Pasqua in Friuli Venezia Giulia

Pasqua in Friuli Venezia Giulia. Ricette di grande impatto

Quando ancora non esisteva la cucina fusion, in Friuli Venezia Giulia già creavano grandi piatti unendo le tante influenze vissute da questa terra di confine.

Situato nel nevralgico punto di incontro e scontro delle tre grandi culture continentali, la latina, la slava e la germanica, il Friuli è sempre stato un importante crocicchio d’Europa, nel quale sono affluite e si sono fuse millenarie tradizioni culturali.

Da qualche tempo sto “studiando” la cucina friulana,che conoscevo grazie all’influenza di un mio compagno di corsi all’università. Litigavamo sempre per la consistenza della polenta, che lui preparava “tosta”, io invece morbida come da uso abruzzese. Cucinando insieme ho imparato tante cose e ho scoperto una cucina con abbinamenti impensabili in Abruzzo. Ad esempio, oltre che nel baccalà alla cappuccina, ho visto usare il cacao in diverse preparazioni salate!

Ma torniamo alle tradizioni pasquali di questa meravigliosa regione dalle mille anime.

Pasqua in Friuli Venezia Giulia. Tradizioni religiose…

Come molte regioni italiane, anche il Friuli Venezia Giulia presenta manifestazioni e tradizioni che si tramandano da secoli. Vengono riproposti atti di fede che ricordano la Passione di Cristo ma anche riti pagani, legati al solstizio di primavera. 

La domenica precedente la Pasqua (le Palme), i fedeli portano a casa i rametti di ulivo benedetti, che in passato venivano gelosamente custoditi poiché in caso di cattivo tempo o incendio, se bruciati, avrebbero allontanato il pericolo. Affinché il prodigio si avverasse il rametto di ulivo doveva però produrre solo fumo e non fiamma (come in Trentino Alto Adige). 

Il Venerdì Santo è segnato ancora oggi da momenti di raccoglimento e rappresentazioni sacre. Particolarmente sentita era la processione serale del Venerdì Santo, interpretata in modo solenne. Alcune “Via Crucis” erano delle vere e proprie rappresentazioni “teatrali”. Ad Erto, si svolge una delle rappresentazioni più sentite. L’origine risale alla seconda metà del Seicento e fa seguito ad un voto espresso dalla popolazione colpita da un epidemia di peste.

….e tradizioni pagane

Di origine celtica e medioevale sono altre manifestazioni che si svolgono nel periodo pasquale.

Nella notte tra Pasqua e Pasquetta, in alcune località della Carnia, era tradizione il tîr des cidulis, un antico rito celtico che sopravvive ancora oggi, con modalità simili, a Forni Avoltri . In questo piccolo comune della Carnia, nella notte tra Pasqua e Lunedì dell’angelo, si tiene  il lancio delle ”Cidulos”. Da un modesto rilievo vicino al paese, i ragazzi del luogo (i cosiddetti cidulârs), dopo aver acceso un fuoco visibile dal paese, lanciano las cidulos, ossia delle rotelle di legno alle quali viene dato fuoco.

Secondo la tradizione, ad ogni lancio si accompagna una filastrocca (raganizza) benaugurante o umoristica nei riguardi di una coppia reale o inventata, o la rivelazione di un amore altrui tenuto fino a quel momento nascosto.

GIOCO DEL TRUC A CIVIDALE

Cividale del Friuli ha ancora luogo il Gioco del Trùc, un antichissimo gioco che si svolge unicamente nelle giornate di Pasqua, Pasquetta e nell’Ottava, cioè la domenica seguente la Resurrezione.

Il più antico documento scritto che cita il “Trùc”, oggi conservato presso il Museo di Cividale, risale al XVIII secolo; il gioco è comunque ben più antico. Questo consiste nel far rotolare delle uova sode di gallina (opportunamente colorate) lungo una discesa di sabbia creata artificiosamente ed al vertice della quale viene collocata una tegola, punto di partenza del gioco.

