PALLIDA MORS (# 17 STAZIO)

PALLIDA MORS è IL ROMANZO numero 17 che la scrittrice Danila Comastri Montanari dedica alle avventure del senatore romano Publio Aurelio Stazio. Che cosa accadrà in questo libro?

PALLIDA MORS

Danila Comastri Montanari

Prima Pubblicazione : 2013

Editore: Mondadori

Pagine : 328 p.

Genere: giallo storico

Preceduto da: Tabula Rasa

Seguito da : Saxa Rubra

PALLIDA MORS. DESCRIZIONE (dal sito dell’editore)

Coinvolto nel crollo di un’antica tomba sull’Esquilino, Publio Aurelio Stazio rinviene al suo interno lo scheletro di una donna orribilmente inchiodata al sepolcro.

Nessuno ha mai sentito parlare di simili riti barbarici a Roma, anche se in alcune remote province dell’Impero si vagheggia di demoni femminili succhiasangue che solo con quella orribile morte possono perire senza risorgere.

Vampiri ante litteram si aggirano per l’Urbe?

Publio Aurelio è poco incline a credere alle superstizioni e così rintraccia la proprietaria della tomba. Giunto a casa sua, però, la trova appena morta, circondata dai familiari, tra cui una donna incredibilmente seducente e una parente povera poco ligia alle convenienze

PALLIDA MORS : L’AUTRICE

Danila Comastri Montanari è nata a Bologna il 4 novembre 1948. Laureata in Pedagogia e in Scienze Politiche, per vent’anni insegna e compie molti viaggi.

Nel 1990, scrive il suo primo romanzo con protagonista il senatore romano Publio Aurelio Stazio, Mors Tua.  Da allora si dedica a tempo pieno alla narrativa, privilegiando il genere del giallo storico, che le permette di conciliare i suoi principali interessi: lo studio del passato (in particolare le civiltà antiche) e l’amore per gli intrecci mystery.

Oltre alla serie di Publio Aurelio, la scrittrice bolognese ha scritto altri romanzi e racconti ambientati in differenti epoche storiche.

PALLIDA MORS. Breve riassunto e commento personale

Il titolo trae origine da alcuni versi di Orazio:

Pallida mors aequo pulsat
pede pauperum tabernas
regumque turris

ovvero: “la pallida morte bussa con piede imparziale ai tuguri dei poveri e ai palazzi dei re”

Anche questa volta non ci viene dato l’anno preciso in cui si svolgono i fatti. Cerchiamo di procedere con ordine… Publio Aurelio Stazio, per sfuggire all’orda di “esosi clientes” che lo ha intravisto mentre scende dal Colle Esquilino, trova rifugio in quella che sembra una tomba abbandonata.

Come ci spiega l’autrice, il senatore

Era tenuto a beneficiare un vero e proprio esercito di popolani scansafatiche, rifornendoli periodicamente di ricche sportulae colme di cibo, vesti, denaro e, naturalmente, lettere di raccomandazione

Ad occuparsi dell’orda è di solito il buon Paride, ma stavolta evidentemente non è riuscito a tenerli a bada… E il senatore si imbosca in una tomba, in cui subito sente un terribile odore… E mentre pensa di essersi finalmente liberato dai suoi inseguitori, qualcuno lo aggredisce e, nell’impeto della lotta, i due sfondano un muro.

Ad assalirlo, il “possessore” della tomba, Caio Cicurio. Per levarselo di torno, Publio Aurelio acquista la tomba:

Adesso fammi capire da dove viene questo orribile fetore

Il povero Cicurio ha perso il senso dell’odorato da piccolo e non ha mai sentito il puzzo che si sente nella sua dimora. Sorprendente il suo racconto di come ha avuto la tomba. Nonostante ne avesse viste di cotte e di crude, Publio Aurelio

Non era preparato a ciò che apparve dietro al pertugio

Ma nessun orrore può impedirgli di soddisfare la sua curiosità, come capisce subito il segretario Castore, quando viene a sapere che il senatore emanava “un sentore di putrefazione”!

