Perché Yellow non correrà. Ricette e ricerche

Perché Yellow non correrà

La seconda indagine del Commissario Melis

Del libro abbiamo già parlato.
Per non appesantire troppo l’articolo con la trama, ho preferito dedicare un post a parte al riassunto di Perché Yellow non correrà.

Numerosi gli spunti di approfondimento che meritavano la mia attenzione e, spero, anche la vostra.

ATTENZIONE : CONTIENE SPOILER

Se non volete anticipazioni sul romanzo, vi consiglio di tornare su questo articolo solo dopo aver letto il libro!

Perché Yellow non correrà. LA TRAMA

Premio d’Aprile 1980: Ippodromo di San Siro, Milano. Un uomo viene trovato morto con due colpi di pistola alla testa. Non ha documenti e non è possibile identificarlo.

Altro giorno, altro omicidio: un barbùn, trovato ucciso con ferocia nello squallore e nella disperazione che circonda i margini della Stazione Centrale.

Le indagini sono affidate al commissario Norberto Melis e alla sua squadra. Mani diverse? È tutto come sembra? O il passato, e la preziosa biblioteca magico-alchemica trafugata nella Seconda Guerra Mondiale non sono che una pista apparente?

Perché Yellow non correrà. IL RIASSUNTO

L’ingegnere Claudio Galliera, alto dirigente dell’ENI in pensione, viene trovato ammazzato con due colpi di pistola alla testa all’ippodromo di San Siro. Il commissario Melis si occupa delle indagini.

Gli indizi indicano direzioni apparentemente contrastanti. Si deve scoprire il movente se si vuole arrivare al colpevole. La vittima ha un passato fatto di viaggi in terre lontane ma risulta legato ancora agli anni della Seconda Guerra Mondiale, quando i nazisti, ritirandosi dall’Italia, trafugarono, con molte altre opere d’arte, una preziosa biblioteca di libri dell’occulto. E poi il luogo dell’omicidio, che fa pensare al mondo dell’ippica.

 

La soluzione dei delitti (l’ingegnere e anche il barbone) verrà trovata sia grazie al minuzioso lavoro della squadra, sia grazie ad una piccola botta di fortuna. L’ostinazione di Melis, che non si è arreso di fronte alle porte chiuse, alle piste sbagliate, verrà premiata….

Perché Yellow non correrà. DOMANDA FONDAMENTALE

perché chiamare Yellow un cavallo? Perché è biondo!

Ho dovuto rileggere due volte il romanzo per capire il nome del cavallo!

Seconda domanda, ancora senza risposta: che c’entra Yellow???

Non si capisce…

Perché Yellow non correrà. GLI APPROFONDIMENTI

Dall’introduzione:

“La presenza, tra i personaggi, di una figura storica come Rodolfo Siviero intende costituire un modesto omaggio a uno di quegli Italiani, né furono pochi dall’Unità a oggi, che hanno rappresentato la nazione meglio di quanto essa meriti.

Tutte le frase attribuitegli […] sono tratte più o meno fedelmente dai suoi scritti, e in particolare da L’Arte e il Nazismo (Cantini, Firenze, 1984), senza comunque mai tradirne il senso.

E altrettanto si dica per Pio Bruni, prodotto d’una classe di gentiluomini della quale s’è ormai perso lo stampo. Per il resto, come si usa dire, ogni riferimento a fatti e persone reali è puramente casuale”.

UN EROE DIMENTICATO

Ma chi è Rodolfo Siviero? Per la sua biografia vi rimando a Wikipedia: clicca QUI

Viene definito “Il Monument Man Italiano”. Ovvero, come si legge su un articolo de Il Giornale

Rodolfo Siviero è stato il più esperto cacciatore di opere d’arte e beni culturali. Un “monument man” italiano di straordinaria abilità, cui si deve il recupero di centinaia di capolavori depredati dai nazisti in Italia dal 1938 al 1945 e dispersi o trafugati dal dopoguerra alla sua morte, nel 1983.

