IL METODO DEL COCCODRILLO

IL METODO DEL COCCODRILLO è il romanzo con cui Maurizio De Giovanni, ormai qualche anno fa, ha inaugurato un’altra fortunata serie, quella de I Bastardi di Pizzofalcone. Ve lo racconto

IL METODO DEL COCCODRILLO

Maurizio De Giovanni

Editore: Einaudi

Prima pubblicazione:  2012

Pagine: VIII-292 p.

Genere: romanzo giallo, poliziesco

Serie : le indagini dell’Ispettore Lojacono

Seguito da: I bastardi di Pizzofalcone

IL METODO DEL COCCODRILLO : descrizione (dal sito dell’editore)

Un killer freddo e metodico sta seminando il panico in città. Lo chiamano il Coccodrillo. Come il rettile sa aspettare la preda e colpirla al momento giusto, e dopo aver ucciso piange, o almeno cosí sembra.

Delle indagini finirà con l’occuparsi, quasi per caso e con disappunto dei superiori, un ispettore siciliano trasferito da Agrigento per punizione. Un pentito lo ha accusato di collaborare con la mafia e lui ha perso ogni cosa: il lavoro, la moglie, la figlia.

Il suo nome è Giuseppe Lojacono e sorprenderà tutti, tranne il giovane magistrato Laura Piras, donna brusca e appassionata che crede in lui da subito. I due avranno modo di incontrarsi di nuovo: a Pizzofalcone.

IL METODO DEL COCCODRILLO : L’autore

Maurizio de Giovanni (Napoli, 31 marzo 1958) è uno scrittore italiano di romanzi gialli.

Nato a Napoli, vive e lavora nella città partenopea. Per partecipare ad un concorso per giallisti emergenti, nel 2005 scrive un racconto ambientato nella Napoli degli anni trenta, I vivi e i morti, con protagonista il commissario Ricciardi.

Il racconto diventerà poi la base del primo romanzo della serie, Il senso del dolore. Nel 2012, De Giovanni decide di cimentarsi con un noir ambientato nella Napoli contemporanea e pubblica Il metodo del coccodrillo, con protagonista l’Ispettore Lojacono, un nuovo personaggio. Con questo romanzo ha inizio una nuova serie, I bastardi di Pizzofalcone, ispirato all’87º Distretto di Ed McBain.

I romanzi di questa serie hanno dato anche origine a una  fiction televisiva. L’anno 2017 vede la pubblicazione del primo di una nuova trilogia di libri di genere mistery chiamata ‘I guardiani’.

Molti dei suoi romanzi sono stati tradotti in inglese, spagnolo, tedesco e francese.

La serie dell’Ispettore Lojacono (I BASTARDI DI PIZZOFALCONE)

  1. 2012 – Il metodo del coccodrillo, Mondadori
  2. 2013 – I bastardi di Pizzofalcone, Einaudi
  3. 2013 – Buio per i bastardi di Pizzofalcone, Einaudi
  4. 2014 – Gelo per i bastardi di Pizzofalcone, Einaudi
  5. 2015 – Cuccioli per i bastardi di Pizzofalcone, Einaudi
  6. 2016 – Pane per i bastardi di Pizzofalcone, Einaudi
  7. 2017 – Vita quotidiana dei bastardi di Pizzofalcone, Einaudi
  8. 2017 – Souvenir per i bastardi di Pizzofalcone, Einaudi
  9. 2018 – Vuoto per i Bastardi di Pizzofalcone, Einaudi
  10. 2019 – Nozze per i Bastardi di Pizzofalcone, Einaudi
  11. 2020 – Fiori per i Bastardi di Pizzofalcone, Einaudi

IL METODO DEL COCCODRILLO: breve riassunto e commento personale

Devo dire che non avevo mai letto la serie “I BASTARDI DI PIZZOFALCONE” e, quando mi è capitato tra le mani l’ultimo romanzo, ho deciso di iniziare dall’inizio. Anche perché in realtà avevo acquistato già da anni i primi due volumi… e alla fine, la scorsa estate, li ho divorati tutti.

Con questo romanzo, conosciamo i fatti che porteranno poi il protagonista a Pizzofalcone e impareremo ad apprezzare di più quest’uomo, che a causa di una calunnia si è ritrovato lontano dalla sua Sicilia e dall’amata figlioletta.

Il romanzo inizia così

La Morte arriva sul binario tre alle otto e quattordici, con sette minuti di ritardo. Si confonde tra i pendolari, sballottata da zaini e cartelle, da trolley e valigie che non sentono il suo alito freddo.

