FARA FILIORUM PETRI

FARA FILIORUM PETRI

Eccoci finalmente a Fara Filiorum Petri, la “Cipollara”! Conosciamo meglio questo paese, che è stato la nostra base operativa nel corso delle nostre escursioni sulla Maiella

FARA FILIORUM PETRI. Dove si trova

Arroccata su un promontorio delimitato dal corso del fiume Foro e di due suoi affluenti, la Vesola Sant’Angelo e la Vesola San Martino, nel cuore della  Val di Foro, tra le colline di Casacanditella e i Colli Faresi, Fara è un comune di circa duemila abitanti in provincia di Chieti.

Il toponimo di origine longobarda significa “terra dei figli di Pietro” e colloca la fondazione del comune proprio nel periodo della dominazione dei Longobardi, tra il VI e l’VIII secolo d.C.

il comune appartiene all’Unione dei comuni della Valle del Foro.

Celebre per la festa di Sant’ Antonio Abate del 17 gennaio, nella quale si bruciano torce giganti dette “Farchie”.

FARA FILIORUM PETRI. Un po’ di storia

Fara Filiorum Petri vanta una lunga storia che ha lasciato preziose testimonianze giunte sino ai giorni nostri.

Dopo la fondazione da parte dei Longobardi, intorno all’anno 1000 iniziò a subire l’influenza dei monaci benedettini del monastero di Montecassino che, tramite la vicina abbazia di San Liberatore a Majella, avevano su Fara potere temporale e spirituale.

Ne sono testimonianza il convento sito a Sant’Eufemia risalente a questi anni e la Chiesa di San Salvatore, costruita sui resti di un castello del III secolo d.C.

Nel 1300 Fara passò sotto il potere della Contea di Manoppello retta dai conti Orsini, pur persistendo ancora la presenza benedettina.

Risale a questo periodo la chiesetta di Sant’Agata.

Dopo il 1500, a causa delle guerre franco-spagnole, Fara passò dal potere degli Orsini sotto al potere dei Colonna per ordine del re di Spagna.

In questo periodo, Fara ricevette oltre 100 reliquie di santi e addirittura una scheggia della croce di Cristo, reliquie che tuttora sono gelosamente conservate nella parrocchia di San Salvatore.

Nel 1800 con la caduta dei Colonna (per mano di Giuseppe Garibaldi) per Fara finì il periodo del feudalesimo.

Nei primi del Novecento hanno inizio grandi lavori di urbanizzazione. È di questi anni anche la nascita della tradizione delle Farchie così come la conosciamo oggi.

Il paese fu duramente messo alla prova dai due conflitti mondiali, dai quali uscì quasi totalmente distrutto.

FARA FILIORUM PETRI. Che cosa vedere

Il bel comune della provincia di Chieti rappresenta un’interessante sorpresa per chi deciderà di visitarlo.

L’abitato conserva, infatti, magnifiche chiese risalenti al XI, XII e XIII secolo tra le quali merita una particolare menzione l’antica Parrocchia di San Salvatore, oltre ad eleganti palazzi in stile barocco abruzzese o liberty caratterizzati da graziose ringhiere in ferro battuto e pregevoli decorazioni.

La Chiesa di Sant’Antonio abate, nel quartiere Sant’Antonio, risulta già esistente nel 1365. È a navata unica e al suo interno si trovano le statue di Sant’Antonio abate e Sant’Agata. Nella metà del 1800 venne edificato nel piazzale adiacente la chiesa il cimitero monumentale.

Monastero e Chiesa di Sant’Eufemia

Affascinante anche il complesso religioso più antico di Fara. La chiesa fu fondata, insieme all’omonimo monastero, nel 1004 da sant’Aldemaro di Capua. Dal 1060 e fino al XVII secolo il monastero dipese dall’Abbazia di Montecassino.

Attualmente l’edificio del monastero è allo stato di rudere: ne rimangono solo il perimetro murario con l’abside e l’arcone gotico dell’ingresso, mentre la chiesa annessa è regolarmente visitabile e di tanto in tanto vi si svolgono le funzioni. È dedicata a Sant’Eufemia.