Le uova lasciate cadere lungo la tegola rotolano verso il basso andando a toccare le altre già presenti nel “catino” di sabbia (il “Trùc), generalmente delimitato da mattoni che formano un campo di gioco circolare. Il gioco ha regole molto precise che si tramandano da generazioni. Lo scopo del gioco è quello di colpire una o più uova all’interno del “Trùc”

Pasqua in Friuli Venezia Giulia. Le ricette della tradizione

Il pranzo della più antica festa cristiana prevede rigorosamente la carne di agnello (si dice infatti agnello pasquale) o il capretto. Da più di sette secoli in Friuli Venezia Giulia c’è una razza chiamata Agnello istriano. Vive ben adattata nelle aree carsiche, povere e sassose, tra Italia Slovenia e Croazia.

Gli animali da cortile come anatra gallo gallina cappone e tacchino servivano, e servono ancora, per fare il brodo che bagna il risotto preparato con gli asparagi o, se già disponibili, con erbe di campo come: il tarassaco, il silene (sclopìt in lingua friulana), i germogli di luppolo (urtičons) e il rosolaccio.

Un’altra carne di tradizione pasquale è l’arrosto che s’accompagna alla lattuga da taglio sant’Apollonia, seminata, secondo la tradizione, il 9 febbraio di ogni anno.

Non possono mancare le uova, simbolo della vita che rinasce dopo l’oscurità dell’inverno, che vengono mangiate sode, specie durante le scampagnate ( “merende”) di Pasquetta. Un tempo li si colorava con colori naturali ricavati da caffè, buccia di cipolla, fiori di muscari, foglie d’edera, ortica e capelvenere.

Il prosciutto cotto Praga fa parte del pranzo pasquale triestino, consumato assieme alla Pinza, dolce lievitato di lunga tradizione.

Si consumano in questo periodo, ma non solo, anche i cjalzòns, il tipico piatto della Carnia. Una sorta di raviolo, fatto di acqua e farina o di patate e riempito con un cucchiaio di impasto. Quest’ultimo può essere dolce o salato e variare negli ingredienti utilizzati, da luogo a luogo.

Per la ricetta, cliccate QUI

I DOLCI PASQUALI

Il pranzo di Pasqua si chiude con la focaccia (la fujace) realizzata con farina uova latte zucchero e lievito. Solitamente le si da una forma circolare o a colomba con un uovo al centro.

Ma la specialità friulana più conosciuta è senza dubbio la putiza, infarcita di frutta secca e candita, insieme alla pinza, sorta di pane dolce che però viene spesso accompagnato anche da cibi salati, in particolare il prosciutto con il rafano (o kren, per dirlo alla triestina), e che la tradizione associa alla spugna dalla quale bevve Gesù sulla croce.

Pinze e focacce non si potevano consumare se non erano state benedette durante la messa di Pasqua.

Altri dolci del periodo pasquale sono anche la titola, una treccia che avvolge un uovo in una delle estremità, la gubana e il pistùm.

Per la ricetta della GUBANA, cliccate QUI

Per la PINZA, cliccate QUI. E’ la ricetta che ho seguito anch’io per preparare questo pane dolce, molto simile alla nostra pizza pasquale (e alla fugassa di ieri)
Per la FOCACCIA, invece, cliccate QUI

Su uno dei miei libri di ricette, ho trovato la ricetta di alcuni PANINI DI PASQUA, fatti con farina gialla. Vi posterò la ricetta più tardi


NOTA FINALE: PINZE, FOCACCE, PANINI, ecc, per tradizione si preparavano con la farina di mais. Gli impasti sono molto simili e la preparazione è praticamente identica. Io ho provato entrambe le ricette e la differenza, almeno secondo me, sta soprattutto nei “condimenti”

 

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Pubblicato da lacuocaignorante

Lacuocaignorante è una grande curiosona ed ama cucinare, leggere, viaggiare. In una vita precedente (ovvero prima del matrimonio) ero un ingegnere meccanico. Oggi mi occupo del mio Maritozzo e dei nostri tre gatti, insegno materie scientifiche, realizzo siti internet e continuo ad istruirmi!