La Morte cammina incerta, difendendo se stessa dalla fretta altrui. Adesso è nella grande sala della stazione, tra urla di ragazzini e odore di cornetti scongelati. Si guarda attorno, si asciuga una lacrima sotto la lente sinistra con un gesto rapido, e il fazzoletto torna nel taschino della giacca. Individua l’uscita dal rumore e dal flusso della gente, in mezzo a tutti i negozi nuovi. Non riconosce il posto, del resto tutto è cambiato in tanti anni.

Ha preparato ogni cosa, per filo e per segno, e questa ricerca dell’uscita sarà l’unico attimo di incertezza… nessuno la vede la Morte che passa insicura per l’androne della stazione.

E poi sale su un taxi, per farsi portare all’indirizzo della sua vittima…

Ci troviamo poi al Commissariato di San Gaetano, dove il sovrintendente Luciano Giuffrè sta cercando di prendere la denuncia di una signora. Che vuole denunciare la sua vicina, responsabile di avere gatti che miagolano:

«E allora la voglio denunciare, commissa’: la dovete mettere qua dentro, in galera, a lei e ai suoi gatti. La voglio denunciare per mandamento affanculo».

Ci divertiamo parecchio con questo siparietto iniziale, lo confesso! Con Giuffrè è anche l’ispettore Giuseppe Lojacono, a Napoli da dieci mesi. “Evidentemente non c’era nulla di peggio” a cui destinarlo dell’ufficio denunce, impietosamente chiamato dai colleghi “Il Cottolengo”:

«Come l’ospedale piemontese, quello dove mettono i portatori di handicap gravi»

Un pentito infatti ha fatto il nome di Lojacono e, nonostante le indagini lo abbiano scagionato, l’ispettore è stato trasferito e abbandonato dalla moglie Sonia, che ora anzi gli impedisce anche di parlare con l’amata figlia Marinella.

Certo che Sonia non fa nulla per apparire simpatica e ancora accusa il marito :

«Dopo la vergogna che ci hai messo in faccia, a me e a tua figlia, che solo adesso dopo un anno abbiamo il coraggio di uscire di casa. Vigliacco. E non devi chiamare, lo ha detto pure l’avvocato che nondevi chiamare. Devi solo mandare i soldi, hai capito?»

Cosa che il nostro ispettore fa puntualmente…

«Ci dovevi pensare prima. Prima di passare le informazioni alla mafia, senza nemmeno farti pagare. Sei una merda, e se una povera ragazza ha per padre una merda, non la può pagare per tutta la vita. Manda i soldi, e lasciaci in pace».

Noi proviamo una pena infinita per quest’uomo a cui una diceria ha spezzato la vita, rendendolo un paria…

Da quando è a Napoli, Lojacono ha preso l’abitudine di mangiare nella trattoria di Letizia, un locale diventato di moda dopo la lusinghiera recensione di un critico gastronomico

Subito prima dell’articolo e della corsa alle prenotazioni, aveva notato un cliente fisso. Si metteva al tavolino d’angolo, quello meno in vista, che nessuno voleva perché era proprio sotto il televisore e davanti alla porta d’ingresso.

E lo aveva soprannominato “Il Cinese”, tenendogli sempre quel tavolo

Una parola dietro l’altra, sera dopo sera, “il cinese” era diventato l’ispettore Giuseppe Lojacono detto Peppuccio, come lo chiamavano la famiglia lontana e gli amici che non aveva più, da Montallegro, provincia di Agrigento; e la sua storia triste era venuta fuori per immagini trovate in fondo ai bicchieri di vino rosso, compreso il matrimonio finito e la figlia la cui voce stava dimenticando.

Mentre è di turno, riceve la chiamata per un omicidio. Un sedicenne, Mirko Lorusso, è stato ucciso con un unico colpo alla testa. E sul luogo del delitto incontra il sostituto procuratore, la dottoressa Piras. Che capisce subito di avere davanti un investigatore di razza…

Poco dopo, anche una ragazzina di 14 anni, Giada De Matteis, viene uccisa allo stesso modo di Lorusso.

Grazie alla scrupolosa ricerca di Lojacono, in entrambi i luoghi del delitto vengono trovati dei fazzoletti di carta, su cui la Scientifica rinviene poi delle lacrime.

I Media, venuti a conoscenza del dettaglio, parlano subito di “lacrime di coccodrillo” e il killer diventa “il coccodrillo”. A quanto pare, il sicario ha una missione da portare a termine.

