DICTATOR di Robert Harris (# 3 Trilogia di Cicerone)

DICTATOR è il terzo ed ultimo romanzo che Robert Harris dedica a Cicerone. Vediamo come si conclude la trilogia

DICTATOR

Robert Harris

Titolo originale : Dictator

Prima ed. originale : 2015

Traduttore: N. Lamberti

Editore: Mondadori

Prima edizione italiana : 2015

Pagine: 401 p

Genere: romanzo storico, biografia

 

DICTATOR. Descrizione :

Il ritratto intimo di un uomo acuto e geniale, un eroe moderno come l’interrogativo che egli ci pone: come si può salvaguardare la libertà politica dal pericolo dell’ambizione personale, degli interessi finanziari di pochi e dalla corruzione?

C’era stato un tempo in cui Cicerone teneva in pugno Giulio Cesare. Ma ora è quest’ultimo ad avere il comando e Cicerone, il più grande oratore dell’Impero romano, è un uomo distrutto.

Destituito da ogni potere, privato di tutti i suoi beni, separato dalla moglie e dai figli, si trova in esilio con il fidato segretario Tirone, tormentato dalla consapevolezza di aver sacrificato il potere per salvaguardare i suoi principi.

Ma quando tutto sembra perduto, Cicerone decide coraggiosamente di far ritorno a Roma e per un breve e glorioso periodo riconquista il Senato, tornando a essere la figura politica dominante. Ma nessun uomo di Stato, per quanto abile e scaltro, può proteggersi dall’ambizione e dalla corruzione degli altri.

Impetuoso e coinvolgente, Dictator è il terzo e ultimo romanzo della trilogia dedicata da Robert Harris alla figura di Cicerone, dopo Imperium e Conspirata, e abbraccia alcuni degli eventi più epici della storia dell’umanità, dalla caduta di Roma all’assassinio di Pompeo e di Giulio Cesare.

DICTATOR. L’autore:

Robert Harris (1957), laureato alla Cambridge University, è stato giornalista alla BBC, e uno dei più noti commentatori dell'”Observer” e del “Sunday Times”.

È diventato famoso in tutto il mondo nel 1992 con “Fatherland”, ridefinendo e ampliando i confini del thriller, successo confermato dai suoi libri successivi.

Prima di dedicarsi interamente alla narrativa ha scritto numerosi saggi, fra cui una celebre inchiesta sui falsi diari del Führer, “I diari di Hitler” (2002).

DICTATOR. Riassunto e commento personale:

Pubblicato nel 2015, Dictator conclude la trilogia che Robert Harris ha dedicato alla vita del politico e oratore romano Marco Tullio Cicerone (106–43 a.C.). Ma il romanzo non è solo una biografia di Cicerone.  Ci regala infatti in grande affresco di Roma alla fine della Repubblica, con i ritratti (decisamente di parte) dei grandi protagonisti di quel periodo: Pompeo, Crasso, Cesare, i Cesaricidi, Catone, Marco Antonio e, infine, Ottaviano.

Come nei romanzi precedenti, anche questa volta il racconto delle “conseguenze del potere” è affidato a Tirone, il fedele segretario di Cicerone, che stavolta ci riferisce gli ultimi quindici anni di vita del politico romano.

Dichiarato nemico pubblico e costretto all’esilio, Cicerone si rende conto che nessuno è disposto ad aiutarlo. Solo un giovane questore, Gneo Plancio, ha il coraggio di ospitarlo nella sua casa a Thessalonica. Sempre più disperato, Cicerone riceve la visita inaspettata di uno dei tribuni designati, Tito Annio Milone.

Milone, “inorridito dalla violenza e dalle intimidazioni di Clodio” e deciso a riportare l’ordine a Roma, ha ottenuto l’appoggio di Pompeo per “riconquistare il centro di ROma  e porre fine al controllo di Clodio sull’assemblea legislativa”.

Sfruttando il suo ascendente sulla plebe, Clodio aveva ottenuto il controllo del Senato con intimidazioni e violenze. Lo stesso Cicerone era stato vittima della prepotenza di Publio Clodio.

Secondo Milone, Pompeo si è impegnato a fare il possibile perché l’esilio di Cicerone venga revocato. Ma Cicerone deve riconciliarsi con Cesare (p. 41):

«Se lo Stato mi chiede di riconciliarmi con il mio nemico…lo farò»

Tocca al fedele Tirone raggiungere Cesare per portargli “l’umiliante appello” di Cicerone. Grazie all’intervento di Publio Crasso, figlio del triumviro Marco Licinio, Tirone riesce ad essere ammesso alla presenza del condottiero e a consegnargli quello che lo stesso Cicerone aveva definito “un documento vergognoso“.

