IL LABIRINTO DELLE NEBBIE

IL LABIRINTO DELLE NEBBIE è un giallo davvero insolito, opera dello scrittore ravennate Matteo Cavezzali. Provo a spiegarvi perché mi è piaciuto tanto

IL LABIRINTO DELLE NEBBIE

Matteo Cavezzali

Editore: Mondadori

Collana: Scrittori italiani e stranieri

Prima pubblicazione : 2022

Pagine: 180 p.

Genere : gialli storici

IL LABIRINTO DELLE NEBBIE : IL LIBRO

Bruno Fosco è tornato vivo dal fronte della Grande Guerra, ma non è più l’uomo di quando è partito. Forse è anche per questo che accetta il ruolo di ispettore ai confini del mondo, ovvero nella stazione di polizia di Afunde, un villaggio nella palude del delta del Po in cui vivono solo donne, perché nessun uomo è sopravvissuto al fronte. Insidie, nebbia e cupe storie circondano il villaggio, mentre i suoi edifici sprofondano ogni giorno di più nel terreno fangoso.

Quando viene trovata morta Angelina, con un misterioso simbolo sul collo, comincia una vera e propria battuta di caccia al suo assassino dentro i labirintici percorsi della palude.

La bellissima e sfuggente Ardea sembra sapere molto di più di quello che si riesce a “leggere” dentro la realtà ingannevole e ancestrale dalla quale il forestiero è stato inghiottito assieme al suo sottoposto Della Santa e al vecchio e burbero anarchico Primo.

Su Fosco e Ardea, e su tutto il paese, incombe l’eredità di violenza che la guerra, come tutte le guerre, ha lasciato dietro di sé.

Matteo Cavezzali prende le mosse, come è sua consuetudine, dalla realtà storica per toccare la pelle viscida di un luogo mitico e infernale dove la ricerca del mostro si trasforma in un intricato racconto di fantasmi attraversato da una sinistra ansia di giustizia.

IL LABIRINTO DELLE NEBBIE : L’autore

Matteo Cavezzali (Ravenna, 1983) è autore dei romanzi Icarus. Ascesa e caduta di Raul Gardini (minimum fax, 2018) e Nero d’inferno (Mondadori, 2019) in cui racconta la figura di Mario Buda, anarchico italiano emigrato negli Stati Uniti che fece saltare in aria Wall Street.

Ha scritto anche Supercamper. Un viaggio nella saggezza del mondo (Laterza, 2021) e A morte il tiranno (HarperCollins, 2021) da cui è stato tratto l’omonimo podcast.

Ha vinto il Premio Comisso e il Premio Volponi Opera Prima. È ideatore e direttore artistico del festival letterario ScrittuRa di Ravenna. Ha realizzato il podcast Bruno Neri, calciatore e partigiano per RaiPlay Sound.

IL LABIRINTO DELLE NEBBIE : BREVE RIASSUNTO E COMMENTO PERSONALE

Nel meraviglioso paesaggio del Delta del Po succedono davvero cose strane! E l’autore ce lo dimostra in uno scenario sospeso ai confini del tempo e dello spazio, in cui nulla è come sembra e nessuno sembra essere al sicuro. Non solo: ci permette di rivivere il clima tra le due guerre, sintetizzando in poche frasi gli eventi che i libri di storia impiegano interi capitoli a descriverci. Un cenno e subito comprendiamo che si parla del “BIENNIO ROSSO” e dell’ascesa del fascismo. Qualche parola e subito davanti ai nostri occhi compare la tragica situazione dei reduci…

I personaggi sono ben delineati e decisamente affascinanti. E tutti ispirano la nostra empatia.

Senza dubbio il mio preferito è il misantropo Primo, “anarchico dalla nascita”, che poco prima dello scoppio della Grande Guerra era riuscito persino a fomentare una rivoluzione.

Ma infine anche il “principe ereditario” si dimostra ben diverso dal pazzo sadico che ci aspettavamo! Ma procediamo con ordine

In un brumoso pomeriggio di settembre, gli (o meglio LE) abitanti di AFUNDE sono riunite per una cerimonia simbolica al cimitero

Qualcosa di terribile stava per accadere, lo si poteva intuire dall’odore della nebbia”.

Quattro mesi dopo la fine del conflitto, il parroco, don Tellarini, ha deciso di celebrare una messa per i tanti che dal conflitto non sono tornati:

C’era solo una bara vuota al cimitero: e bastava per tutti quei morti senza corpo. Salme disperse chissà dove, che nessuno si sarebbe mai preoccupato di seppellire, tanto meno di riportare alle loro famiglie.

Morti in cima ai monti, e sepolti nella neve, loro che erano contadini cresciuti nelle pianure sconfinate, che non erano mai saliti neppure su una collina. Quarantadue morti, un terzo del paese. Partiti con il fucile in spalla e mai più tornati.

