POMPIA, l’agrume dimenticato di Sardegna

POMPIA, l’agrume dimenticato di Sardegna. POMPELMO? LIMONE? CEDRO? No è il  Citrus Monstruosa!

In dialetto sardo è sa pompìa ed è una varietà di limone endemica della terra dei Quattro Mori, soprattutto dei comuni di Siniscola, Posada, Torpè e Orosei.

Si tratta di uno degli agrumi più rari del mondo: solo venti anni fa ne esistevano appena poche centinaia di alberi e, fino al 2015, la pompìa era nota solo come citrus monstruosa, nemmeno riconosciuta dalla comunità scientifica.

La sua riscoperta risale alla fine degli anni ’90 del secolo scorso, quando a Siniscola è stata impiantata una coltivazione estensiva del frutto per un progetto di agricoltura sociale.

Nel 2004, nello stesso comune, cinque produttori hanno avviato un progetto per salvaguardarne la biodiversità: nasce quindi il presidio Slow Food di sa pompìa.

Conosciamo questo frutto insieme

POMPÌA. ALCUNE NOTIZIE

La pompìa (Citrus limon var. pompia ) è una varietà di limone endemica della Sardegna, diffusa in particolare nei comuni di Siniscola, Posada, Torpè, Orosei.

Le origini della pompìa non sono ancora chiare; la teoria più accreditata è quella che si tratti di un ibrido tra cedro e limone, anche se alcuni studiosi parlano di un ibrido tra cedro e pompelmo.

Ciò che è certo è che la pompìa è tra gli agrumi più rari di tutto il mondo. Come abbiamo già detto, fino a venti anni fa ne esistevano solo qualche centinaio di alberi. 

BOTANICA

La pianta è caratterizzata da un alberello con rami spinosi ad andamento verticale. Le foglie ovali hanno punta arrotondata e colore verde. Sono lunghe 8-9 cm e larghe 4,5 – 5 cm.

Il frutto è tra i più grossi agrumi conosciuti e può raggiungere il peso di 700 grammi. Presenta una forma tondeggiante, appiattita ai poli, mentre la buccia è fortemente rugosa e di colore giallo e, a maturazione avanzata, diventa ambrata.

Il periodo di maturazione va da novembre fino a gennaio, i frutti devono essere raccolti a completa maturazione. Il prodotto, una volta trasformato, può essere reperito tutto l’anno.

La polpa è poco succosa e particolarmente acida. Non si può consumare fresca, perché risulta praticamente immangiabile: la polpa è poco succosa e particolarmente acida. Tuttavia non è la polpa a rendere la pompia un agrume famoso e diffuso. Infatti della pompia si usa molto la buccia o meglio, l’albedo, la parte bianca sotto la scorza.

Ricchissima di oli essenziali, la pompìa è utilizzata nel campo cosmetico e in erboristeria come ricostituente e rimedio naturale per curare tosse, mal di gola, raffreddore o inappetenza.

USI IN CUCINA

Con l’albedo della pompia si preparano deliziosi dolci tradizionali. Le ricette più popolari della tradizione eno-gastronomica sarda sono quelle della Sa Pompia Intrea e della S’Aranzata. Il primo è un dolce a base di pompia e miele millefiori.

Il secondo, la S’Aranzata, è invece a base di pompia caramellata arricchita di mandorle dolci. Come lascia intuire anche il nome, si prepara anche con scorze d’arancia caramellate

s’aranzada

La pompìa si usa anche per preparare liquori e creme liquorose. Uno dei prodotti largamente apprezzato è il liquore di pompìa, che viene servito freddo come digestivo.

Presidio Slow Food

Il dolce “sa pompìa intrea”, nel 2004, è divenuto presidio Slow Food per tutelare i piccoli produttori e per salvare i prodotti artigianali di qualità tipici di alcune località della Sardegna.

La Pompia Intrea è un particolarissimo dolce, preparato solo per le grandi occasioni, una sorta di grosso candito. Si ottiene attraverso un lungo e meticoloso processo di lavorazione utilizzando, oltre alla pompia, il miele e, a volte, uno sciroppo di zucchero e acqua.

La ricetta della pompìa intrea è tramandata oralmente da secoli e costituisce il bagaglio culturale di molte donne siniscolesi, cioè del territorio sardo in cui la pompìa è maggiormente coltivata.

Come si prepara sa Pompìa intrea?

In primis, sbucciate la pompia per rimuovere la scorza esterna e forate il centro per rimuoverne la pompa interna.  Fate lessare la pompia per 10 minuti in acqua già bollente. In un tegame abbastanza capiente, mettete a riscaldare il miele millefiori. Aggiungete la pompia nel tegame facendo in modo che il miele la ricopra interamente.

sa pompia intrea

Fate cuocere il frutto per almeno 5-6 ore, a fuoco bassissimo: l’albedo dovrà assorbire lentamente il miele, dal quale prenderà il caratteristico colore ambrato e il sapore dolce. Man mano che il miele diminuisce, aggiungetene di nuovo durante la cottura.

Trascorse le 5-6 ore, togliete la pompia dal fuoco e lasciatela raffreddare adagiata in un vaso di vetro, di ceramica o terracotta, ricoprite la pompia con il miele di cottura.

LE PROPRIETÀ della POMPIA

A quanto pare, questo vegetale dall’aspetto “mostruoso”, racchiude un tesoro di inestimabile valore: la possibilità di curare tutta una serie di malattie.

Una ricerca condotta all’Università di Sassari ha evidenziato che dalla scorza della pompia si può estrarre un olio essenziale dalle proprietà  antinfiammatorie, antibatteriche e antimicotiche. Caratteristiche che possono essere utilizzate per curare affezioni delle mucose delle vie respiratorie e dell’apparato genitale femminile, oltre che per alcune patologie gastrointestinali”.

Attualmente sono in corso numerosi studi per confermare tali ipotesi. Intanto l’Università di Sassari ha brevettato questo olio (Protocollo di brevetto dell’Università di Sassari nr. 102016000004428).

Se volete saperne di più sulle proprietà dell’olio essenziale, cliccate QUI

 

 

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Pubblicato da lacuocaignorante

Lacuocaignorante è una grande curiosona ed ama cucinare, leggere, viaggiare. In una vita precedente (ovvero prima del matrimonio) ero un ingegnere meccanico. Oggi mi occupo del mio Maritozzo e dei nostri tre gatti, insegno materie scientifiche, realizzo siti internet e continuo ad istruirmi!