A SUD DI LAMPEDUSA

.A SUD DI LAMPEDUSA è stato il libro che mi ha fatto conoscere il giornalista Stefano Liberti. Ho potuto così conoscere aspetti del fenomeno dell’immigrazione che ci sono per lo più ignoti.

A sud di Lampedusa. Cinque anni di viaggi sulle rotte dei migranti

di Liberti Stefano

Pagine: 198 p

Editore: minimum fax

Prima Pubblicazione: 1 marzo 2011

 

 

A sud di Lampedusa. Sinossi

Stefano Liberti è uno dei pochissimi giornalisti italiani che da anni seguono gli aspetti meno conosciuti dei movimenti migratori dall’Africa verso l’Europa: tutto ciò che accade a sud di Lampedusa.

Senza fidarsi dei luoghi comuni o lasciarsi abbindolare dai proclami sull’integrazione che verrà, ha scelto di esplorare con i propri occhi la “geografia del transito” tra il Sahel e il Maghreb.

Ha incontrato migranti che preferiscono chiamarsi avventurieri, politici africani sudditi dei diktat europei, indiani bloccati in mezzo al deserto e piccole città sorte dal nulla: tutta fintate umanità che vive attraversando o presidiando confini.

A sud di Lampedusa. La mia opinione

Siamo ormai assuefatti alle immagini di barconi carichi di disperati che arrivano sulle nostre spiagge. Non facciamo più caso ai tanti “vucumprà” che popolano le nostre spiagge…Ma ognuno di essi potrebbe raccontarci il suo viaggio della speranza…o della disperazione.

Liberti ha cercato di dare voce a questi clandestini. Un lavoro giornalistico raro nel panorama italiano, un’inchiesta durata anni per cercare di capire.

Nell’introduzione, Liberti ci spiega :

“Questo libro è frutto di un’ossessione: quella di capire le ragioni dei cosiddetti “viaggi della disperazione”, le cause e i meccanismi mentali alla base dell’emigrazione dall’Africa verso l’Europa”

Il suo viaggio comincia in Senegal, dall’incontro con Dauda, appena rimpatriato dalla Spagna e già pronto a tentare una nuova traversata dalle coste del Senegal verso le Canarie in piroga..1500 km in pieno oceano.

«Davvero pensate che è possibile fermare una marea umana di questo tipo? Pensate davvero che riuscirete a frenarci?»

E Liberti scopre che a spingere tanti a sfidare l’oceano è la necessità. Infatti il pescoso mare che per tanti anni aveva fornito di che vivere a tanti, ormai si stava prosciugando. A causa dell’Unione Europea:

«Quello che una volta era il mare più pescoso del mondo era diventato una pozza arida a causa della pesca di frodo condotta dai grandi pescherecci europei»

“Quelli che vedete adesso, sono gli effetti delle vostre politiche: se smetteste di fare concorrenza sleale ai prodotti africani, se smetteste di spogliare i nostri paesi delle proprie ricchezze, se manteneste gli impegni assunti al momento della decolonizzazione, finanziando progetti di sviluppo, noi forse non partiremmo. Ma la verità è che voi volete che noi partiamo.”
“Perché volete andare in Europa, se l’Europa è l’origine dei vostri mali?”
“In Africa non c’è futuro”
“Non siete voi il futuro dell’Africa?”
“Quando torneremo ricchi,investiremo e daremo un futuro ai nostri paesi”

IL DOCUMENTARIO OMONIMO

Dal Senegal al Niger, dove viene girato il documentario che racconta la faccia nascosta di un’emigrazione di cui noi spesso vediamo solo l’ultima tappa, lo sbarco a Lampedusa.

A Sud di Lampedusa racconta i viaggi nel deserto e le testimonianze dei migranti stagionali arrestati in Libia e abbandonati alla frontiera nigerina, gli EXODANTS.

Catturati durante retate della polizia e detenuti in condizioni degradanti per poi essere deportati. Chi sono questi candidati all’emigrazione? Da dove vengono? E soprattutto, perché emigrano?

Girato da Andrea Segre nel deserto del Sahara, in Niger, nel maggio 2006 e realizzato in collaborazione con Stefano Liberti e Ferruccio Pastore, “A Sud di Lampedusa” racconta il vissuto di questi africani in fuga dai loro paesi, per scelta, per disperazione o semplicemente per voglia di avventura.

E’ difficile viaggiare con questi camion?” – “Per noi non è tanto difficile, perchè in qualche modo ci siamo abituati. Ma per qualcuno che lo fa per la prima volta, può essere molto difficile. Un camion serve a trasportare merci, non esseri umani…” (Cittadino nigerino in viaggio nel deserto).

I camion che attraversano il deserto del Teneré; le agenzie di viaggio che da Agadez, nel nord del Niger, organizzano i passaggi; i rimpatri coatti effettuati dalla Libia sotto le pressioni europee.

Dopo il crollo del regime di Gheddafi, la situazione si è fatta ancora più disperata…Dieci anni dopo, quindi, dobbiamo solo ammettere la nostra sconfitta.

PERCHÉ LEGGERLO

“Non mi sono fidato dei luoghi comuni e non ho voluto farmi abbagliare dai proclami sull’integrazione che verrà, ho scelto di guardare con i miei occhi questa terra di frontiera di cui alla fine non conosciamo che stereotipi. Tra Sahel e Maghreb ho incontrato tanti ragazzi che hanno una luce speciale negli occhi e preferiscono chiamarsi avventurieri. Però ho incontrato anche tanti politici africani sudditi dei diktat europei, imprenditori rapaci che costruiscono in mezzo al deserto città nate dal nulla come fantasmi”.

Un libro da leggere A Sud di Lampedusa, soprattutto nelle scuole.

Un libro onesto, come ce ne sono pochi, dove lo scrittore non giudica, ma documenta storie.  Perché non dobbiamo fidarci dei luoghi comuni.

Dialogando con i reali protagonisti di questo fenomeno, emerge un’immagine ben diversa, da quella che abbiamo; per esempio si scopre che non esiste un sistema mafioso dietro i viaggi, ma spesso si tratta semplicemente di gruppi di amici e conoscenti che fanno collette per comprare piroga e motori, oppure vi sono agenzie che organizzano la traversata alla luce del sole.

Dal Senegal, al Niger, dalla Mauritania all’Algeria, dalla Turchia al Marocco, l’autore dialoga sempre con i migranti e sempre incontra uomini rimpatriati o respinti, che non smettono di sognare l’Europa, spesso bloccati in posti lontani dalle loro terre d’origine, ma senza la possibilità di tornare indietro.

Si crea, così, una nuova categoria sociale: ” gli intrappolati”, migranti in transito che rimangono bloccati in attesa di racimolare soldi per proseguire il loro viaggio e spesso creano una vera e propria comunità, lì dove la loro traversata ha subito un arresto. Per esempio a Maghnia, in Algeria, le città sono due, una è quella ufficiale e l’altra è una distesa di tende, ricoperte di teli di plastica nera, completamente costruita dai migranti in transito verso l’Europa

Alla fine del libro ti resta il desiderio di saperne di più, di non accontentarsi delle solite mezze verità che ci vengono propinate.

VOTO: 9/10

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Pubblicato da lacuocaignorante

Lacuocaignorante è una grande curiosona ed ama cucinare, leggere, viaggiare. In una vita precedente (ovvero prima del matrimonio) ero un ingegnere meccanico. Oggi mi occupo del mio Maritozzo e dei nostri tre gatti, insegno materie scientifiche, realizzo siti internet e continuo ad istruirmi!