LA SPIA DI VENEZIA di Benet Brandreth

LA SPIA DI VENEZIA. Un’indagine di William Shakespeare di Benet Brandreth è un thriller storico di recente pubblicazione. Scopriamo insieme di che cosa parla

La spia di Venezia. Un'indagine di William Shakespeare La spia di Venezia. Un’indagine di William Shakespeare

Benet Brandreth

Traduttore: B. Cattaneo

Editore: Newton Compton

Anno edizione: 2017

Pagine: 475 p

 

 

 

La spia di Venezia. Descrizione

Stratford on Avon, primavera del 1585. Il giovane William Shakespeare, insoddisfatto della propria vita, decide di abbandonare la città natale e di trasferirsi a Londra in cerca di fortuna.

Giunto in città, si unisce a una compagnia di attori, dove spicca per il suo incredibile talento con le parole. E questa sua dote non passa inosservata negli ambienti che contano, tanto che la corona inglese, che sta attraversando un periodo di crisi, gli affida un incarico diplomatico estremamente delicato a Venezia.

Giunto nella città lagunare, William è rapito dalle tante bellezze che lo circondano e si lascia distrarre dal fascino delle maschere e delle donne veneziane, ignaro del fatto che assassini senza scrupoli stiano seguendo da vicino ogni sua mossa, pronti a far fallire nel più cruento dei modi la missione diplomatica.

Per Shakespeare inizia un’avventura rischiosa…

La spia di Venezia. L’autore

Benet Brandreth è un esperto di Shakespeare e del suo linguaggio. Lavora per la Royal Shakespeare Company e la Donmar Warehouse, scrive e interpreta storie per la radio.

Il suo spettacolo teatrale The Brandreth Papers ha riscosso un grande successo di pubblico. Istruttore di arti marziali filippine, vive a Londra con la moglie e due figli e fa del suo meglio per apparire un uomo del Rinascimento. Il suo sito internet è www.benetbrandreth.com

La spia di Venezia. Breve riassunto e commento personale

Stratford-upon-Avon, marzo 1585. A soli venti anni, William Shakespeare è già sposato con la paziente Anne ed è addirittura padre di tre figli (una bambina, Susanna, e due gemelli). Come commenta lo stesso Shakespeare (pag. 24):

«Amicizie e matrimoni vengono decisi dal destino. (Lui e sua moglie) Erano due pianeti vaganti, le cui orbite si erano scontrate»

Lavora come guantaio nella bottega del padre John ma non è affatto soddisfatto della propria vita (PAG 21) :

«Il dovere era noia e costrizione e gravava su di lui più del firmamento sulle spalle di Atlante.. Appena venti inverni e già la sua vita gli si presentava come un’infinita serie di giornate uggiose come quella»

E’ uno scavezzacollo, incline a ficcarsi in ogni genere di guai, soprattutto per soddisfare le sue brame sensuali (e diciamo così). Il giovane Shakespeare trova gioia solo nell’arguzia delle parole e nel teatro, la sua grande passione.

Quando una compagnia di attori arriva nella sua città, William coglie l’occasione per sfuggire alla sua noiosa quotidianità, finendo ovviamente in un mare di guai.

UNO SCHERZO RIUSCITO MALE

Dopo aver deriso pubblicamente un importante amministratore locale, Matthew Hunt, “Cento chili d’uomo ricoperti di pelliccia”, William, senza pensare affatto alle conseguenze delle proprie azioni, decide di umiliarlo, seducendone la giovane figlia Alice.

Ma Hunt (pag 32) è “l’amministratore di Sir Thomas Lucy, membro locale del Parlamento e maggior proprietario terriero di Stratford” e Sir Lucy, date le frequentazioni cattoliche della famiglia della madre di William (gli Arden), era “diffidente nei confronti degli Shakespeare”, specie perché il giovane si diverte a cacciare di frodo nelle sue terre.

