GUARDIAGRELE CITTÀ DI PIETRA

GUARDIAGRELE CITTÀ DI PIETRA

Cuore del Parco Nazionale della Majella, Guardiagrele è città d’arte nota per i suoi artigiani. Famosa per le lavorazioni del rame, è anche patria di grandi artisti dell’oro e della pietra. E si possono gustare diverse specialità, introvabili altrove. 

Finalmente riusciamo a conoscerla meglio

GUARDIAGRELE CITTÀ DI PIETRA. Descrizione

Ne “IL TRIONFO DELLA MORTE“, Gabriele D’Annunzio definì Guardiagrele “la nobile città della Pietra”.

Paese di circa novemila abitanti in provincia di Chieti, è sede del Parco Nazionale della Majella e fa parte della comunità montana della Maielletta. E’ inoltre parte della comunità dei borghi più belli d’Italia.

Il comune si estende su un lungo promontorio alle pendici orientali della Majella e delimitato su tre lati da ripidi crinali.

Pensate: l’altitudine minima è di 150 metri s.l.m. , quella massima di 1.750, con un’escursione altimetrica di 1.600 metri!

GUARDIAGRELE CITTÀ DI PIETRA. Il nome

Secondo alcune fonti, il nome primitivo di Guardiagrele era Aelion, da un antico tempio dedicato al dio del sole, Hélios, sul quale sarebbe poi sorta la chiesa di Santa Maria Maggiore.

Il nome Aelion sarebbe divenuto nel IV sec. a.C. Graelion, per poi essere trasformato in Graelium dai Romani, in Grele dai Longobardi e Graeli dai Normanni, e infine in Guardia (dal longobardo warda, che indica un posto di vedetta militare) di Grele, da cui l’attuale Guardiagrele.

In tempi più recenti è stata proposta la derivazione dall’etnico marrucino ocrilis, attributo di ocris, “altura”, oppure dal personale latino Grælius.

Per quanto riguarda il termine “guardia”, non si hanno dubbi sulla sua provenienza. Discende dalle parole germaniche warda o warte, usate per indicare un posto di vedetta militare.

GUARDIAGRELE CITTÀ DI PIETRA. Un po’ di storia

Il territorio di Guardiagrele era abitato sin dall’epoca protostorica, come dimostrano alcuni rinvenimenti archeologici presso Comino. Fu poi abitato dagli Italici e dai Romani. Dopo un breve periodo in cui fu Comune, dal XV secolo visse un periodo di declino.

Nel 1799, fu assediata e saccheggiata dalle truppe francesi del generale Coutard, che causarono la morte di 328 cittadini guardiesi.

Dopo l’annessione al Regno d’Italia, il malcontento provocato dalle nuove forme di organizzazione agricola introdotte  favorì il fenomeno del brigantaggio. Infatti uno dei suoi esponenti più noti fu il guardiese Domenico Di Sciascio, capo della Banda della Maiella.

Altro fenomeno causato da questo malessere fu l’emigrazione, specialmente verso l’America e l’Australia.

Nel corso della seconda guerra mondiale, a causa dell’occupazione tedesca dell’ottobre 1943, la popolazione fu costretta a sfollare e rifugiarsi fuori città, mentre Guardiagrele subì pesanti bombardamenti dal fronte alleato, fino alla liberazione nel giugno 1944.

Dopo la ricostruzione e l’emigrazione degli anni cinquanta, ha avuto luogo una vivace ripresa economica, alimentata dalla valorizzazione delle attività artigianali e dall’iniziativa privata, che ha favorito la piccola imprenditoria.

GUARDIAGRELE CITTÀ DI PIETRA. Da vedere

Il centro storico della città è ben conservato, e si snoda attraverso la circonvallazione delle antiche mura.

E’ bellissimo vagare per le stradine del centro, ammirando i tanti palazzi e le viuzze caratteristiche. Tra l’altro, dalle torri medievali di Torre Adriana e Torre Stella, si può godere di una splendida vista della Maiella.

Dell’antica città fortificata dei Longobardi resta il Torrione Orsini, presso Largo Garibaldi, da cui parte l’asse principale del Corso Roma, che si snoda fino alla villa comunale, attraversando Piazza Duomo, con la Cattedrale di Santa Maria Maggiore.