Senza la sua azione investigativa ostinata e spregiudicata oggi l’Italia sarebbe priva di un pezzo rilevante di storia identitaria

SIVIERO E GALLIERA

Siviero aveva conosciuto Galliera nel periodo successivo alla fine della seconda guerra mondiale, quando avevano collaborato per recuperare le opere rubate dai nazisti. Mentre parla con Melis, il ministro confida, impietoso:

«La Borghesia svizzera è specialista in alberghi, quella tedesca in pistole automatiche e quella italiana in partiti di centro, dove una mano lava l’altra e tutte e due lavano il viso».

:E, poco dopo

«Galliera non aveva ancora imparato che nella vita, per far carriera, non ci vuole coraggio»

Solo alla fine del romanzo comprenderemo quanto questa frase fosse giusta. Sarà infatti il coraggio di Galliera il “primo motore”, la causa della “serie di sfortunati eventi”.

Ci piace Siviero, di cui mai avevo sentito parlare, e piace pure a Melis, che lo osserva attentamente:

«Quell’uomo stava ancora guardando un altrove, anni atroci che tuttavia coincidevano con la sua giovinezza, con lo spendersi nell’azione, con il convincimento, tra i pericoli e la morte, di essere eterni, più della terra e del cielo, più della vita stessa»

C’è PURE SHAKESPEARE…

Dalle parole del collega ed amico Guglielmo Crollalanza (ovvero William Shakespeare!), apprendiamo che Galliera era un uomo molto generoso :

«Quasi tutti gli interventi condotti da lui per conto dell’ENI contemplavano forme di aiuto per le popolazioni locali»

Insomma, dalle indagini di Melis emerge un personaggio che non avrebbe dovuto morire. Non come un comune criminale. Il ritratto più bello del defunto ce lo regala la vedova Sommaruga, Madame De Forcheville. E’ lei a dare un nome allo sconosciuto ucciso a San Siro. Melis resta conquistato da questa gran signora.

MODI DI DIRE 1

Dalla delicata Mme De Forcheville, apprendiamo un modo di dire d’Oltralpe: «Payer en monnaie d’Anglais», cioè pagare in moneta inglese

«voleva dire prendere a pugni. Era appena nata la nobile arte della boxe»

CENE  E CENETTE

All’indagine si intreccia spesso la vita dei personaggi. Ad esempio, prendiamo parte alla cena di compleanno di Melis. E ritroviamo Massimo Frangipane, il raffinato gay proprietario della casa editrice Scinzezeler, che avevamo conosciuto ne Il maestro dalla testa sfondata.

Nel corso della cena, Frangipane fa servire un delizioso RISO AL LIMONE. Un piatto che non sentivo nominare da oltre trent’anni…e dire che sono cresciuta con questo “manicaretto”!

Appena il Maritozzo potrà tornare a mangiare, lo preparerò…

Frangipane è in gran spolvero, aiutato anche da qualche bicchiere di champagne:

«Il Galateo nasce esclusivamente per marcare i confini sociali: inventiamo i coltelli da pesce, le posate da asparagi e chi non le ha è un cafone. Chi svuota il bicchiere è un morto di fame. Chi inclina il piatto, pure. Ma per salvare la forma, noi in Occidente si condanna spesso la sostanza».

E, poco dopo, commentando la presenza in numerosi governi della Repubblica di «gente che il ventennio fascista l’ha attraversato in gondola», afferma:

«L’Italia è una nazione che espone la propria marmaglia come bandiere alle finestre. Un Paese cafone e orfano della propria storia. Un Paese protofascista per  natura profonda. Venisse un piazzista di aspirapolveri a promettere il paese dei balocchi, gli italiani, con voto democratico, sarebbero capaci di portarlo a Palazzo Chigi».

La battuta migliore? Gliela porge su un piatto d’argento la PR Ginevra Consalvi :

«A Roma c’è il Papa, a Venezia c’è l’acqua alta, a Firenze i turisti, in Friuli i terremoti, in Campania la camorra, in Sicilia la Mafia: e a Milano?». «I Milanesi», rispose laconico Frangipane.

MA RITORNIAMO ALLA TRAMA…

Come mai Galliera, poche settimane prima di morire, aveva detto a Mme De Forcheville che stava occupandosi di mobili particolari? Cento pagine dopo scopriamo che questi mobili sono…casse da morto!!! Bare!

