliette di olio da distribuire ai fedeli che le portano nelle case e le custodiscono gelosamente, attribuendo all’olio virtù taumaturgiche.

A Penne, in provincia di Pescara, è venerato il cranio del santo mentre nel duomo di San Flaviano a Giulianova, è conservato il braccio di San Biagio, racchiuso in un raffinato reliquiario d’argento.

TRE FEBBRAIO in MOLISE

San Biagio si festeggia il 3 febbraio anche ad Acquaviva Collecroce, in provincia di Campobasso.

Il piccolo paesino è uno dei tre comuni molisani di origine croata (il nome in croato è Kruč). La presenza di popolazioni slave è testimoniata dal XVI secolo, quando giunsero in Italia contemporaneamente agli Albanesi, provenienti forse dalla valle della Narenta, nell’attuale Bosnia ed Erzegovina e Croazia. La lingua, il croato molisano, è štokava-ikava, ed è tuttora parlata insieme all’italiano.

Durante la celebrazione liturgica si benedicono le gole dei fedeli e si preparano le “Pandiçe” (pane di San Biagio), oltre a dolci di forma circolare, chiamati “Kolači” (che significa appunto “dolci” in croato).

I Kolači sono dolci ripieni di mosto cotto, marmellata di uva, noci e mandorle tritate, miele, cannella e scorza d’arancia (ripieno detto kaškavuniska). Erano anche il dolce principale che si preparava nelle grandi occasioni, come per esempio i matrimoni.

Le Pandice, invece, sono due o quattro pagnottine di pane unite insieme,  incise al centro con una chiave.

Le Pandice venivano benedetti in chiesa insieme ai Kolači. Al termine della funzione religiosa venivano distribuite ai forestieri giunti ad Acquaviva Collecroce per farsi benedire la gola.

TRE FEBBRAIO. Non solo dolci

In Campania, a Lanzara, in questo periodo si svolge la Sagra della Polpetta, tra le più longeve dell’Agro Nocerino Sarnese. Durante la sagra vengono preparate le polpette di San Biagio, con pecorino e patate.

Per la ricetta, cliccate QUI.

TRE FEBBRAIO IN SICILIA

⇒ Cavadduzzi e cuddureddi a Salemi

A Salemi (TP) per il 3 febbraio vengono preparati piccoli panetti artistici, con varie, detti “pani di San Biagio”.

San Biagio è infatti compatrono assieme a san Nicola della città dal 1542. Si narra che in quell’anno, sotto il regno di Carlo V, la città di Salemi e le campagne circostanti, venissero invase dalle cavallette che ne distrussero i raccolti procurando, così, fame e carestia; allora i salemitani pregarono san Biagio, protettore delle messi e dei cereali, di liberarli da tale flagello ed il santo esaudì queste loro preghiere.

Da allora i salemitani, in ricordo di questo evento, nella ricorrenza della festa del santo, ogni anno il 3 febbraio, preparano dei pani in miniatura: i “cavadduzzi”, cioè le cavallette e i “cuddureddi”, (impastando farina e acqua)

Sia i pani che i cuddureddi vengono benedetti e poi distribuiti ai fedeli, che si recano a farsi benedire la gola dal sacerdote.

⇒ Cudduri di San Brasi a Caronia 

A Caronia, in provincia di Messina, si trovano dei pani dolci a forma di ciambella con nocciole, mandorle e miele, detti cudduri di San Brasi: questi vengono benedetti e poi portati ai malati e a coloro che li richiedono.

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⇒  Cannarozza a Comiso

Sempre in Sicilia, a Comiso, in provincia di Ragusa, si producono dei pani, che nella forma ricordano la trachea e vengono detti perciò cannarozza.

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Pubblicato da lacuocaignorante

Lacuocaignorante è una grande curiosona ed ama cucinare, leggere, viaggiare. In una vita precedente (ovvero prima del matrimonio) ero un ingegnere meccanico. Oggi mi occupo del mio Maritozzo e dei nostri tre gatti, insegno materie scientifiche, realizzo siti internet e continuo ad istruirmi!