Chiesa Parrocchiale di San Salvatore

È la chiesa principale di Fara, situata in piazza. Risale all’XI secolo. L’interno è a impianto benedettino a tre navate di cui una, successivamente, è stata trasformata in portico. Parte dell’edificio (l’interno e parte della facciata) sono stati ricostruito nel XVIII secolo. La navata centrale è a copertura piana del XX secolo sostituita alle capriate originarie. Le navate laterali sono con volte a crociera. La facciata, barocca, è incompleta. Il portale è in pietra scolpita e lesene con capitelli a mensole che sorreggono un architrave e un medaglione.

All’interno di tale chiesa sono inoltre conservate le reliquie. Il campanile è in parte medievale e in parte (la sommità) barocco (del XVIII secolo) con modanature e cornici in mattone scolpito.

FARA SOTTERRANEA

Da non perdere i cunicoli militari, scavati sotto al centro storico. Durante il Medioevo servirono per dare modo ai cittadini di fuggire in caso di pericolo o di nascondersi per organizzare un vincente contrattacco.

Oggi questi cunicoli sono stati ristrutturati, illuminati e riaperti al pubblico, che può ammirare la Fara sotterranea.

Questo percorso sotterraneo ha sicuramente aspetti molto suggestivi, come il poter ripercorrere le vestigia degli antenati

I PERCORSI NATURALISTICI

Anche gli amanti della natura non rimarranno delusi. Oltre ad un affascinante   paesaggio agrario a cavallo tra la Maiella e la dorsale collinare preappenninica e alle antiche strade in terra battuta,

il fiume Foro offre numerosi spunti per magnifiche passeggiate in mezzo al verde grazie ai numerosi sentieri escursionistici che si dipanano lungo il suo corso.

FARA FILIORUM PETRI. La piattona e le Farchie

Come vi ho raccontato ieri, a Fara si coltiva una particolare varietà di cipolla, la cipolla piatta. Dolce e aromatica, può essere consumata sia fresca che secca ed è protagonista di tantissimi piatti.

Ma Fara non è solo il paese della cipolla. Come dicevamo poco sopra, qui è tradizione festeggiare Santo Antonio Abate col rito particolare della costruzione delle “farchie”.

Si tratta di enormi fiaccole di canne palustri che vengono bruciate durante la festa, il 17 gennaio di ogni anno.

Secondo la leggenda, il rito nasce da un miracolo attribuito a Sant’Antonio, apparso nelle vesti di un generale alle truppe francesi che, nel 1799, stavano tentando di conquistare anche Fara.

In quel momento il bosco intorno al paese diventò un muro di fuoco ed è per questo che, ogni anno, gli uomini di tutte le contrade si riuniscono per comporre le “farchie”, che a gennaio, nei giorni di festa dedicati al Santo, vengono innalzate al cielo e arse.

Alle donne, invece, spetta il compito di preparare il cibo tradizionale della festa, cipollate, pani di Sant’Antonio, e soprattutto dolci, crespelle e calzoncini ripieni di ceci e miele, marmellate, mandorle ecc.

FARA FILIORUM PETRI. L’antico tratturo

Nel corso del nostro soggiorno a Fara, siamo stati ospiti di un agriturismo del posto, dove abbiamo potuto gustare un gustoso asado. Che cosa c’entra la cottura argentina della carne con l’Abruzzo?

Secondo la leggenda locale, furono proprio i faresi a portare questa preparazione in America! Del resto si tratta di un metodo usato sin dall’antichità per la cottura delle carni! Ma non è stata l’unica specialità argentina che abbiamo avuto modo di gustare… Torneremo presto a parlarne…

 

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Pubblicato da lacuocaignorante

Lacuocaignorante è una grande curiosona ed ama cucinare, leggere, viaggiare. In una vita precedente (ovvero prima del matrimonio) ero un ingegnere meccanico. Oggi mi occupo del mio Maritozzo e dei nostri tre gatti, insegno materie scientifiche, realizzo siti internet e continuo ad istruirmi!