IL REBLOCHON, QUESTO SCONOSCIUTO

Sempre Frangipane, acquista del Reblochon. Che sarà mai?

Da Wikipedia, impariamo che

Il Reblochon o Reblochon di Savoia è un formaggio francese a pasta pressata da latte crudo di vacca. Viene prodotto in Alta Savoia e, dal 1964, anche sul versante alpino italiano. Il Reblochon di Savoia venne prodotto per la prima volta nella valle di Thônes, in Alta Savoia, nel XIII secolo. Gli allevatori dovevano ai proprietari terrieri degli alpeggi un affitto proporzionale alla quantità di latte prodotto: il giorno della misurazione della produzione, gli allevatori tiravano meno latte dalle mucche per autoridursi la quota da pagare. Una volta partito il proprietario, l’allevatore finiva il lavoro, effettuando una seconda mungitura: ossia ri-tirava il latte (in francese, Il re-blochait). Con il latte risparmiato alla quota veniva prodotto il formaggio che prende il nome da questa usanza. Dal 1958 il Reblochon gode del marchio AOC, il nostro DOP (Appellation d’Origine Protégée europea), Il reblochon viene adoperato per preparare la tartiflette.

SECONDA RICETTA GUSTOSA: LA TARTIFLETTE

La tartiflette è un piatto tipico del’Alta Savoia a base di patate lesse, condite con cipolla, stufata con vino bianco, lardo o pancetta e fonduta di Reblochon. Clicca QUI per la ricetta e per altre informazioni sul formaggio.

Sempre secondo Frangipane, Galliera poteva essere un informatore dei servizi segreti

«ENI vuol dire petrolio. Magari sapeva tutto sulla morte di Mattei» (pag 423)

Enrico Mattei è stato un dirigente pubblico, partigiano, politico e imprenditore italiano. Vedi QUI per la sua biografia. Morì nel 1962 in un incidente aereo…Fu un attentato o un guasto meccanico??? Non si sa…intanto ho letto diversi libri sulla vicenda. Tra essi, Pier Paolo Pasolini, Petrolio. L’ultimo è IL CASO MATTEI, di Vincenzo Calia e Sabrina Pisu.

LE FRASI FATTE DI GIOSUÈ LAMBIASE

Le espressioni usate dall’agente semplice Lambiase sono impagabili. Napoletano DOCG, ha una nonna abruzzese, ed è uno dei personaggi secondari usato da Tuzzi per alleggerire l’atmosfera. Già nel precedente romanzo avevamo avuto modo di apprezzarlo. Stavolta si supera in più occasioni. Si va dal Simbolo faunico all’orbi e furbi, fino al mitico «Stiamo indagando a 365 gradi», un grado per ogni giorno dell’anno!

L’INDAGINE PROSEGUE

Intanto salta fuori il nome della vedova Sommaruga, Mme di Forcheville. E Melis è terrorizzato che alla donna accada qualcosa. Purtroppo ha ragione e la gentildonna viene uccisa insieme al suo fedele cagnolino Toupie…

Confesso di aver pianto come una fontanella.

Il bandolo della matassa (il bombolo, per dirla con Lambiase), lo trova Iurilli. Riconosce il morto sul treno. Raul Pedrani, un noto assassino. Che ci faceva sul treno per Bologna? e chi lo ha assoldato per uccidere Galliera e Mme de Forcheville? Chi l’ha ucciso, s’è preso la sua Walther PPK calibro 9…

IL SUPPOSTA E I SERVIZI DEVIATI

Tutti pensano che siano coinvolti i Servizi Deviati, tranne Melis, che ammette :

«Se Galliera era legato ai servizi…lo sapremo. Se questo è un omicidio di Stato, insabbieranno il caso e buonanotte».

Per saperne di più, Melis incontra Domenico Giambra, detto Supposta, un altro personaggio che Tuzzi tratteggia magistralmente:

«era un funzionario della Digos milanese. Segni particolari: una naturale attrazione per i lati più in ombra del potere, e il piacere di esercitarlo, quel potere, in modi obliqui».

A lui Melis chiede se Galliera era in qualche modo venuto a conoscenza di informazioni “sensibili” :

«prima di iniziare un giro di indagini che potrebbe forse interferire con le vostre, ho pensato che tu avresti trovato più semplice sondare prima i tuoi informatori».

