13 gennaio per non dimenticare

13 gennaio per non dimenticare

Un breve post per ricordare un evento che ha segnato profondamente la mia amata Marsica, contribuendo a renderci “testardi e tenaci” ma anche “gentili e generosi”

13 gennaio per non dimenticare : la Nonna raccontava …

Per chi vive nella Marsica, questa è una data importantissima. Infatti 104 anni fa, una violenta scossa rase praticamente al suolo tutta l’area.

Mia Nonna, nata nel settembre del 1914, aveva pochi mesi ed era rimasta sotto le macerie tra le braccia della madre, ci raccontava sempre l’avvenimento ed io mia sorella ascoltavamo tremanti il suo racconto dell’orrore.

Ancora oggi, alle 7.53 del mattino, il parroco del mio paesello suona le campane a lutto, per ricordare quanti persero la vita in quel tragico frangente.

Da piccole (e anche da grandi) , per l’occasione ci portavano ad assistere alla messa che si svolgeva nel cimitero in cui erano stati sepolti anche i fratelli di mia Nonna scomparsi nel sisma…

Momenti toccanti, impressi indelebili nella mia memoria. Dopo la “paura” di Capodanno, quest’anno l’anniversario è forse più sentito che mai…

13 gennaio per non dimenticare : i numeri

Il 13 gennaio 1915, alle 7.53 del mattino, un violento terremoto colpì l’Italia Centrale, provocando danni gravissimi ad Avezzano, in tutta la Piana del Fucino e in numerose località della Valle Roveto e della media Valle del Liri.

L’intensità stimata del sisma, sulla base della distribuzione dei danni, fu dell’XI grado della scala Mercalli, la magnitudo (Mw) 7.0.

Le vittime, secondo studi recenti, raggiunsero complessivamente il numero di 30.519.

In pratica:

CINQUANTA VOLTE PIÙ POTENTE rispetto al terremoto dell’Aquila del 6 aprile 2009.

Avezzano fu completamente rasa al suolo : in piedi restò una sola casa (su cui è stata poi affissa una targa). Più dell’80% della popolazione perse la vita nel sisma (morirono 10.719 persone su una popolazione di 13.119 abitanti).

Lo stesso, tragico bilancio, in tutti i Comuni dell’area

La scossa principale fu avvertita fino al Veneto e alla Lombardia, verso nord, e fino alla Puglia e alla Basilicata verso sud.

Molte delle vittime furono dovute al ritardo nei soccorsi: passarono molte ore prima che a Roma si sapesse quello che era avvenuto davvero nella Marsica!

Non solo: un inverno particolarmente rigido rallentò ulteriormente l’azione dei soccorsi. Mi è rimasta impressa la foto del primo treno carico di aiuti, bloccato alla stazione di Sante Marie da un muro di ghiaccio e neve!

Ma, come sempre avviene nel momento del bisogno, un moto di solidarietà e di affetto si strinse intorno alla Marsica e da numerose città italiane arrivarono aiuti e conforto.

Don Orione e don Guanella si prodigarono per l’assistenza ai numerosi orfani, sopravvissuti ai loro genitori. Tra i molti che accolsero, Secondo Tranquilli, che poi sarà meglio conosciuto come Ignazio Silone.

Quando il dolore supera ogni limite, le lacrime sono stupide…

Così Silone, anni dopo, racconterà il terremoto (si trovava in Seminario per frequentare il Ginnasio) :

«S’è fatta d’improvviso una fitta nebbia. I soffitti si aprivano lasciando cadere il gesso. In mezzo alla nebbia si vedevano ragazzi che, senza dire una parola, si dirigevano verso le finestre. Tutto questo è durato venti secondi, al massimo trenta.

Quando la nebbia di gesso si è dissipata, c’era davanti a noi un mondo nuovo.

Palazzi che non esistevano più, strade scomparse, la città appiattita… E figure simili a spettri fra le rovine… Un vecchio avaro, l’usuraio del villaggio, era seduto su una pietra, avvolto in un lenzuolo come in un sudario. Il terremoto l’aveva sorpreso a letto, come tanti altri. Batteva i denti per il freddo. Chiedeva da mangiare. Nessuno lo aiutava.

Gli dicevano: «Mangia le tue cambiali». È morto così… A

bbiamo assistito a scene che sconvolgevano ogni elemento della condizione umana. Famiglie numerose il cui unico sopravvissuto era il figlio idiota…

Il ricco che non aveva nemmeno una camiciola di lana per difendersi dal freddo…

Dopo cinque giorni ho ritrovato mia madre. Era distesa presso il camino, senza ferite evidenti. Era morta. Io sono molto sensibile. Tuttavia non ho versato una lacrima. Qualcuno ha creduto che non avessi cuore.

Ma quando il dolore supera ogni limite, le lacrime sono stupide…

Mio fratello è stato trovato in un secondo tempo. A forza di urlare aveva la bocca piena di polvere»

Pensate un po’:

La prima molla per l’impegno politico di Silone scattò proprio dalla gestione del dopo terremoto e dalle ruberie cui aveva assistito nella sua Pescina, dove il sisma aveva fatto 3500 vittime.

Secondino si iscrisse al partito socialista e pubblicò alcuni articoli di denuncia sull’“Avanti!”.

«Chi ha vissuto queste ore non le dimenticherà più e non dimenticherà il proprio avvilimento e il proprio furore al pensiero di appartenere a uno Stato civile che si dice anche grande e potente, la cui capitale non era che a quattro ore di treno da paesi abbandonati alla sventura come se fossero dispersi in una contrada barbara e deserta»

Volete sapere che cosa fu peggio?

I pochi giovani sopravvissuti, pochi mesi dopo, furono costretti a partire per il Fronte! Mio Nonno diceva sempre che Natura e Austriaci avevano provato a sterminare i Marsicani.

Ma noi siamo come l’Araba Fenice: rinasciamo sempre più forti!

Se volete saperne di più su quel tragico evento, cliccate QUI

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Pubblicato da lacuocaignorante

Lacuocaignorante è una grande curiosona ed ama cucinare, leggere, viaggiare. In una vita precedente (ovvero prima del matrimonio) ero un ingegnere meccanico. Oggi mi occupo del mio Maritozzo e dei nostri tre gatti, insegno materie scientifiche, realizzo siti internet e continuo ad istruirmi!