Secondo l’art.2 della Convenzione per la salvaguardia del Patrimonio culturale immateriale, si definiscono patrimoni culturali immateriali:
« le prassi, le rappresentazioni, le espressioni, le conoscenze, il know-how (come pure gli strumenti, gli oggetti, i manufatti e gli spazi culturali associati agli stessi) che le comunità, i gruppi e in alcuni casi gli individui riconoscono in quanto parte del loro patrimonio culturale.
Questo patrimonio culturale immateriale, trasmesso di generazione in generazione, è costantemente ricreato dalle comunità e dai gruppi in risposta al loro ambiente, alla loro interazione con la natura e alla loro storia e dà loro un senso d’identità e di continuità, promuovendo in tal modo il rispetto per la diversità culturale e la creatività umana »
Si precisa inoltre come tali prassi devono essere compatibili con i diritti umani, il rispetto reciproco tra le persone e lo sviluppo sostenibile.
I capolavori immateriali si affiancano ai siti patrimonio dell’umanità. Mentre i siti rappresentano cose tangibili (un parco naturale, una città,…), i capolavori immateriali rappresentano antiche tradizioni che spesso non hanno una codificazione “scritta” ma sono tramandate oralmente.
L’UNESCO si è posta il problema di salvaguardare questi capolavori per evitarne la scomparsa, allo stesso modo di come è già stato fatto per i beni materiali.
Dal 2003, di conseguenza, la Conferenza Generale dell’Unesco ha adottato una “Convenzione per la salvaguardia del Patrimonio culturale immateriale”.
Tale Convenzione assegna un ruolo fondamentale alle “comunità” che di tale Patrimonio sono depositarie e hanno il compito di trasmetterlo alle generazioni future.
Il testo dell’accordo prevedeva inizialmente due liste:
- “Lista Rappresentativa del Patrimonio culturale immateriale”;
- “Lista del Patrimonio culturale immateriale, che necessita di interventi urgenti”.
A partire dal 2009 è stato inoltre attivato il “Registro delle Buone Pratiche”, che riunisce le iniziative locali che meglio riflettono i principi della Convenzione.
PATRIMONIO CULTURALE IMMATERIALE. I rappresentanti italiani
Nella Lista Rappresentativa figurano attualmente 470 elementi, di cui 8 Italiani. Per la precisione:
- L’Opera dei Pupi siciliani, 2008
- Il Canto a Tenore sardo, 2008
- Il Saper fare liutaio di Cremona, 2012
- La dieta mediterranea, elemento “transnazionale” comprendente oltre all’Italia anche Cipro, Croazia, Grecia, Marocco, Spagna e Portogallo, 2013
- Le Feste delle Grandi Macchine a Spalla (La Festa dei Gigli di Nola, la Varia di Palmi, la Faradda dei Candelieri di Sassari, il trasporto della Macchina di Santa Rosa a Viterbo), 2013
- La vite ad alberello di Pantelleria, 2014
- La Falconeria (Falconry, a living human heritage), elemento “transnazionale” comprendente, oltre all’Italia, anche Arabia Saudita, Austria, Belgio, Emirati Arabi uniti, Francia, Germania, Kazakistan, Marocco, Mongolia, Pakistan, Portogallo, Qatar, Repubblica Ceca, Repubblica di Corea, Spagna e Siria e Ungheria, 2016
- L’Arte dei Pizzaiuoli Napoletani, 2017