PARATI, BRASILE

Ma Galliera risulta estraneo ai servizi… L’ingegnere aveva una “famiglia” in Brasile, a Paratì. A quanto pare, Paratì non è proprio la città più brutta del mondo. Su La Stampa di qualche anno fa compariva il  titolo.

Paraty: un gioiello sulla Costa Verde brasiliana – Un’antica città che racconta il Brasile e dà il meglio di questa terra: colori, spiagge, musica e cultura.

Insomma, un bel posto per le vacanze!

UN’ALTRA PERLA

Massimo Frangipane è un uomo in cui mi riconosco molto. Lo ammetto. Anch’io mi chiedo spesso:

«Perché noi italiani non sappiamo rispettare il nostro passato come sanno fare gli altri popoli? perché noi siamo un popolo senza storia, senza memoria, senza nemmeno il rispetto della nostra lingua, senza il senso della nostra dignità….Un paese privo di dignità» (p 509)

Ancora una nota : i QUILOMBOS erano comunità formate da schiavi africani fuggiti dalla piantagioni in Brasile. Se vi è capitato di vedere il film dedicato alla vita di Pelè, ne parla al futuro grande calciatore il suo scopritore, per convincerlo a non abbandonare il Santos…

RICETTA NUMERO TRE

Ce la regala il commissario… un anacoreta nell’aspetto, sempre più pallido e magro…eppure ama mangiare e si regala diversi pasti “luculliani”. Durante un pranzo con Fiorenza, i due mangiano Osei Scampai, ovvero uccelli scappati.

Sono spiedini di carne e devono il loro nome al fatto che, al tempo che fu,  si usava arrostire sugli spiedi gli uccelli cacciati e, in tempi di magra, si sostituivano i volatili con degli involtini di carne che, per forma, li ricordavano: gli uccelli , in quel caso erano ironicamente “scappati”.

Si tratta di un secondo piatto a base di carne di origine contadina in particolare di due regioni italiane, il Veneto e le Lombardia. Si tratta di spiedini realizzati alternando cubetti di pancetta, foglie di salvia e involtini di carne. Al di là delle proprie origini, gli uccelli scapati sono una portata che viene tutt’oggi preparata in diverse regioni italiane; a seconda delle zone esistono alcune differenze tra cui l’uso delle salsiccia, del fegato, della mortadella o della pancetta nel ripieno degli involtini. La carne utilizzata per gli stessi involtini può variare notevolmente: dal lombo di maiale, come previsto dalla nostra ricetta, fino alla carne di vitello.

Il nome della ricetta deriva dal nome dialettale del piatto, i famosi osei scampai: pare che durante la stagione della caccia, gli uccelli catturati venissero cotti e mangiati allo spiedo. A seguito di giornate infruttuose gli uccelli venivano sostituiti con pezzi di carne vari (a seconda di ciò che si aveva a disposizione). I pezzi di carne preparati in involtini somigliavano ai piccoli uccelli che venivano ironicamente detti scappati o scapati. Gli uccelli scappati sono ottimi se serviti con polenta morbida o con il purè di patate.

RITORNIAMO ALL’INDAGINE

Iurilli si traveste da barbone per ridare dignità al suo cadavere, il barbone dimenticato. Scopre così che si chiamava Diego e che veniva dalla Sardegna. Era a Milano da un paio di anni e si portava sempre dietro un pacchetto. Scomparso.

<<Ora si può fare>> dice Iurilli al suo vecchio capo. E trova i parenti del povero barbone, grazie all’intuizione del maresciallo Gavino Pes, dei carabinieri di Nuoro. Siddi Diego, nato a Malagunas il 9 febbraio 1950. <<Ha lasciato la famiglia 4 o 5 anni fa>>. E si offre di fermarsi a Milano mentre è diretto a Francoforte (<<mio figlio Bachisio dirige lì la sede di una banca italiana>>) per raccontare a Iurilli la storia dei Siddi.