LE LACRIME DI UN PADRE

Hunt scopre William mentre fugge dalla tenuta e lo raggiunge nella bottega del padre. John riesce ad allontanarlo, ma Hunt giura vendetta. A far male al giovane sono le lacrime del padre e le sue parole (pag 63):

«Egoista di un ragazzo. Hai portato l’inimicizia di uomini potenti sulla tua famiglia per un sordido piacere…Avevo speranze così grandi per te. Eppure tu usi i talenti che il Signore ti ha donato per vendette meschine»

Ovviamente William non ha pensato alle conseguenze delle proprie azioni: l’unica soluzione è quella di allontanarsi. Commovente il saluto alla madre, che gli raccomanda di usare con saggezza il suo talento, perché (pag 67)

«Il mondo non ricorda coloro che avrebbero potuto fare qualcosa di se stessi. Solo quelli che lo hanno fatto. Vai a Londra. Non sei felice qui…»

Ed ecco Will a Londra, insieme alla compagnia teatrale incontrata a Stratford. Ben presto il grasso e brioso Nicholas Oldcastle e il suo amico saggio e coraggioso John Hemmings, i “capi comici”, diventano i suoi migliori amici.

ROMA E LE TRAME DEI SUOI CARDINALI

Mentre William lascia Stratford, a Roma, il potente cardinale Montalto – il futuro papa Sisto V – attende impaziente la morte di Papa Gregorio XIII, per prenderne il posto (pag 72). Al suo braccio armato, lo spietato assassino Giovanni Prospero, conte di Genova, affida intanto due delicati compiti: fermare l’ambasciata inviata da Elisabetta d’Inghilterra a Venezia (pag 73), “per incoraggiare il sostegno alle forze protestanti” della Repubblica di San Marco ed eliminare la Vittoria Accoramboni (pag 75) :

«un tempo moglie del nipote del cardinale, Francesco Perreti. Ora vedova di lui e moglie del suo assassino»

il duca di Bracciano Paolo Orsini.

Secondo il cardinale, avendo intuito la sua ascesa, i due hanno cercato protezione a Venezia.

LA SPIA DI VENEZIA. ATTO SECONDO

A Londra, sir Henry Carr, il prescelto ambasciatore a Venezia, è inquieto. Dal momento che lui sarà ben sorvegliato dalle spie del papa e da quelle spagnole, avrà bisogno di un agente (pag 81): “Ci servirebbe qualcuno che faccia da calamita per i propositi dei nostri nemici”.

William (pag 84) “desiderava disperatamente qualcosa di grande per giustificare il suo esilio da Stratford”. Oldcastle si dimostra stranamente addentro alle questioni di politica inglese e spiega la situazione al “campagnolo”, come chiama il suo giovane amico: “I nemici dell’Inghilterra si uniscono. Siamo Davide di fronte a un Golia spagnolo. Preghiamo di trovare una fionda per tempo, prima che la guerra arrivi sulle nostre coste”.

Nel corso di una rissa, Will riesce a salvare Olcastle e Hemminges da morte certa. Ma si procura un nuovo nemico giurato. E tutta l’attenzione di Henry Carr. Il quale gli commissiona un sonetto contro il drammaturgo Robert Greene. Un altro nemico per William.

Carr salva William dalla vendetta di Sir Lucy e di Hunt, che lo hanno scovato a Londra e vorrebbero punirlo per le sue azioni. La compagnia di William accetta quindi di far parte della delegazione inglese a Venezia, nella speranza di “trovare gloria su un campo straniero“, nonostante Hemminges raccomandi cautela (pag 88).

Occorre arrivare quasi a metà libro per vedere dell’azione vera. Infatti, proprio poco prima di arrivare a Venezia, la comitiva di Shakespeare subisce un agguato. Tutti morti, tranne Will e Oldcastle. Poco prima di spirare, Carr affida al drammaturgo il compito di portare a termine la sua missione (Pag 195): “L’agnello sacrificale si è trasformato in pastore” dichiara prima di spirare.

