Questioni di sangue di Anna Vera Viva

Questioni di sangue è un giallo molto intrigante della scrittrice Anna Vera Viva. Vi racconto perché mi è piaciuto

Questioni di sangue. Un’indagine nel cuore segreto di Napoli 

Anna Vera Viva

Prima Pubblicazione : 2022

Editore : Garzanti

Questioni di sangue. Il libro

Il rione Sanità è un’isola. Un lungo ponte lo divide dal resto di Napoli. Qui, i vivi e i defunti convivono da secoli e non vi è posto, più di questo, in cui morte e vita siano così strettamente intrecciate.

Ed è qui che, dopo quarant’anni, due fratelli si rincontrano. Raffaele, dato in adozione giovanissimo alla morte della madre, ci torna come parroco della basilica di Santa Maria alla Sanità. Peppino, invece, è il boss del quartiere.

Due uomini che non potrebbero essere più diversi l’uno dall’altro. Eppure, il richiamo del sangue, ineludibile, li unisce. Un legame che è fonte di pericolo e tormento per entrambi. Quando la morte colpisce e un cadavere viene ritrovato in un appartamento del rione, le indagini, suffragate da un testimone poco affidabile, seguono un unico binario.

Quell’omicidio fa tirare un sospiro di sollievo a tante persone, ma Raffaele non si lascia abbindolare. Decide di rivolgere il suo sguardo, esperto della vita, proprio tra la sua gente, anche se questo significa guardare qualcuno di molto, forse troppo, vicino a lui.

Ma Raffaele non si è mai fermato davanti a nulla e non inizierà adesso. Sa bene che le sue indagini possono compromettere un equilibrio basato su regole non scritte e allo stesso tempo inderogabili, ma deve andare avanti. Perché la Sanità è un’isola e per navigare il mare che la circonda ci vogliono coraggio, passione e un concetto diverso di verità.

Nel suo romanzo, Anna Vera Viva ci guida in uno dei rioni più affascinanti del nostro paese. E, attraverso la potenza del sangue, ci fa conoscere l’animo umano e le sue contraddizioni. Dopo aver letto questo libro, l’eterno scontro tra bene e male avrà un sapore nuovo.

Questioni di sangue. L’autrice

Anna Vera Viva, salentina, si trasferisce a Napoli nel 1982. Scrive da molti anni ed è sceneggiatrice di docufilm e cortometraggi tra cui La consegna e Specchio delle mie brame, candidati al David di Donatello.

Le sue passioni sono viaggiare e gironzolare per musei e gallerie d’arte contemporanea. Soggiorna spesso a Parigi e tra le montagne abruzzesi.

Questioni di sangue : breve riassunto e commento personale

Un altro gran bel libro che aspettava da qualche mese di essere letto. Me lo aveva passato il Nipotino prima degli esami di maturità (i suoi, naturalmente!) e io lo avevo leggermente snobbato. Poi invece, in una delle notti insonni, sono andata a pescarlo tra i libri messi da parte dopo la maturità, sepolto tra biologia e matematica!

E l’ho divorato in poche ore. Innanzitutto per l’ambientazione e in secondo luogo per i protagonisti! Raffaele è un sacerdote giovane ed energico, deciso a fare del suo meglio per strappare i giovane del Rione Sanità da un destino segnato.

Peppino è suo fratello maggiore ed è il boss del quartiere! La loro storia vi commuoverà fino alle lacrime ma vi farete anche tante belle risate! Perché tra il bianco e il nero troviamo tante sfumature e spesso vittima e carnefice ci provocano la stessa repulsione.

In questo caso, poi, l’autrice ci regala dei cattivi privi di morale, ai quali pure vorremmo cercare delle “scusanti” ma che davvero ci appaiono gretti e meschini. La vita non fa sconti e per difendersi dalle sue brutture spesso non resta che dimenticare di avere un’anima.

