CAROTA SELVATICA NON DISPREZZIAMOLA

CAROTA SELVATICA NON DISPREZZIAMOLA

Il Fucino è ricco non solo di fantastiche carote dal sapore ineguagliabile, che hanno meritato dal 2007 l’INDICAZIONE GEOGRAFICA PROTETTA, ma anche di “carote pazze”, come le chiamavamo da piccole io e mia sorella.

Di recente mi è capitato di raccoglierne le foglie per preparare un delizioso pesto (la ricetta alla fine) e poi ho pensato bene di essiccarle, per dare sapore alle mie insalate!

Un aroma che più naturale non si può!

CAROTA SELVATICA NON DISPREZZIAMOLA. Descrizione

La carota selvatica, come la carota coltivata, appartiene alla famiglia delle Umbelliferae (Apiaceae). Il nome scientifico è DAUCUS CAROTA e verosimilmente deriva dal greco daucus, che significa “caldo”, “che brucia”, poiché molti autori del passato indicavano la carota come pianta “riscaldante”.

Potrebbe derivare però dal termine greco “dakkos” che significa pianta selvatica.

E’ una pianta erbacea biennale, con radice a fittone verticale più o meno ingrossato e lignificato, di colore giallo-biancastro. Ricordiamo che è l’antenata della carota coltivata, daucus sativus.

Ha uno scapo fiorale rigido e irsuto, che può essere semplice o ramificato fin dalla base, assumendo un portamento da slanciato a semi-cespuglioso.

Il fiore raggiunge in genere l’altezza di 1 m, potendo, a volte, superare anche 1,70-2 m.

Le foglie sono picciolate e abbraccianti il fusto.

Presenta infiorescenze ad ombrella.

I fiori  sono minuti, delicatamente profumati, o quasi inodori. Al centro dell’ombrella è generalmente presente (ma può anche non esserci) un fiore sterile con corolla di un colore porporino assai scuro, tendente al nero.

La carota selvatica fiorisce da aprile a ottobre inoltrato.

I frutti sono acheni, da bruni a rossastri a maturità, da ovali a ellittici.

La Daucus carota è presente su tutto il territorio italiano fino a 1400 m di altitudine. Originaria dell’Asia Minore, è diffusa in tutta Europa, con esclusione delle regioni nordiche, in molte regioni temperate del mondo, in Nord Africa e in Asia.

Considerata pianta infestante, si trova facilmente in posti assolati, prati, ambienti rurali e perfino lungo le strade periferiche di città.

Parti utili: fiori, foglie giovani basali, radici e semi.

Un tempo veniva utilizzata come cibo, perché è commestibile anche se molto più legnosa rispetto alla specie coltivata.

ATTENZIONE:

Quando si raccoglie la carota selvativa per il consumo alimentare dobbiamo fare attenzione a non confonderla con la mortale cicuta (Conium maculatum L.).

Le due piante hanno infatti un aspetto molto simile. Per distinguerle è sufficiente strofinare le foglioline tra le dita ed annusarle: la carota emana il ben noto profumo della radice mentre la cicuta emette un odore sgradevole di pipì di gatto

CAROTA SELVATICA NON DISPREZZIAMOLA. Proprietà

Pianta ricca di olio essenziale, pectina, flavonoidi, sostanze minerali, carotene e vitamine B1, B2, C.

Essa contiene molte altre sostanze: acetone, asarone, colina, etanolo, acido formico, saccarosio, glucosio, glutatione, asparagina…

Il glutanione protegge le cellule dall’azione distruttiva dei radicali liberi, stimola la produzione di globuli bianchi e svolge un’importante azione chelante nei confronti di numerosi metalli pesanti, facilitando la loro eliminazione dal corpo. La presenza di glutatione inoltre potenzia l’azione antiossidante delle carota

In fitoterapia è indicata come vitaminica, rimineralizzante, stimolatrice delle difese immunitarie, oftalmica, diuretica e cicatrizzante.

Per applicazioni dermatologiche, dai semi si ottiene un olio essenziale, ricco di carotolo, daucolo, asarone, acido isobutirrico, limonene, pinene.

Tale olio è utilissimo per la cura della psoriasi, degli eczemi e delle dermatiti. Ha inoltre proprietà carminative, aperitive, galattoghe e litontriche (scioglie i calcoli renali).

L’infuso di carota selvatica è efficace in caso di difficoltà di urinare.

L’olio, dal delicato profumo di iris, è usato in profumeria e nelle creme antirughe miscelato e combinato con altri oli di origine vegetale.

Le radici trovano impiego nell’industria per l’estrazione di carotene e di coloranti.

Le radici della carota selvatica attenuano le infiammazioni dello stomaco e dell’intestino, stimolano la diuresi, depurano l’organismo, purificano e decongestionano le pelli arrossate dalle scottature.

Infatti possiede proprietà emollienti e protettive cutanee.

CAROTA SELVATICA NON DISPREZZIAMOLA. Curiosità

Durante il regno di Giacomo I, in Inghilterra, le dame si adornavano i capelli con ghirlande di fiori di Daucus carota.

Gli antichi greci chiamavano la carota anche col termine di “Stafilinos”, che indicava la gola, o meglio le infezioni orofaringee.

Grazie al lavoro dei coltivatori tedeschi e francesi, a partire dal Seicento sono stati selezionati i caratteri che oggi contraddistinguono la carota coltivata. Le proprietà sono rimaste invariate in ricchezza di carotene e provitamina A

CAROTA SELVATICA NON DISPREZZIAMOLA. Periodo di raccolta

Le foglie basali si raccolgono in primavera, le radici nel tardo autunno. I fiori si possono raccogliere da luglio in poi

Impieghi in cucina:

si possano usare le foglie tenere in insalata e le radici tagliate a pezzi e fatte bollire, poi condite.

Le foglie contengono sostanze resinose, sali minerali e vitamina E: consumate crude o cotte oppure tostate e cosparse sulle pietanze, esercitano un’azione diuretica e mineralizzante.

Come vi ho accennato, le ho essiccate e le aggiungo alle mie ricette per dare un sapore di carota!

Da sapere: il carotene presente nella carota è sensibile alla luce ma resiste al calore!

PESTO DI CAROTE

  • foglie di carota selvatica 200 g
  • olio q.b.
  • Limone 1 succo e scorza
  • sale
  • mandorle 50 g

Potete usare anche le foglie delle carote coltivate allo stesso modo! Io non aggiungo formaggio, ma potete arricchire la preparazione con due cucchiai di grana grattugiato.

Lavate accuratamente le foglie di carota e poi fatele sgocciolare in uno scolapasta. Ugualmente, lavate il limone e asciugatelo.

Tritate le foglie grossolanamente e poi mettetele nel bicchiere di un frullatore. Aggiungete la buccia del limone e il succo, quindi unite anche le mandorle e cominciate ad azionare il frullatore.
Aggiungete l’olio a filo, finché non otterrete una salsa della consistenza che preferite.

Potete poi usare questo pesto per insaporire pesce o carni bollite oppure per condire un riso o una pasta. Io lo preparo e poi lo metto nel congelatore, distribuendolo nelle formine del ghiaccio.

Poi lo uso per dare sapore a brodi e fondi di cottura

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Pubblicato da lacuocaignorante

Lacuocaignorante è una grande curiosona ed ama cucinare, leggere, viaggiare. In una vita precedente (ovvero prima del matrimonio) ero un ingegnere meccanico. Oggi mi occupo del mio Maritozzo e dei nostri tre gatti, insegno materie scientifiche, realizzo siti internet e continuo ad istruirmi!