CON TANTO AFFETTO TI AMMAZZERO’

CON TANTO AFFETTO TI AMMAZZERO’ è un altro divertente romanzo giallo dello scrittore Pino Imperatore, con protagonisti l’ispettore Scapece e la famiglia Vitiello. Vi racconto perché l’ho adorato

CON TANTO AFFETTO TI AMMAZZERO’

Pino Imperatore

Prima Pubblicazione : 2019

Editore : DeA Planeta

Pagine : 354 p.

Genere : mystery, giallo

Preceduto da : Aglio, olio e assassino

CON TANTO AFFETTO TI AMMAZZERO’ : il libro (dal sito dell’editore)

A Villa Roccaromana, una delle dimore marine più affascinanti di Posillipo, si festeggia il novantesimo compleanno della baronessa Elena De Flavis, la cui nobiltà d’animo è riconosciuta in tutta Napoli.

L’ispettore Gianni Scapece, tra gli invitati insieme al commissario Carlo Improta, si gode la serata e la conoscenza di Naomi, incantevole nipote della padrona di casa.

Tutto scorre con piacevolezza finché qualcuno decide di mettere in scena il finimondo: proprio quando un tenore attacca a cantare Nessun dorma, molti dei presenti iniziano a perdere i sensi, uno dopo l’altro.

Nella gran confusione che segue, la baronessa scompare insieme al suo maggiordomo cingalese Kiribaba. Un rapimento? Un suicidio? Un tragico incidente?

Il mistero prende una brutta piega quando Scapece e Improta incontrano i tre figli della baronessa, per nulla sconvolti dall’accaduto e interessati piuttosto alla spartizione dell’eredità.

È l’inizio di una complicata indagine tra i rancori, le gelosie e le meschinità che a volte distruggono i legami familiari; ma per fortuna l’ispettore e il commissario saranno spalleggiati da un’altra famiglia, quella dei Vitiello e della trattoria Parthenope, fonte inesauribile di buonumore e di trovate geniali.

In un susseguirsi di colpi di scena ed episodi esilaranti, Pino Imperatore ci conduce in una vicenda emblematica di ciò che può diventare la vita: una delizia, se trascorsa con chi amiamo e facendo del bene al prossimo, o un inferno, se ci lasciamo avvelenare dal denaro e dall’egoismo.

CON TANTO AFFETTO TI AMMAZZERO’ : l’autore

Pino Imperatore è nato a Milano nel 1961 da genitori emigranti napoletani, vive ad Aversa e lavora a Napoli, dove ha fondato il Laboratorio di scrittura comica “Achille Campanile”. Ha esordito per Giunti con Benvenuti in casa Esposito (2012) e Bentornati in casa Esposito (2013), veri e propri bestseller del passaparola. Con la collaborazione di Paolo Caiazzo e Alessandro Siani, dal primo romanzo ha tratto una commedia teatrale di grande successo.

Tra i numerosi riconoscimenti, ha ottenuto il premio “Massimo Troisi” per la scrittura comica. Con Nando Mormone ha curato l’antologia Capita solo a Napoli (Mondadori, 2014).

CON TANTO AFFETTO TI AMMAZZERO’

Eccoci di nuovo a Napoli, “la città più sentimentale del pianeta”, nel quartiere di Mergellina, dove si trova la Premiata trattoria Parthenope.

Ritroviamo così tutti i personaggi che abbiamo imparato ad amare nel precedente “Aglio, olio e assassino” e ci affezioniamo ancora di più ai membri della famiglia Vitiello e all’ispettore di polizia Gianni Scapece.

E scopriamo anche tanti altri personaggi, tutti interessanti e ben tratteggiati dall’autore. Tra essi, la baronessa Elena De Flavis e i suoi tre figli, Emilia, Roberto e Simone, oltre alla bella nipote Naomi e al maggiordomo cingaleseKiribaba Samaranayake.

Toccante la dedica iniziale

A chi non svilisce o calpesta la vita e la tratta con amorevole cura valorizzandone ogni momento

All’inizio del libro, insieme al commissario Improta, l’ispettore Scapece partecipa alla festa per il novantesimo compleanno della baronessa De Flavis, donna di classe e di garbo.

Era stata lei in persona a chiedere, tramite un biglietto d’invito e una cordiale telefonata, la presenza di Scapece e del suo capo, il commissario Carlo Improta.