Tra tutti i personaggi, i miei preferiti sono la perpetua Assuntina, una vera forza della natura, e la prostituta Rosetta. In particolare quest’ultima: a differenza dell’assassino, Rosa non lascia imbruttire dalle brutte esperienze e mantiene anzi una fede ben salda…

Provo a raccontarvi il romanzo, dopo avervi detto perché mi piace

Il piccolo Raffaele viene allontanato dal basso in cui vive con suo fratello maggiore e affidato ai servizi sociali… E’ il 1972. Nel 1982 il destino dei due fratelli sembra essere delineato: Raffele Iacono si prepara a entrare in seminario. Peppino Annunziata è diventato il boss del Rione Sanità.

Nella primavera del 2012, Raffaele ritorna finalmente a Napoli. Per uno strano scherzo del destino, gli è stata assegnata proprio la parrocchia in cui era nato e aveva vissuto prima di essere adottato dai signori Iacono, la basilica di Santa Maria alla Sanità.

Quarant’anni erano trascorsi, un tempo lunghissimo, in cui aveva creduto che i fantasmi del passato non sarebbero ricomparsi. Ma ora, tornando a Napoli, nel suo vecchio quartiere, si sarebbe trovato di fronte a scelte che pensava di non dover affrontare mai più.

Al suo arrivo nel rione, di fronte all’insolente curiosità di un gruppo di ragazzini, Raffaele è impagabile: prende a schiaffi un paio di loro e assesta una pedata nel sedere al capobanda. E il quartiere lo riconosce come “uno di loro”.

Fu come se, stracciato il velo delle apparenze, s’infrangesse anche il muro della diffidenza e la gente lo riconoscesse nella sostanza come uno di loro.

E ben presto è chiaro che dovrà scontrarsi con don Peppino, come tutti chiamano suo fratello maggiore.  Raffaele non esita a scagliarsi contro la mentalità vigente e si impegna a fondo per cercare di cambiare le cose. Soprattutto, cerca di dare ai giovani un’alternativa…

Grazie alla sua perpetua, Assuntina, conosce vita morte e miracoli di tutti gli abitanti del quartiere, che ci mettono poco ad accoglierlo e ad accertarlo.

Assuntina era stata il miglior dono e la peggiore disgrazia che gli fossero capitati dal giorno del suo arrivo a Napoli. Una chiacchierona che aveva la mania di riportargli ogni più piccolo pettegolezzo del quartiere, spesso senza chiedere il suo consenso, più spesso ignorando abilmente il suo dissenso. Ma lei era fatta così e non c’era nulla da fare. Tutto sommato, gli faceva piacere conoscere meglio le vite dei suoi parrocchiani, ma avrebbe preferito un modo più pacato rispetto ai fiumi di parole con cui lei lo travolgeva.

Soprattutto, la perpetua è una cuoca eccellente, che ama viziare quel sacerdote grande e grosso. E da Assuntina scopre che il rione è funestato da un agente di polizia, Renato Capece, dedito ad attività poco legali.

«Renato Capece fa il poliziotto. Ma è davvero un brutto soggetto, prepotente e arrogante. E poi, tutti sanno che fa il cravattaro, presta soldi a interessi altissimi alla povera gente, e tante volte la rovina.»

Qualche giorno dopo, in canonica si presentano Amalia e Federico, sorella e nipote di Capece. Subito Raffaele prende sotto la sua ala protettiva Federico, timido e silenzioso. Intanto le sue parole iniziano a fare breccia nei fedeli.

In un’omelia aveva ribadito a tutti la necessità di ribellarsi ai soprusi, denunciando chi, con la forza della violenza e dell’intimidazione, s’impadronisce delle vite altrui per spingerle verso il baratro del peccato.

E per rimetterlo al suo posto si presenta da lui don Peppino. Che non riconosce nel sacerdote che si ritrova davanti il fratello minore e non esita a minacciarlo.