Consapevole dell’importanza della loro ambasciata, William decide che Oldcastle fingerà di essere Carr… e trovano soccorso proprio presso il loro carnefice, il conte Prospero.

NELLA TANA DEL LUPO

Il viaggio di William si trasforma in una lotta alla sopravvivenza dove, con pericoli e astuzia, Shakespeare deve sopravvivere e far sopravvivere l’onore del suo paese.
Consapevole del pericolo incombente, grazie alla furbizia, allo spirito di avventura e all’arguzia che che lo caratterizzano, William Shakespeare, nonostante la sua inesperienza, riuscirà a rendere pan per focaccia ai suoi nemici.

Tra ambasciate, ricchi nobili veneziani, pittori passati alla storia (c’è persino Jacopo Robusti, detto Tintoretto), cortigiane oneste, come l’incantevole Isabella Lisarro (ispirata alla figura della poetessa cortigiana Veronica Franco, come si comprende dalle parole riportate a pag 219), e travestimenti impossibili, la storia prende ritmo e diventa appassionante. A pag 227:

«Sir Henry temeva per l’Inghilterra e riponeva ogni sua speranza in quell’ambasciata. Da queste lettere e dalla loro consegna, Sir Henry credeva dipendessero le vite di molti. Ora toccava a William combattere al suo posto per quelle speranze».

Non vi racconto altro, se non che tutta la seconda parte del libro si legge in apnea, con l’ansia di scoprire quello che succederà:

«Siamo qui, in una strana città. Lontani da casa e dagli amici. Nemici tutti intorno, nascosti. La nostra stessa identità una menzogna, e se scoperti rischiamo la morte. La ragione ci dice di fuggire. Eppure tu, tu… tu resti. Giri per le strade, fra i canali, scrivi sonetti per strane bellezze. Come se non camminassimo sul filo del rasoio. Non essere tanto sicuro che non si tratti di un incantesimo, di una magia, di una stregoneria. Non essere tanto sicuro che non ci sia di mezzo una Circe».

LA SPIA DI VENEZIA. MA SARA’ VERO?

Tutti gli studiosi del Bardo si interrogano sui cosiddetti “lost years” (anni perduti), ovvero il periodo che va dal 1585 al 1592, l’anno della sua comparsa sulla scena letteraria inglese.

Benet Brandreth, prendendo spunto da una delle tante leggende (in particolar modo quella narrata da Nicholas Rowe, il primo biografo di Shakespeare, secondo la quale Will abbandonò Stratford, rifugiandosi a Londra, per sfuggire a un processo causato dalla caccia di frodo di un cervo di un signorotto locale), decide di giocare con la fantasia e con la Storia per colmare questo vuoto, trasformando il grande drammaturgo e poeta inglese in un giovane avventuriero alla ricerca del proprio destino; un seduttore turbolento e passionale incline all’arguzia, all’ingegnosità e alla poesia.

Sullo sfondo della guerra anglo-spagnola, l’autore mescola gli intrighi politici tra le grandi potenze, la rivalità tra la Chiesa cattolica e quella Anglicana, la battaglia tra le spie e i fatti personali dei protagonisti – storici e non, che trovano un appuntamento comune nella ricca e affascinante Venezia; una città tanto seducente quanto pericolosa in cui il Bardo ambienterà due delle sue opere più celebri: l’Otello e il Mercante di Venezia.

VOTO: 8/10

Aspetterò con ansia il seguito, L’ASSASSINO DI VERONA, pubblicato in inglese il 21 settembre 2017

UN LIBRO UNA RICETTA: Baccalà mantecato alla Veneziana

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Pubblicato da lacuocaignorante

Lacuocaignorante è una grande curiosona ed ama cucinare, leggere, viaggiare. In una vita precedente (ovvero prima del matrimonio) ero un ingegnere meccanico. Oggi mi occupo del mio Maritozzo e dei nostri tre gatti, insegno materie scientifiche, realizzo siti internet e continuo ad istruirmi!