La facciata in pietra del Majella è veramente bella, ma a stupire di più è il portico laterale. Sono rimasta per chissà quanto tempo con il naso all’insù ad ammirare un grande affresco di Andrea De Litio, un S. Cristoforo del 1473.

 

Per altre foto, vi rimando alla mia pagina FACEBOOK.

 

GUARDIAGRELE CITTÀ DI PIETRA. Le lavorazioni artigiane

Nel paese, da secoli, prosperano le botteghe di lavorazione del ferro, del rame e dell’oro – non a caso vi nacque il più famoso orafo abruzzese, Nicola da Guardiagrele. Fu proprio qui che iniziò la produzione della presentosa, un gioiello femminile abruzzese, indossato nelle occasioni di festa.

Ospita tutti gli anni dal Primo al 20 agosto la mostra dell’artigianato artistico abruzzese

La lavorazione del ferro battuto, nata per rispondere a esigenze concrete, è ampiamente praticata in forma artistica.

Non meno antica della lavorazione del ferro battuto è quella del rame, i cui pezzi trovano esposizione presso Porta San Giovanni.

Oggi questa forma di artigianato è in forte declino, sostituita dalla lavorazione industriale. Il tipico motivo decorativo consiste nella linea greca romana, una linea spezzata ininterrotta, costituita da segmenti perpendicolari e paralleli ad alternanza.

Essa è ottenuta battendo col martello il manufatto posto su un supporto, il palanchino. E naturalmente io ho fatto man bassa di pentole in rame!

Prossimamente parleremo proprio dei materiali del nostro pentolame!

GUARDIAGRELE CITTÀ DI PIETRA: IL LABORATORIO DEL GUSTO

Cibo e mangiare bene sono tra i maggiori veicoli di promozione di un territorio. E a Guardiagrele lo hanno capito molto bene! Infatti la cittadina si è imposta per la quantità e la qualità dei luoghi nei quali è ancora possibile ritrovarsi per fare esperienza dei sapori che la tradizione ci ha consegnato.

Passeggiando per le vie del borgo, vi imbatterete nelle due pasticcerie in cui si possono gustare i Tre monti o Sise delle monache. Il dolce, formato da pan di spagna e crema pasticcera, si può gustare solo a Guardiagrele!

L’origine del nome non è sicura: tra le varie leggende, una vuole che tale espressione derivi dal comportamento di alcune suore, le quali inserivano al centro del petto una protuberanza in modo da rendere meno evidenti i seni.

Più verosimilmente la tipica forma di questo dolce farebbe invece riferimento a Gran Sasso d’Italia (2912 m s.l.m.), Majella (2793 m s.l.m.) e Sirente-Velino (2487 m s.l.m.) che costituiscono i tre massicci montuosi abruzzesi, i più alti dell’intera catena appenninica. Questo giustifica anche il nome di Tre monti, con cui pure il dolce è conosciuto.

PANE NOBILE DI GUARDIAGRELE

È un pane nobile la cui ricetta affonda le radici nel Medioevo. Prodotto sia a forma di filone che di pagnotta, ha pesi di 500 g o di 1 kg.

Per l’impasto si utilizza una complessa miscela di farine tipo 0, integrale, mais, avena, orzo, miglio e segale, con semi di sesamo, olio extravergine di oliva, formaggio, acqua, sale, lievito madre e una piccola quantità di lievito di birra.

La combinazione di questi ingredienti conferisce a questo antico e nobile pane un caratteristico profumo speziato.

La crosta esternamente è di colore nocciola ambrato con lievi incisioni in superficie, al taglio non manifesta sbriciolature, la mollica è morbida e spugnosa con occhiatura regolare.

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Pubblicato da lacuocaignorante

Lacuocaignorante è una grande curiosona ed ama cucinare, leggere, viaggiare. In una vita precedente (ovvero prima del matrimonio) ero un ingegnere meccanico. Oggi mi occupo del mio Maritozzo e dei nostri tre gatti, insegno materie scientifiche, realizzo siti internet e continuo ad istruirmi!