Mentre tutti pensano a delitti di camorra, Lojacono è sicuro che la malavita non c’entri nulla. Anche se gli è stato ordinato di tenersi fuori da quest’indagine, Lojacono continua a mettere insieme i pezzi del puzzle e Giuffrè è certo che sarà l’ispettore a risolvere il caso:

«Tu a me non mi fai fesso, Loja’. … Io lo so che si è svegliato il poliziotto dentro di te; e mi interessa solo che mi fai una promessa: se trovi l’assassino e ti riabilitano, mi porti pure a me? Mi sono stancato di stare all’ufficio denunce, sentendomi dire alle spalle che sono raccomandato perché facevo l’autista di un onorevole, io sono un mastino, e conosco a tutti quanti. Posso essere utile. Allora, me lo prometti?»

E mentre lui parla con Giuffrè, la dottoressa Piras ascolta interessata… Infatti poco dopo lo invita (o meglio gli ordina) di accompagnarla a prendere un caffè:

mi dica un po’, Lojacono, da isolano a isolana: che idea si è fatto, di questi due delitti?»

E Lojacono riesce ad ottenere preziose informazioni dalla Piras, che lo portano a formulare la sua teoria. Secondo l’ispettore, non bisogna fermarsi all’apparenza e bisogna indagare meglio.

Letizia intanto nota un cambiamento in Lojacono, che vede lentamente riemergere dalla sua solitudine, anche grazie all’interesse per quell’indagine. Alla donna “Peppuccio” spiega :

«Hanno scritto che è un coccodrillo per le lacrime, ma quella è una cazzata. È un coccodrillo, sì, ma per il metodo. Lo sai come cacciano i coccodrilli? Non nuotano veloce, hanno zampe corte e non possono seguire le prede. Eppure sono tra gli animali più antichi che esistono, in pratica l’evoluzione non li ha cambiati, e sai perché? Perché sono perfetti.

Il coccodrillo è una perfetta macchina di morte… Il metodo del coccodrillo.

Conosce i movimenti, le abitudini, i tempi. Sa dove andranno i ragazzi, come si metteranno. E quando gli vanno in bocca, lui spara. Un solo colpo, con una pistola leggera, imprecisa. Ma non può sbagliare. Perché ha studiato. Si è preparato, per chissà quanto tempo. E come i coccodrilli, ha sangue freddo».

Ma non ha parlato a nessuno di questa sua idea ed ha una sola speranza : che l’assassino venga preso presto. Eppure Lojacono ha una brutta sensazione:

«Qualcosa, dentro di me, mi dice che il coccodrillo non ha ancora finito la sua caccia».

Purtroppo ha ragione… Infatti la terza vittima è un giovane studente di medicina, Donato Rinaldi, figlio di un luminare di ginecologia…E il nostro ispettore inizia a vedere un legame tra le vittime, tutte figli unici di genitori soli. Su insistenza della Piras, Di Vincenzo è costretto a ricorrere all’aiuto di Lojacono, che, nella diffidenza generale, spiega la sua intuizione:

“qualcuno ha pensato che le vittime potrebbero essere i genitori e non i figli?”

Perché per un genitore, la perdita di un figlio è peggiore della morte. Naturalmente nessuno gli dà ascolto per cui toccherà a lui trovare che cosa unisca i tre genitori per scovare l’assassino…

E fino alla fine noi resteremo con il fiato sospeso, scoprendo poco alla volta che oltre a Lojacono, anche la Piras è una donna profondamente sola, che porta un grande dolore nascosto dietro la sua apparente durezza. Come molti dei protagonisti della storia, in cui a farla da padrona è proprio la solitudine…

Insomma, un romanzo che, al di là dell’indagine, ci regala tanti personaggi che ci entrano nel cuore, di cui non vediamo l’ora di conoscere nuove avventure. Credo che proprio in questo stia la bravura dell’autore.

Se avete amato il commissario Ricciardi, vi innamorerete anche di Lojacono. Ve lo consiglio:

VOTO : 8 / 1O

/ 5
Grazie per aver votato!

Pubblicato da lacuocaignorante

Lacuocaignorante è una grande curiosona ed ama cucinare, leggere, viaggiare. In una vita precedente (ovvero prima del matrimonio) ero un ingegnere meccanico. Oggi mi occupo del mio Maritozzo e dei nostri tre gatti, insegno materie scientifiche, realizzo siti internet e continuo ad istruirmi!