Pietro, il padre ,<<è il maniscalco del paese, uno degli ultimi di tutto il Marghine…Bonaria, sua figlia, è veterinaria>> . E Pes racconta…<<In principio erano i Marchesi di Escalaplano>>. Diego, secondo le leggende locali, sarebbe l’ultimo erede della famiglia. A lui contende il titolo Guido Damacuta, figlio del fratellastro di Diego.  Prima di morire, don Ferrante Escalaplano gli avrebbe affidato un segreto…qualcosa di molto prezioso…

LA SVOLTA E IL CASO…

Guido vive ormai da anni a Milano! Forse Iurilli ha imboccato finalmente la pista giusta…ma cade su una pallina dimenticata dal figlio e si spacca la caviglia! A Melis portare avanti anche l’indagine su Siddi. Così a Massimo D’Aiuto, il bello della squadra, spetta il compito di stare accanto a Bonaria Siddi.

Giambra intanto comunica a Melis che un avvocato <<forse ha qualcosa di interessante>> su Galliera. E chiede a Melis perché se la prenda tanto per questo omicidio.

<<Perché hanno ucciso due persone più che oneste. Perché hanno ucciso due persone che rendevano questo mondo meno schifoso di quello che è>> (p 514)

D’Aiuto, oltre a Bonaria, si becca pure una coltellata al cuore. Per fortuna si salva e Bonaria lo assiste amorevole, dopo aver riconosciuto il fratello…Nozze in vista per il bel siciliano!

Nel frattempo Melis conosce Camisasca, avvocato vicino al MSI, che era stato appena nominato anche da Guido Damacuta. E sappiamo bene che le coincidenze non esistono…

MODI DI DIRE 2

Frangipane spiega a D’Aiuto e Lambiase, il siculo e il napoletano, perchè si dice “ricchione” per indicare un invertito (considerate che il linguaggio e la morale sono degli anni 80 del XX secolo). Vi ricordo pure che Massimo è noto gay:

<<Prima dei motori, sulle navi impegnate su lunghe rotte, si imbarcava un giovane mozzo destinato a soddisfare i bisogni erotici dell’equipaggio, Questo giovane portava come segno di riconoscimento un orecchino all’orecchio sinistro…A Venezia lo si chiamava “il moso da culo”…>> (scusate il linguaggio, ma era troppo interessante la nota linguistica) (p 514)

Sarà proprio Frangipane a dare la dritta giusta a Melis e a portarlo sulle tracce dei responsabili delle morti di Galliera e Mme de Forcheville…

Altro che servizi deviati, altro che scommesse clandestine, altro che furti nazisti…Segui il denaro…dicono a CSI… E scatta l’operazione Neve in estate (a buon intenditor…)

Ahimè, Ingellis, noto come Gli Ori di Taranto, rimane ucciso:

<<la morte data o subita, faceva parte del loro mestiere. Chi evitava di darla era bravo quanto e più di chi evitava di subirla>>.

Intanto dal Premio di Aprile si arriva al Gran Premio d’Italia. Yellow vince a mani basse. Resta ancora da capire chi ha ucciso Diego…

EPILOGO

Si deve arrivare a settembre per la conclusione di entrambe le indagini

Tuzzi ci regala pagine di storia italiana… ci racconta l’estate del 1980, una delle peggiori della recente storia mondiale.

A Londra salta fuori il famoso pacchetto di Diego…e finalmente anche il povero barbun ottiene giustizia.

ULTIMA RICETTA

Ci scappa pure l’ultima specialità culinaria…Fagioli in fiasco! Invece del coppo, in Toscana usano il fiasco!

Una ricetta da provare assolutamente!

Perché Yellow non correrà. CONCLUSIONI

Leggere un libro di Tuzzi è un’esperienza unica. Molto più di un giallo, ho scoperto che non si può affrontare come fosse una distrazione…bisogna essere ben concentrati. In questo caso, non solo non ci si annoia, ma si imparano tante cose nuove.

VOTO 10/10

 

 

/ 5
Grazie per aver votato!

Pubblicato da lacuocaignorante

Lacuocaignorante è una grande curiosona ed ama cucinare, leggere, viaggiare. In una vita precedente (ovvero prima del matrimonio) ero un ingegnere meccanico. Oggi mi occupo del mio Maritozzo e dei nostri tre gatti, insegno materie scientifiche, realizzo siti internet e continuo ad istruirmi!