I 57 giorni che hanno sconvolto l’Italia di John Follain

I 57 giorni che hanno sconvolto l’Italia di John Follain ci racconta i quasi due mesi trascorsi tra la morte di Giovanni Falcone e quella di Paolo Borsellino. Scopriamo insieme questo saggio, proprio a ridosso dell’anniversario della Strage di Via D’Amelio

I 57 giorni che hanno sconvolto l’Italia

John Follain

Editore : NEWTON COMPTON

Pagine : 320 p.

Genere : saggio storico

 

 

 

 

 

I 57 giorni che hanno sconvolto l’Italia. Descrizione:

il 23 maggio 1992 il giudice Falcone muore nella strage di Capaci, il più cruento attentato dinamitardo organizzato dalla mafia negli ultimi anni, in cui persero la vita anche la moglie Francesca e tre uomini della scorta.

Cinquantasette giorni dopo, il 19 luglio, la mafia uccide di nuovo: l’amico e collega di Falcone, il giudice Paolo Borsellino, salta in aria insieme ai cinque uomini della scorta in via d’Amelio, a Palermo.

John Follain – giornalista inglese inviato in Italia proprio in quegli anni – ricostruisce minuziosamente la dinamica degli attentati e l’inchiesta che ne seguì: dalla disperata corsa contro il tempo di Borsellino per scoprire chi avesse ucciso Falcone, nella tragica consapevolezza di essere il prossimo della lista, fino alla straordinaria parabola investigativa che portò all’arresto dei padrini Riina e Provenzano.

Ma il libro fornisce anche una visione d’insieme senza precedenti sul modo in cui opera la mafia siciliana, descrivendo nel dettaglio la progettazione e la realizzazione degli omicidi dei due eroici magistrati.

Sulla base di nuove ed esclusive interviste e delle testimonianze di investigatori, pentiti, sopravvissuti, parenti e amici, questo saggio racconta minuto per minuto gli eventi che hanno segnato – in maniera irreversibile – il nostro Paese e la lotta dello Stato contro la mafia.

Due bombe, due attentati che hanno cambiato per sempre il significato del termine mafia, in Italia e nel mondo.

«Il merito di Follain sta nella capacità di raccontare e sintetizzare fatti noti, arricchiti con testimonianze inedite, ma anche di saper offrire uno sguardo d’insieme capace di tradursi in una cronaca avvincente. Un libro che si legge come un romanzo e che invece è storia vera.» Silvana Mazzocchi, la Repubblica

«Un libro che mette una rabbia profonda perché si rivede l’Italia che perde i suoi uomini migliori come Falcone e Borsellino, lasciandoli esposti alle calunnie prima ancora che al piombo e agli esplosivi della mafia.»  Roberto Olla, TG1

LA DEDICA INIZIALE…

A Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Rocco Dicilio, Antonio Montinaro e Vito Schifani

E a Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Walter Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi e Claudio Traina

…E LE PAROLE DEI “PROTAGONISTI”:

«Credo che ognuno di noi debba essere giudicato per ciò che ha fatto. Contano le azioni, NON le parole» Giovanni Falcone

«E’ bello morire per ciò in cui si crede» Paolo Borsellino

I 57 giorni che hanno sconvolto l’Italia. Breve riassunto e commento personale

Ventisei anni sono passati da quel 19 luglio 1992, quando la Zia suonò il campanello disperata: “hanno ammazzato pure Borsellino!”

Non dimenticherò mai quel momento… In occasione del doloroso anniversario, ho riletto diversi libri che raccontavano quei giorni. Tra essi, il libro di Follain ci fa rivivere alla perfezione il clima dei due mesi trascorsi tra l’attentato di Capaci e quello a Borsellino.

La prima parte, raccontata come un vero romanzo, ci fa montare dentro una grande rabbia… Infatti Follain ci comunica “I PROTAGONISTI”, elencandoci tutti i “personaggi” che compariranno nelle pagine successive, dagli investigatori agli attentatori ai negoziatori.

Nel prologo, il giornalista ci racconta con fredda lucidità quello che, secondo la ricostruzione fatta, è l’antefatto, la condanna a morte da parte di Riina dei responsabili del mortale attacco che lo Stato stava sferrando alla sua organizzazione (p. 11):

«Era in ballo la sopravvivenza stessa di Cosa Nostra. Era tempo di agire contro il magistrato che aveva orchestrato il maciprocesso: l’inquirente più coraggioso d’Italia…il giudice siciliano Giovanni Falcone»

Riina si sente tradito dai politici del “primo partito italiano”, che Cosa Nostra aveva sostenuto “fin dal dopoguerra, in cambio dell’impunità”. Ed è quindi il momento di ricordare a quanti”non hanno mantenuto la parola” con chi hanno a che fare..

Il libro ci racconta poi la vita di Falcone, le motivazioni che lo spinsero ad intraprendere la lotta senza quartiere alla Mafia.

