LAND GRABBING di Stefano Liberti

Un libro al giorno oggi ci porta a conoscere Land Grabbing di Stefano Liberti. Un libro  inchiesta molto interessante, che tratta un tema ancora poco noto al grande pubblico…Quello dell’accaparramento delle risorse naturali.  Dopo aver parlato delle rotte dei migranti, vediamo che facciamo per non farli venire da noi…(ironico)

 

Land grabbing. Come il mercato delle terre crea il nuovo colonialismo

di Liberti Stefano

Pagine: 244 p

Editore: minimum fax

Prima Edizione: 19 luglio 2011

 

Land grabbing. Descrizione

Stefano Liberti, giornalista vincitore nel 2010 del prestigioso premio Indro Montanelli torna in libreria dopo A sud di Lampedusa con il primo reportage al mondo sull’allarmante e dilagante fenomeno del land grabbing.

A partire dalla crisi alimentare e finanziaria del 2007, paesi come l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi, la Libia, la Corea del Sud, che dispongono di grandi risorse economiche ma non di spazi sufficienti per garantire la sicurezza alimentare ai propri abitanti, hanno cominciato a negoziare l’acquisto e l’affitto di enormi quantità di terra nelle nazioni africane o sudamericane.

Lo stesso stanno facendo le grandi multinazionali dell’agrobusiness – interessate a creare sterminate piantagioni per la produzione di biocarburanti – nonché una serie di società finanziarie, che hanno compreso che l’investimento in terra può garantire ricavi sempre più alti e sicuri.

Questa corsa all’accaparramento delle terre, detta land grabbing, nasconde però una forma insidiosa di sfruttamento e rischia di instaurare un nuovo colonialismo.

Viaggiando fra le valli dell’Etiopia, le foreste dell’Amazzonia, la borsa di Chicago, le convention finanziarie a Ginevra, gli uffici della FAO, Liberti porta per la prima volta alla luce in ogni sua componente questo fenomeno complesso, e ci spiega come i legami fra politica internazionale e mercato globalizzato stiano cambiando il volto del mondo in cui viviamo.

LAND GRABBING : CHE COS’È

Letteralmente il termine inglese si può tradurre con «accaparramento della terra». Secondo Wikipedia, l’espressione:

identifica una controversa questione economica e geopolitica venuta alla ribalta nel primo decennio del XXI secolo, riguardante gli effetti di pratiche di acquisizione su larga scala di terreni agricoli in paesi in via di sviluppo, che si realizzano mediante affitto, o acquisto, di grandi estensioni agrarie da parte di imprese transnazionali, governi stranieri, o singoli soggetti privati.

Sebbene il ricorso a simili pratiche sia stato assai diffuso nel corso della storia umana, il fenomeno ha assunto una particolare connotazione a partire dagli anni 2007-2008, quando l’acquisizione di terre è stata stimolata e guidata dagli effetti della crisi dei prezzi agricoli registratasi in quegli anni e dalla conseguente volontà, da parte di alcuni paesi, di assicurarsi i propri approvvigionamenti e le proprie riserve alimentari al fine di tutelare interessi nazionali alla sovranità e alla sicurezza in campo alimentare.

Invece la Treccani dà una definizione molto più negativa (vedi QUI). Infatti land grabbing è:

Espressione riferita al fenomeno del furto o accaparramento di terra sviluppatosi in maniera esponenziale soprattutto nel corso del primo decennio del 21° secolo.

Per consentirne una migliore comprensione in occasione della conferenza di Tirana dell’International land coalition, nel maggio 2011, è stata adottata una formale definizione, che restringe il campo d’applicazione a specifiche fattispecie.

Sono state classificate come land grabbing. le concessioni o acquisizioni fondiarie che implicano:

  • la violazione dei diritti umani, in particolar modo dei diritti delle donne;
  • l’assenza di consenso preventivo, libero e consapevole da parte delle persone espropriate della terra, in particolare dei popoli indigeni;
  • l’assenza di studi adeguati sull’impatto ambientale, sociale ed economico dell’investimento;
  • la mancata stipulazione di accordi scritti che determinino preventivamente la distribuzione di utili e ulteriori oneri a carico dell’azienda;
  • l’assenza di partecipazione democratica nella negoziazione del progetto da parte delle comunità interessate.

Secondo le ricerche più accreditate, tra il 2000 e il 2012 sono stati acquistati (ceduti) o affittati a 40-50 e fino a 99 anni circa 203 milioni di ettari: una superficie pari alle dimensioni dell’Europa nord-occidentale.

LAND GRABBING. IL LIBRO DI LIBERTI

Liberti è stato tra i primi ad occuparsi del tema in maniera sistematica e chiara. Con questo saggio ci accompagna in un viaggio attorno al mondo che ci permette di farci un’idea di quale sia la portata del fenomeno e delle sue conseguenze. Ci fa conoscere il pensiero di chi subisce il fenomeno e di chi invece lo incentiva, senza dare giudizi.

Infatti resta sempre abbastanza obiettivo e, quando dà la sua opinione, siamo ben consapevoli del suo pensiero. Insomma, un gran bel lavoro, dagli altopiani d’Etiopia alla Borsa alimentare di Chicago, passando per la conferenza mondiale della FAO a Roma e per Ginevra.

E chi lo sapeva che in Etiopia esistono terreni così fertili da fare impallidire la Pianura Padana! Io pensavo fosse completamente sterile!