Proprio mentre la bara viene calata nella fossa, “si levò un grido in lontananza”. A gettarlo, una giovane…

Ad indagare viene inviato Bruno Fosco, direttamente da Bologna:

Le agitazioni operaie e le proteste dei reduci avevano trasformato le città in nuovi campi di battaglia e lui era dovuto passare dalle trincee a reprimere i moti di piazza. Lo aveva fatto a denti stretti sino a sfiorare l’insubordinazione.

Proprio per il suo atteggiamento, Bruno Fosco era l’uomo perfetto per questa indagine.

Ora una ragazza era stata assassinata e qualcuno doveva pur andarci per mostrare che esisteva ancora una parvenza di giustizia; dopo tutte le inutili morti della guerra, uccidere era tornato illegale. Ci voleva qualcuno di sacrificabile. Qualcuno che, se non si fosse approdati a nulla – esito più che probabile –, avrebbe vestito i panni del capro espiatorio.

Al suo arrivo in paese, Fosco conosce subito una giovane donna, Ardea, che lo affascina per la sua bellezza e i suoi modi.

Sul corpo della giovane Angelina, la vittima, Fosco nota lividi e piccoli tagli. Probabilmente se li è procurati fuggendo, Ma c’è anche un segno molto particolare:

“un serpente che mangiava se stesso, formando un cerchio e la scritta “evanescent in aura””.

Al suo risveglio dopo la prima notte in paese, deve dare una mano a macellare il maiale. E noi conosciamo meglio il “rito” e l’importanza di questo animale nella cultura contadina…

Intanto scopre che la ragazza uccisa lavorava a casa dei “padroni”, i conti Galanti. Ad accogliere Fosco a casa Galanti è Tancredi, il figlio del conte Egisto. Tancredi è tornato dal fronte ma ha perso un braccio. Il suo volto è poi orrendamente sfigurato

La disgrazia lo aveva reso più cinico e sadico del vecchio padre

Il colloquio col conte è surreale. Tra continui riferimenti all’Apocalisse, Egisto rivela a Fosco che “Afunde è un luogo oscuro”, dove avvengono strani fatti.

Sulla scalinata della villa però Fosco nota lo stesso simbolo trovato addosso ad Angelina. Anche don Terracini ritiene molto particolare il paesino. Infatti è il sacerdote a raccontare all’investigatore di antichi riti, portati avanti dalle donne del paese. “per favorire i raccolti” e tenere buono lo spirito della palude. Sempre il parroco spiega a Fosco il significato dello strano simbolo. Si tratta infatti dell’uroburo, “il serpente che mangia se stesso”:

È un simbolo utilizzato anche dagli alchimisti: simboleggia l’eternità, il cosmo, il costante ripetersi del tempo ma anche l’autodistruzione”.

Oltre a don Tellarini e al nonno di Angelina, in paese è rimasto un altro uomo. Si tratta di Primo, “che vive ai margini della palude”.

Come vi avevo anticipato, Primo Mascetti era “anarchico dalla nascita”. Nel 1914, aveva provato a fare la rivoluzione.

In molti lo avevano seguito nella sua folle impresa.

Purtroppo la rivolta era finita in un nulla di fatto e “le trincee avevano poi fatto piazza pulita di sogni e anarchici”.

Infatti i “ribelli” erano stati tutti mandati in prima linea.

Ardea accusa Primo di quelle morti e, soprattutto, di quella di suo marito, Giovanni Parenti, che di Primo era stato il più stretto collaboratore.

Primo non si era mai perdonato: aveva trascinato gli amici nell’impresa, li aveva esposti e condannati

Mentre Fosco interroga Primo in caserma, “dalla strada un grido tremendo”.

Giovanna Benini muore tra le braccia di Fosco, proprio davanti alla caserma. Anche sul corpo della giovane, lesioni simili a quelle di Angelina e l’uroburo. Nessuna speranza che arrivino rinforzi:

C’erano stati diversi scontri nelle campagne. Gruppo di giovani veterani vestiti di nero stavano creando problemi”.

Da Bologna, infine, arriva il giovanissimo appuntato Della Santa, di chiare origini calabresi. Che parla troppo per i gusti di Fosco ma è un ottimo cuoco.

Quando viene ucciso Tancredi, il padre mette in campo tutte le sue conoscenze per trovare l’assassino del figlio. Quando scompare la figlia di Ardea. Ada, è chiaro che per stanare il colpevole, bisogna entrare nel suo territorio. Ma nella palude nulla è come sembra…

finale davvero sorprendente, che ci lascia sorpresi e sconvolti

vi consiglio il romanzo, che si legge tutto d’un fiato in poche ore:

VOTO : 8/10

/ 5
Grazie per aver votato!

Pubblicato da lacuocaignorante

Lacuocaignorante è una grande curiosona ed ama cucinare, leggere, viaggiare. In una vita precedente (ovvero prima del matrimonio) ero un ingegnere meccanico. Oggi mi occupo del mio Maritozzo e dei nostri tre gatti, insegno materie scientifiche, realizzo siti internet e continuo ad istruirmi!