In chiesa poi ha modo di ascoltare il racconto di una delle vittime degli abusi di Capece, la prostituta Rosetta. Quando nota che la ragazza è stata brutalmente picchiata dal poliziotto, non ci vede più e si reca a casa del fratello: vuole che rimetta al suo posto Capece e protegga Rosetta, visto che “lavora per lui”. Peppino è esasperato e divertito da quel prete:

Quel prete, nonostante la faccia tosta e uno sprezzo del pericolo da incosciente, gli piaceva. Un paladino senza paura. Un gladiatore, più che un prete. Quanto erano rari gli uomini di quella statura. Dritti e impavidi. Torrenti che correvano impetuosi sulla strada che il loro ideale di giustizia tracciava.

Raffaele comprende che dietro la facciata del “duro”, Peppino nasconde un cuore d’oro e non esita a disturbarlo in diverse occasioni, senza mai rivelargli di essere il fratello.

Intanto si verifica un omicidio: Renato Capece è stato brutalmente assassinato nel suo appartamento. A scoprirlo la sorella e il nipote. Sul posto arriva l’ispettore Carmine Vitiello, che sa già che dovrà muoversi con molta attenzione.

Quell’indagine nasce male: bisgnerà a tutti i costi evitare di gettare fango sul collega ucciso. Vitiello è un ottimo poliziotto ma a sessant’anni è stanco:

Stanco di avere a che fare con vittime che quasi mai aveva potuto definire innocenti. Stanco di un sistema che osteggiava il lavoro delle forze dell’ordine in ogni modo. Stanco, soprattutto, di aspirare col contagocce acqua da un oceano di male. Il morto che aveva davanti era un poliziotto dell’Antidroga, il che rendeva il caso gravissimo. I media ci avrebbero banchettato per settimane.  Da voci di corridoio aveva intuito che neppure in questo caso si trattava di una vittima innocente.

Il giorno successivo all’omicidio, Assuntina ha una notizia bomba: la polizia ha già per le mani il colpevole perfetto: Totore! A quanto pare aveva un grosso debito con Capece e un testimone lo ha visto sul luogo del delitto. Dopo aver rassicurato Totore, Raffaele affronta Peppino; teme infatti che sia lui l’assassino.

«Insomma, lei è venuto a chiedermi se l’ho ucciso io per farle un favore?» domandò ironico.

Ma Peppino lo rassicura e i due si separano in malo modo…

Deciso a scagionare il povero Totore, Raffaele inizia a indagare con la sua perpetua. Conosce così Anna D’Arco, la fidanzata di Capece, e suo padre, medico e professore universitario. La nascita del nipote convince il prete a rivelare la sua vera identità a don Peppino

nel momento stesso in cui aveva saputo della nascita del nipote, aveva deciso di riavere la sua famiglia. Comunque fosse, da chiunque fosse composta. Banditi, boss o delinquenti, non importava più. Era la sua famiglia e la rivoleva a tutti i costi.

Con Raffaele anche noi ci sentiamo più leggeri dopo aver salutato Peppino. Intanto Raffaele prosegue la sua ricerca della verità. Spera ancora di trovare le prove che consentano all’ispettore Vitiello di riaprire il caso e liberare Totore, ma non sa più dove cercare.

Troppi sembrano i nemici di Capece. Il più antipatico di tutti è il professor D’Arco, il futuro suocero di Renato Capece. Raffaele proprio non riesce a sopportarlo e davanti alla scortesia gratuita dell’uomo non resiste… E così gli toccano i rimproveri dell’arcivescovo, arrabbiato con lui per essere andato a disturbare una così brava persona.

E dopo aver celebrato il funerale della vittima, ha l’intuizione geniale.

Una grossa menzogna gli era stata detta, di questo ne era sicuro. Ma perché? A che scopo? 

Ma per liberare un innocente e mandare in prigione i responsabili, Raffaele ha bisogno dell’aiuto di Peppino… che non esita nel fornirglielo.

Un romanzo che vi consiglio

VOTO : 10/10

5,0 / 5
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Pubblicato da lacuocaignorante

Lacuocaignorante è una grande curiosona ed ama cucinare, leggere, viaggiare. In una vita precedente (ovvero prima del matrimonio) ero un ingegnere meccanico. Oggi mi occupo del mio Maritozzo e dei nostri tre gatti, insegno materie scientifiche, realizzo siti internet e continuo ad istruirmi!