Perché a Pasqua è quasi d’obbligo consumare carne d’agnello? Scopriamolo insieme
AGNELLO PASQUALE: SIMBOLO DELLA PASQUA PER ECCELLENZA
Il piccolo della pecora, per la sua commovente innocenza, è il simbolo della creatura pura e candida. Sin dagli inizi del Cristianesimo, l’agnello è stato scelto come immagine di Cristo.
Simbolo di dolcezza, semplicità, innocenza, purezza ed obbedienza, l’agnello è sempre stato considerato l’animale sacrificale per eccellenza.
L’agnello è simbolo del candore e della fragilità della vita, soprattutto per le popolazioni seminomadi come quella ebraica.
Con l’offerta di un agnello il credente donava a Dio ciò che aveva di più bello, puro e prezioso.
L’agnello, per la religione ebraica prima e per quella cristiana poi, è il simbolo di sacrificio, e come tale più volte compare nell’Antico Testamento. Nell’Esodo (Esodo, 12, 1-9), a proposito della Pasqua ebraica, Dio disse a Mosè e Aronne: “Ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa”.
E poi ancora:
“In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con azzimi e con erbe amare. Non lo mangerete crudo, né bollito nell’acqua, ma solo arrostito al fuoco con la testa, le gambe e le viscere”.
Nel Nuovo Testamento, invece
Giovanni Battista dice di Gesù : “Ecco l’agnello di Dio: ecco Colui che toglie i peccati del mondo”.
Il venerdì santo Gesù prende su di sé i peccati dell’umanità e diventa capro espiatorio per tutti noi.
AGNELLO PASQUALE: PERCHÉ MANGIAMO CARNE DI AGNELLO A PASQUA?
L’agnello è, secondo la tradizione, uno dei piatti più rappresentativi della Pasqua. Immancabile su tutte le tavole, da Nord a Sud, l’agnello unisce anche Cattolici, Ortodossi ed Ebrei.
Sempre più discussa, questa tradizione ha origine nei rituali sacrificali della Pasqua ebraica.
Siccome il vero sacrificio era stato compiuto da Cristo, molti credenti sostengono che mangiare l’agnello a Pasqua non sia affatto una tradizione cristiana.
Sulla questione si espresse qualche anno fa Benedetto XVI. Nell’Omelia tenuta il 5 aprile 2007 in San Giovanni in Laterano, afferma:
“Gesù dunque ha celebrato la Pasqua senza agnello – no, non senza agnello: in luogo dell’agnello ha donato se stesso, il suo corpo e il suo sangue. “
Ratzinger non solo chiarisce che Cristo non seguì il rituale ebreo di mangiare agnello, ma definisce “nostalgico e privo di efficacia” il sacrificio dell’animale. Idea, ormai, condivisa da molti.
Nonostante discussioni e dibattiti secolari, comunque, la tradizione si è mantenuta viva e vegeta. Anzi. Si è perfino evoluta in singolari agnelli dolci, come nelle Marche e a Favara (Agrigento).
In generale, cibarsi dell’agnello durante la Pasqua era per gran parte della popolazione una delle poche occasioni per consumare carne. Un lusso che, durante il resto dell’anno, potevano concedersi in pochi.
AGNELLI DOLCI A FAVARA
In Sicilia, per Pasqua, si prepara un dolcissimo agnello di pasta reale (ottenuta dalla lavorazione a caldo di mandorle tritate, acqua e zucchero), completato da un ripieno a base di pasta di pistacchio.
Il dolce viene poi aromatizzato con vari aromi, come ad esempio limone e vaniglia. La classica decorazione è la “velata”, cioè zucchero fondente che copre l’intero Agnello, tranne testa e collo.
Per la ricetta dell’agnello di Favara, cliccate QUI
AGNELLO PASQUALE: A CASA IGNORANTE
Quest’anno abbiamo deciso di non consumare carne d’agnello per Pasqua. Infatti anche il Maritozzo si è lasciato commuovere dai miei continui appelli contro la “strage degli innocenti”!
Del resto, abbiamo deciso di festeggiare Pasqua con un brunch, invece del solito pranzo. E, al posto dell’agnello, mangeremo pasta alla pecorara e pallotte cacio e uova!