«Non sono Robin Hood…sono semplicemente un servitore dello Stato in terra infidelium»

Questo diceva Falcone: non si considerava un eroe, ma soltanto uno che faceva il suo dovere…

Interessante il racconto dell’incontro tra Falcone e il primo pentito della Mafia, quel Tommaso Buscetta che, per primo, ruppe il muro dell’omertà, rivelando a Falcone, nel 1984 (p. 25):

«La struttura piramidale della Mafia, con un capo al vertice che governava la Cupola e i suoi cinquemila membri…»

Secondo Buscetta (p. 26)

«La Mafia aveva gli stessi valori e compiti della setta dei Beati Paoli, che le leggende popolari facevano risalire al XII secolo. Secondo la tradizione, i Beati Paoli erano dei RObin Hood al fianco dei poveri contro la tirannia delle potenze straniere, che avevano dominato la Sicilia nel corso dei secoli: Fenici, Greci, Romani…Spagnoli e Borboni»

(del libro vi parlerò tra qualche tempo).

Buscetta non si è mai definito un pentito, ma si è sempre ritenuto “un uomo deluso dalla Mafia, un uomo che ha contribuito moltissimo alla Mafia e che vede i propri figli assassinati senza motivo“. Infatti ho sempre pensato che Buscetta si decise a parlare per una sorta di vendetta contro quanti avevano ucciso i suoi figli, non certo perché pentito delle sue azioni…

E questo porta a riflettere sugli “eredi” di Buscetta, sui nuovi “pentiti”, che per me, proprio pentiti non sono! Ho sempre pensato che l’unico loro pentimento fosse quello di essere stati beccati.

Perché, se davvero fossero consapevoli del grande male che hanno fatto, accetterebbero anche la “giusta punizione”. Invece li “premiamo” e mi capita di confrontarmi con ragazzi di 15 -16 anni che non sanno nemmeno che cosa sia la mafia! Ma si può???

Basta pensare a Brusca, lo Scannacristiani, che non ha mai mostrato disgusto per se stesso o per i tanti cadaveri che ha seminato…

Scioccante la seconda parte, che racconta i 57 giorni che separano la morte di Falcone e quella di Borsellino. Ho pianto disperata al racconto di come Borsellino visse la morte del suo amico e collega, mentre i mafiosi brindavano, persino nelle celle delle carceri di tutta Italia…

E le lacrime hanno continuato a cadere leggendo il racconto delle azioni di Borsellino dopo la morte di Falcone. A chi lo esortava a rinunciare alla lotta contro la Mafia, rispondeva (p. 122):

«Non è un amico chi mi dà questi consigli. Gli amici sinceri sono quelli che condividono le mie scelte, i miei stessi ideali, i valori in cui credo. Come potrei fuggire, deludere le speranze dei cittadini onesti?»

Intanto lo Stato “negoziava con la Mafia”, forse una delle cose peggiori che potessero fare i nostri politici, che pure ne combinano cotte e crude, ieri come oggi… Del resto, tutti i “pentiti” si sono sempre rifiutati di parlare degli alleati di Cosa Nostra all’nterno dello Stato:

“troppo pericoloso” (p. 133)

Puntuale (anche troppo) il racconto dell’attentato di Via D’AMelio, con tanti particolari che fanno crescere il nostro orrore e la nostra rabbia…

Con la morte di Borsellino, la rabbia popolare esplose e se la prese con le alte cariche che si presentarono ai funerali (tra l’altro la famiglia Borsellino rifiutò i funerali di Stato: ben fatto!)

Commovente il racconto delle ultime ore di Rita Atria, che si lanciò nel vuoto il 26 luglio 1992, dopo la morte del giudice Borsellino. Le sue parole la dicono lunga sul suo stato d’animo. Lei si che era una vera pentita (p. 159), se così vogliamo definirla:

«L’unica cosa di cui ho paura è che lo Stato mafioso vincerà…Prima di combattere la Mafia devi farti un auto-esame di cosienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c’è nel giro dei tuoi amici.

La Mafia siamo noi ed il nostro modo sbagliato di comportarsi.»

La terza e ultima parte (“LA CACCIA; 1992-2012), ci racconta quella che è stata dopo Via D’Amelio ,a lotta contro la Mafia, per catturarne i capi e debellare (???) il fenomeno mafioso. Anni di indagini e di inchieste, che alla fine a che cosa hanno portato? Ad una Mafia forse più forte di ieri, che ha imparato a “camuffarsi” sempre meglio per sfuggire alla legge…

Nei prossimi giorni vi racconterò un altro libro che fa il punto sulla situazione attuale.

Il libro di Follain andrebbe fatto leggere nelle scuole, perché proprio quando sembra che il fenomeno mafia sia scomparso è più pericoloso. Invece pare che i nostri giovani ne sappiano pochissimo di Mafia. Addirittura i miei nipoti non sapevano nemmeno che cosa fosse!

Pericoloso dimenticare! Se volete  provare a saperne di più su quella che è una delle pagine più dolorose della nostra storia recente, questo è il libro che fa per voi

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Pubblicato da lacuocaignorante

Lacuocaignorante è una grande curiosona ed ama cucinare, leggere, viaggiare. In una vita precedente (ovvero prima del matrimonio) ero un ingegnere meccanico. Oggi mi occupo del mio Maritozzo e dei nostri tre gatti, insegno materie scientifiche, realizzo siti internet e continuo ad istruirmi!