Il libro si ricollega direttamente al successivo, I Signori del Cibo, di cui vi parlerò domani. Per questo ho deciso di rileggerlo e ve lo consiglio. Infatti temo proprio che il fenomeno interesserà presto anche il Fucino…

VOTO : 9/10


Vi posto l’introduzione, senza sprecare troppe parole… (da http://www.minimaetmoralia.it/wp/land-grabbing-stefano-liberti/)

«oggi più che mai è in atto una corsa all’acquisizione di terre arabili nel sud del mondo – in modo particolarmente virulento nell’Africa sub-sahariana – da parte di gruppi stranieri che hanno interesse a produrre colture alimentari o carburanti alternativi per il mercato estero. Siano società saudite che investono in Etiopia per produrre riso, o fondi di investimento europei che partecipano a una produzione di bio-carburanti in Senegal o gruppi brasiliani che ottengono centinaia di migliaia di ettari in Mozambico per coltivare soia da esportare sui mercati asiatici, il movimento appare senza sosta. …

Il «land grabbing» – l’accaparramento delle terre – è il nuovo terreno di conquista di avventurieri e businessmen, di stati ansiosi di garantire l’approvvigionamento di cibo ai propri cittadini e di finanzieri desiderosi di moltiplicare i propri profitti.

La corsa alle terre è la conseguenza diretta della crisi alimentare scoppiata nel 2007-2008, quando i prezzi dei generi di prima necessità – come il riso, il grano, il mais – sono schizzati alle stelle.

Quell’aumento è stato in buona parte dovuto allo shock finanziario che aveva precedentemente investito Wall Street e trascinato nel gorgo le borse di mezzo mondo. Scottati dal crollo del mercato azionario, molti investitori si sono gettati sui «beni rifugio», come i prodotti alimentari di base e le terre. Il cibo e la sua produzione sono improvvisamente diventati il business del futuro.

Questo libro cerca … di capire chi sono coloro che stanno acquisendo terreni in mezzo mondo. Cerca di comprendere le ragioni, le ambizioni, i calcoli che stanno dietro al passaggio di mano di milioni di ettari. Interroga i governi che danno in affitto parti del proprio territorio; dà la parola ai piccoli contadini che combattono contro gli espropri; interloquisce con gli investitori che queste terre stanno acquisendo….

… Ho tentato di ricostruirne le cause; di afferrarne le linee guida, di prevederne gli sviluppi; proponendomi sempre di non cancellare le sfaccettature e di andare al di là di una facile dicotomia tra cattivi accaparratori e poveri contadini espropriati.

Perché se il risultato visibile è soprattutto questo – migliaia di piccoli agricoltori che perdono le terre – non si può nemmeno solo ridurre il land grabbing a un movimento di spoliazione neo-coloniale messo in atto da alcuni stati o da alcune società private nei confronti di altri paesi dalla governance traballante.

Questa lettura, che pure è in parte corretta, è limitata, perché elude altri aspetti fondamentali del quadro generale, come la mancanza totale di investimenti in agricoltura nel Sud del mondo negli ultimi vent’anni o le esigenze di ottenere risorse alimentari sicure da parte di paesi dalla morfologia sfortunata, come quelli del Golfo persico.

La corsa alle terre scatena giustamente ansie e passioni, dal momento che investe quel bene primario e fondamentale che è il cibo. Interroga un modello di sviluppo – quello dell’aumento della produttività a ogni costo – che è anche un modello culturale.

Ma, al di là delle speculazioni finanziarie, dei facili arricchimenti e della malafede di alcuni governi corrotti che svendono le proprie risorse, sullo sfondo si affaccia una questione che è sempre più ineludibile nel nostro futuro: l’aumento della popolazione mondiale e la conseguente diminuzione del cibo a disposizione di tutti....

Dal 2011 a oggi alcune cose sono effettivamente cambiate.

Alcuni progetti che ho visto nascere sono falliti o sono stati sospesi…; altri ancora hanno conosciuto una straordinaria accelerazione. Nuovi gruppi si sono lanciati nell’acquisizione di terre e nuovi paesi hanno messo sul mercato centinaia di migliaia di ettari.

Dal punto di vista degli investimenti, il trend è rimasto immutato. Anche perché il contesto economico globale non ha subito grandi modifiche: la crisi del settore azionario tradizionale rimane acuta; i gruppi della finanza continuano a puntare sulla terra e sulla produzione alimentare come bene rifugio.

Quello che è cambiato di più in questi ultimi tempi …è la percezione che (del fenomeno) hanno gli attori protagonisti: gli investitori, le organizzazioni contadine, i governi.

I primi si sono fatti più guardinghi: sanno che sono sotto accusa da parte delle Ong internazionali, sono attaccati dagli attivisti, sono monitorati dalla stampa internazionale….

Le organizzazioni contadine dal canto loro si sono consorziate, si sono rafforzate. E hanno fatto sentire la propria voce….

Il risultato del dialogo tra governi, società civile, investitori – un dialogo frammentario, spesso carico di incomprensioni e di diffidenza reciproche – sarà cruciale per capire come si struttureranno gli equilibri agricoli e sociali del sud del mondo.

Sarà cruciale per capire …se è possibile, nel limite degli interessi reciproci che non sempre coincidono, immaginare che tutti gli attori di questa corsa alla terra – investitori, governi, associazioni di base e organizzazioni internazionali – trovino una sintesi d’azione che porti a una regolamentazione più sensata di questo fenomeno preoccupante che sta mutando i contorni del pianeta.

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Pubblicato da lacuocaignorante

Lacuocaignorante è una grande curiosona ed ama cucinare, leggere, viaggiare. In una vita precedente (ovvero prima del matrimonio) ero un ingegnere meccanico. Oggi mi occupo del mio Maritozzo e dei nostri tre gatti, insegno materie scientifiche, realizzo siti internet e continuo ad istruirmi!