Tutto stava per ricominciare da capo, indagini, inchieste, interrogatori, analisi, esami, sopralluoghi, perquisizioni… e cioè lavoro, lavoro e lavoro…

Infatti il padrone lo intercetta mentre prova a darsela a gambe: “C’è molto lavoro da fare”. Al medico Ipparco di Cesarea tocca ascoltare il racconto della macabra scoperta fatta nella tomba: una donna parzialmente decomposta e orribilmente inchiodata al sepolcro.

Per accettare il lavoro, Ipparco chiede al senatore di costruire un ospedale ante litteram, un “valetudinarium”…E il senatore si lascia tentare.

Intanto però decide di scoprire a chi apparteneva la tomba. Niente di più facile: sul timpano della tomba c’è infatti un’iscrizione in etrusco. Chi meglio di Pomponia può aiutarlo a capire di chi si tratti? Ma la donna “non è più lei”… Tutt’a un tratto è diventata sobria nel vestire e, cosa ben più grave, “mangia poco”. Rifiuta persino i meravigliosi “dolcetti al pepe che le piacciono tanto”!

In pratica: è depressa. Al suo capezzale, una serie infinita di fanfaroni. Aurelio prova a scuoterla raccontandole del cadavere inchiodato su una tavola di legno. E l’amica esclama subito:

«Un’empusa! Non c’è mostro più perfido in cielo, in terra o nell’Ade di quello spirito femminile nefasto che si impadronisce dei giovani maschi, li affascina, li conquista, li aggioga, li esaurisce per poi sfinirne col coito le energie vitali…»

In effetti, secondo Pomponia, l’unico modo per uccidere le empuse era inchiodarle al sepolcro!

Ma Publio Aurelio non crede a sciocche superstizioni ed è sempre più deciso ad andare in fondo alla vicenda. Deve però pensare anche a Pomponia: Ipparco avrà il suo ospedale se riuscirà a guarirla! E il medico, affezionato alla donna, decide che farà del suo meglio per aiutarla…

Ad aiutare Publio Aurelio è uno strano guaritore, Xalxas, convocato da Pomponia:

Velthinia, il nome che cerchi potrebbe essere questo

E scopre che a Roma è rimasta un’unica discendente della Gens Velthinia, Fastia, nonna di Quinto Babrio. Purtroppo al suo arrivo la donna è morta…

Ma non tutto è perduto. Infatti ha modo di conoscere Quinto e suo fratello Lucio, oltre alla bellissima cugina Lavinia,  poco attenta alle convenienze.

E viene a conoscenza delle voci che circolano sul misterioso tesoro nascosto da Velthur Velthinio, detto l’Avvoltoio. Insieme a Lavinia, raggiungerà la valle della Nera e si metterà a cercare il tesoro che il fratello di Fastia avrebbe sotterrato da qualche parte nei boschi di proprietà della famiglia….

Un libro spumeggiante fin dalle prime pagine, che vi farà sorridere e ridere tantissimo. Insomma, se non avete mai letto nessun libro di questa serie, vi conquisterà con la sua vena ironica. Se invece, come me, siete fans sfegatati di Publio Aurelio Stazio, allora non vi deluderà! Ve lo consiglio

VOTO : 9 / 10

PALLIDA MORS : La Serie di Publio Aurelio

  1. Mors tua – (Premio Tedeschi) 1990
  2. In corpore sano, 1991
  3. Cave canem, 1993
  4. Morituri te salutant 1994
  5. Parce sepulto, 1996
  6. Cui prodest? 1997
  7. Spes, ultima dea 1999
  8. Scelera, 2000
  9. Gallia est, 2001
  10. Saturnalia, 2002
  11. Ars moriendi – Un’indagine a Pompei, 2003
  12. Olympia – Un’indagine ai giochi ellenici, 2004.
  13. Tenebrae, 2005.
  14. Nemesis, 2007.
  15. Dura lex, 2009.
  16. Tabula rasa, 2011
  17. Pallida mors, 2013
  18. Saxa rubra, 2015
  19. Ludus in fabula, 2017
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Pubblicato da lacuocaignorante

Lacuocaignorante è una grande curiosona ed ama cucinare, leggere, viaggiare. In una vita precedente (ovvero prima del matrimonio) ero un ingegnere meccanico. Oggi mi occupo del mio Maritozzo e dei nostri tre gatti, insegno materie scientifiche, realizzo siti internet e continuo ad istruirmi!