Dopo la cattura dell’Arcangelo, a dicembre, i due erano comparsi spesso sui giornali e la baronessa, dotata di uno spiccato senso della giustizia, aveva voluto conoscerli:

«Sono felice che abbiate accettato. Grazie a uomini come voi, la nostra città si ammanta di purezza. Complimenti per il vostro coraggio e la vostra intelligenza».

Alla festa i due poliziotti hanno modo di incrociare anche i tre figli della baronessa, Roberto, Emilia e Simone, e anche l’unica nipote di Elena, Naomi.

Proprio mentre chiacchiera con la giovane, Scapece sente urla agghiaccianti. Nel salone, molti invitati cadono a terra. Tra essi anche Improta.

Secondo il medico, gli ospiti hanno mangiato o bevuto qualcosa in cui era stata messa «qualche sostanza che ha provocato un sopore immediato e profondo». 

L’addormentamento di massa ha avuto lo scopo di distrarre l’attenzione da quello che appare come il rapimento della baronessa e del suo maggiordomo.

Infatti, finita la preoccupazione per lo stato di salute degli ospiti,  ci si rende conto che la baronessa e il maggiordomo sono scomparsi. Mentre iniziano le indagini per ritrovare i due, noi possiamo apprezzare brani tratti dai diari di Elena, che iniziano nel 1947:

La vita è stata generosa con me, lo ammetto; mi sono salvata dagli orrori della guerra. Un amico di mio padre ci ha concesso l’opportunità di trovare riparo in questa dimora sulle rive del lago Lemano. Non a tutti è toccata una fortuna del genere.

Anche questa volta, l’indagine viene discussa ai tavoli della trattoria Parthenope e preziosa si rivela la consulenza dei Vitiello. Che questa volta vengono coinvolti persino negli interrogatori degli indiziati.

Pagina dopo pagina sale l’ansia per la sorte dell’anziana nobildonna, che un anno prima aveva liquidato tutte le sue proprietà e “fatto sparire” circa 5 milioni d’euro…

Mentre Angelina sogna la baronessa e la polizia gioca una partita di beneficienza contro gli artisti per raccogliere fondi a favore della distrofia muscolare, il corpo della donna viene  ritrovato…

L’autopsia rivela che la donna non è morta subito: l’ipotesi è che sia stata rapita e poi sia morta… Per i figli di Elena, il colpevole è il maggiordomo.

Tre soggetti sgradevoli, i rampolli della baronessa, uno peggiore dell’altro. Dalla vita hanno avuto tutto eppure pretendono ancora di più, che hanno sempre vissuto alle spalle della madre e si lamentano dei soldi che la donna destinava alla beneficienza.

Nel corso degli interrogatori, che mi fanno sbellicare dalle risate, si scopre che i tre hanno ricevuto ognuno una Venere acchiappamosche.

Le piantine erano accompagnate da un biglietto con un messaggio spiritoso: «Con tanto affetto ti ammazzerò

Come sempre, le sorprese in questo romanzo non finiscono fino all’ultima pagina, che ci regala il colpo di scena che non ti aspetti!

Irriverenti molti dei dialoghi, che ci regalano tantissime risate. E non mancano i momenti di commozione.

Dolorose le parole che Elena rivolge ai tre figli nel suo testamento:

Io verso di voi non nutro odio. Una vera madre non odia i suoi figli. Provo pietà per voi. Pietà per ciò che siete e per la fine che farete, perché nessun Dio accetterà di ascoltarvi, quando gli chiederete aiuto.

E se in un altro mondo ci dovessimo rincontrare, fingete di non conoscermi, come avete fatto per tutta la vita

Non mancano nemmeno le perle di saggezza:

“Tolleranza e indulgenza devono avere un limite, altrimenti diventano dabbenaggine”

Numerosi poi gli aneddoti su Napoli e sui suoi luoghi, che l’autore dissemina qua e là nel libro. Insomma, un altro romanzo di Imperatore che vi consiglio:

VOTO : 10 / 10

/ 5
Grazie per aver votato!

Pubblicato da lacuocaignorante

Lacuocaignorante è una grande curiosona ed ama cucinare, leggere, viaggiare. In una vita precedente (ovvero prima del matrimonio) ero un ingegnere meccanico. Oggi mi occupo del mio Maritozzo e dei nostri tre gatti, insegno materie scientifiche, realizzo siti internet e continuo ad istruirmi!