Polvere d’agosto
Hans Tuzzi
Polvere d’agosto. L’AUTORE
Hans Tuzzi, pseudonimo di Adriano Bon (Milano, 1952), è uno scrittore e saggista italiano. Consulente editoriale e docente universitario al master in editoria cartacea e multimediale all’Università di Bologna, con lo pseudonimo Hans Tuzzi – che è un personaggio del romanzo L’uomo senza qualità di Robert Musil – ha scritto romanzi e saggi, una serie di romanzi gialli ambientati a Milano con protagonista il commissario Norberto Melis e una serie di gialli storici con protagonista Neron Vukcic.
Ha collaborato all’inserto culturale del Il Sole 24 Ore e al Corriere della Sera; pubblica sulla rivista Paragone.
Oltre al Commissario Melis, Tuzzi ha creato un altro investigatore, Neron Vuksic, un agente segreto asburgico
Polvere d’agosto. Breve riassunto e commento personale
Siamo un anno dopo i fatti avvenuti nel precedente romanzo della serie, precisamente le indagini iniziano il 16 Agosto 1989. In una Milano deserta dopo il Ferragosto, il primo dirigente Norberto Melis si appresta a presidiare la città, mentre la sua storica compagna, la paziente Fiorenza, si rilassa sul Lago d’Iseo.
A movimentare la giornata di Melis è una sua vecchia conoscenza, Luciano Boccamazzi detto Piedini:
Lo aveva arrestato tanti anni prima ma gli aveva permesso… di portare la figlia all’altare
Piedini è un ladro sopraffino, a cui nessuna serratura resiste! Ad uno scettico Melis, l’uomo racconta di aver trovato un morto nel corso di un furto e lo convince ad accompagnarlo sul posto… Ma quando i due arrivano alla villa “incriminata”, il morto è scomparso!
Ci sarà mai stato? Oppure Piedini ha preso un enorme abbaglio?
Passiamo poi a seguire il sovrintendente Lanciani che deve controllare come mai un certo Santino Guardascione non si sia presentato per la firma in caserma… E Benito Guerri corre a nascondere qualcosa in cantina…
Quando infine Melis sente nuovamente parlare della villa in cui è entrato con Piedini, vi trova addirittura due cadaveri! Si tratta del maggiordomo e del proprietario della villa, un professore universitario in pensione, Bernardo Docci D’Orni. Ma il caso è affidato al neopromosso commissario Iurilli e Melis cerca di non stargli troppo con il fiato sul collo.
Subito si capisce che il povero Docci D’Orni è stato torturato a lungo prima di essere ucciso. Secondo l’anatomopatologo:
Qualcuno aveva maturato la volontà di uccidere con il massimo di sofferenza compatibile con un omicidio in un quartiere cittadino
L’unica cosa certa è che non è stata una rapina: nulla è stato portato via dalla villa. Mentre curiosa tra le carte del morto, Melis scopre che l’uomo si stava occupando di un argomento molto particolare: “Il rituale dell’impiccagione”. E trova anche uno strano appunto, con una specie di premonizione:
LA morte sovrasta questo mio involucro terreno
Sembra che il professore si interessasse di esoterismo ma è la cara Fiorenza a spiegare a Melis il significato del biglietto…
E naturalmente si da da fare in cucina come suo solito, portando in tavola diversi manicaretti, come i cardoncelli mollicati con pane cafone e salsa verde, oltre a preparare il suo “cavallo di battaglia”: la mousse di amaretti!
I cardoncelli sono praticamente introvabili in Abruzzo, ma sono simili ai pleurotes, per cui proverò a preparare la ricetta con questo tipo di funghi.
Ma ritorniamo al libro… Ben presto si scopre che ad essere interessante è la seconda vittima, il factotum Bruno Mazzone. Il Commissario Melis scopre che Mazzone faceva uso di cocaina e aveva varie amanti, mentre Docci d’Orni aveva una relazione discreta con una vedova che frequentava già da cinque anni.
E comprendiamo a che cosa si riferisca il titolo!
Mi sono persa un pochino dietro le competenze del professore, esperto dei Rosacroce e dei Templari e pure massone. E solo alla fine riesco a ritrovare il Tuzzi che tanto mi piace.
Certo un libro non di facile lettura, che però vi consiglio se avete voglia di un giallo “impegnato”!