A differenza del padre, Publio Crasso (p. 46)

«Era colto, gradevole e nobile… e grande ammiratore di Cicerone»

Lo stesso Cicerone ce ne regala un ritratto lusinghiero in uno dei suoi dialoghi.

Nonostante la feroce opposizione di Clodio, Cicerone può infine intraprendere il viaggio di ritorno. Sbarcato a Brindisi, trova ad attenderlo l’amata figlia maggiore, Tullia, che coraggiosamente, aveva intrapreso il rischioso viaggio da sola.

Mentre 15 mesi prima Cicerone era un uomo in fuga, ora il suo cammino è salutato da una grande folla e il suo ingresso a Roma è quasi un trionfo.

Convinto di poter far rivivere la Repubblica con il Senato forte, ben presto Cicerone si rende invece conto di aver venduto l’anima al diavolo e di essere solo uno strumento nelle mani di Cesare. Il prezzo per la revoca dell’esilio è infatti il suo appoggio incondizionato a qualsiasi proposta del triumvirato che ormai governa Roma…

Registriamo finalmente la manomissione di Tirone: nel giorno del suo cinquantesimo compleanno, infatti, Cicerone gli regala la sua libertà, oltre a una piccola fattoria per la vecchiaia. La cerimonia mi ha toccato profondamente, come pure le parole di Tirone. Stringato come sempre, ci informa soltanto che (p. 150), anche se nei fatti non cambiò nulla, nel suo cuore si sentiva un uomo nuovo.

Poco tempo dopo, a Roma arriva la notizia della morte di Crasso in battaglia, nei pressi della città di Carrhae (che oggi si trova in Turchia). Insieme a lui, sono stati massacrati anche trentamila soldati (p. 157):

«Si trattava della peggiore sconfitta mai subita da quando Annibale aveva annientato l’esercito del Senato a Canne, 150 anni prima»

La morte di Crasso spezza definitivamente il precario equilibrio che si era creato tra Cesare e Pompeo. Intanto Milone decide di eliminare Clodio e, difeso da Cicerone, viene condannato all’esilio.

Certo che ormai il grande oratore è proprio alla fine della carriera: incerto, balbettante, poco convinto…Ha ragione Milone quando gli scrive che è stato fortunato a dover andare in esilio!

Poco tempo dopo, Cesare rompe gli indugi e supera il Rubicone con tutti i suoi armati. E’ la guerra. E la più odiosa di tutte: una guerra civile che oppone fratello a fratello, amico ad amico, ma Cesare ne esce vincitore, padrone incontrastato del destino del mondo.

Il potere assoluto di Cesare provoca la reazione tardiva di alcuni senatori, che decidono di eliminarlo. Morto Cesare, il Senato non riesce ad opporsi all’ascesa di Marco Antonio, che in pratica si impossessa del patrimonio di Cesare e sfrutta il suo ascendente sul popolo per costringere il senato a fare quanto lui desidera.

Ad opporsi allo strapotere di Marco Antonio è un giovane diciottenne, Ottaviano, che Giulio Cesare ha designato come suo erede. Cicerone pensa di poter influire ancora sul destino della morente Repubblica aiutando il giovane contro Antonio, ma, ancora una volta, si illude…Infatti Ottaviano è ben più scaltro di quanto l’anziano senatore pensi…

E si alleerà proprio con Antonio per creare un secondo triumvirato insieme a Marco Emilio Lepido.

A Cicerone non resta che accettare l’ineluttabile fato…”Moriar in patria saepe servata” sono le ultime parole pronunciate dall’uomo prima che una spada lo trafigga…

Un romanzo appassionante, che ci fa amare la storia romana e, nonostante ci offra la prospettiva di Cicerone, ci fa comprendere meglio certi meccanismi che portarono alla nascita dell’Impero.

VOTO : 10 /10

 

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Pubblicato da lacuocaignorante

Lacuocaignorante è una grande curiosona ed ama cucinare, leggere, viaggiare. In una vita precedente (ovvero prima del matrimonio) ero un ingegnere meccanico. Oggi mi occupo del mio Maritozzo e dei nostri tre gatti, insegno materie scientifiche, realizzo siti internet e continuo ad istruirmi!