Io non tacerò. La lunga battaglia per la giustizia di Antonino Caponnetto

Io non tacerò. La lunga battaglia per la giustizia è un libro scritto da Antonino Caponnetto, insieme alla giornalista Maria Grimaldi. Un appassionante viaggio negli anni più bui della lotta contro la Mafia…

Io non tacerò. La lunga battaglia per la giustizia

Antonino Caponnetto

Curatore: M. Grimaldi

Editore: Melampo

Anno edizione: 2010

Pagine: 280 p.

Io non tacerò. Descrizione

Era un galantuomo, Antonino Caponnetto. Fatto all’apparenza di cartavelina, eppure sempre in prima linea nella lotta alla mafia.
Nei suoi ultimi, intensi dieci anni, dall’uccisione dei suoi “figli, fratelli, amici”, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, fino al 2002, il giudice Caponnetto ha smentito l’idea secondo cui vi sia un’età per andare in pensione dall’impegno civile.

E ha attraversato il nostro Paese in maniera capillare e ragionata. In mille scuole e in cento piazze ha insegnato la Costituzione italiana, l’etica della responsabilità, ha parlato di educazione alla legalità, di solidarietà, di pace, di diritti, ha raccontato un’idea di informazione libera e di giustizia possibile.
I discorsi, le lezioni, gli scritti e le interviste sono ora qui raccolti e da essi traspare un pensiero rigoroso, colto, impermeabile a qualsiasi compromesso o comoda prudenza.
In questo libro sta l’eredità di un grande testimone civile e di un instancabile custode di memoria. Una metafora crudele della fatica della memoria e dell’importanza di recuperarne ogni frammento.

Io non tacerò. L’autore

Antonino Caponnetto (Caltanissetta, 5 settembre 1920 – Firenze, 6 dicembre 2002) è stato un magistrato italiano, noto soprattutto per aver guidato il Pool antimafia, ideato nel 1980 da Rocco Chinnici, dal 1984 al 1990.

Dopo l’assassinio di Chinnici ne prese il posto nel novembre 1983. Accanto a sé chiamò Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Gioacchino Natoli, Giuseppe Di Lello e Leonardo Guarnotta.

La loro attività portò all’arresto di più di 400 criminali legati a Cosa Nostra, culminando nel maxiprocesso di Palermo, celebrato a partire dal 10 febbraio 1986. È considerato uno degli eroi simbolo della lotta al crimine organizzato italiano.

Antonino Caponnetto fornì l’orientamento necessario per comprendere i legami che la Mafia intrattiene col mondo politico:

« A differenza delle organizzazioni puramente criminali, o del terrorismo, la mafia ha come sua specificità un rapporto privilegiato con le élite dominanti e le istituzioni, che le permettono una presenza stabile nella struttura stessa dello Stato”»

Dopo la sua morte, la moglie Elisabetta insieme a numerosi amici ha creato nel giugno 2003 la Fondazione Antonino Caponnetto.

Io non tacerò. Breve riassunto e commento personale

Non dimenticherò mai l’espressione affranta di Caponnetto davanti alla bara di Borsellino, il 24 luglio del 1992.

Il giudice Caponnetto si presentò come

un vecchio ex magistrato che è venuto, nello spazio di due mesi, due volte a Palermo con il cuore a pezzi a portare l’ultimo saluto ai suoi figli, fratelli e amici…”.

Queste parole, insieme a quelle di molti altri discorsi, interviste e interventi del giudice sono raccolte nel libro “Io non tacerò”.

Testimonianza appassionata

Il saggio ci fornisce la testimonianza di una lunga vita di lotta alla mafia, ma anche di lotta all’indifferenza e al silenzio, complice e responsabile del perdurare del fenomeno mafioso.

Oltre ad analizzare impietosamente i legami tra Mafia e mondo politico, ci ricorda che la mafia affonda le sue radici e trova sostegno e nutrimento in una diffusa mentalità mafiosa:

La mafia è l’estensione logica e la degenerazione ultima di una onnicomprensiva cultura del clientelismo, del favoritismo, dell’appropriazione di risorse pubbliche per fini privati.

Negli anni passati “a girare per le scuole e per le piazze”, egli ha raccontato e spiegato “quali sono gli ideali per i quali battersi”, con appelli toccanti rivolti ai giovani:

State attenti a difenderli questi valori. Non sono valori che si conservano in eterno. Se non teniamo alta la guardia, ci sarà sempre qualcuno – la storia lo dimostra – pronto a privarci di nuovo di questi beni che sono costati tanto sangue e tanti sacrifici”.

Infatti oggi, per privarci di democrazia, libertà e legalità,

basta l’opera subdola, strisciante e silenziosa di una grossa informazione pilotata”.

Nelle ultime pagine del libro, si avverte infine l’amarezza dell’anziano giudice che sembra quasi rendersi conto dell’inutilità della sua lotta. Negli ultimi anni, in effetti,  di mafia si parla poco e niente. I  miei nipoti non sapevano nemmeno che cosa fosse!

Questa indifferenza, secondo me, rappresenta un tradimento nei confronti di chi ha dato la vita per combattere il fenomeno.

Perché, secondo voi, siccome non se ne parla, la Mafia è stata sconfitta?

Un libro da far leggere nelle scuole, proprio per non dimenticare

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Pubblicato da lacuocaignorante

Lacuocaignorante è una grande curiosona ed ama cucinare, leggere, viaggiare. In una vita precedente (ovvero prima del matrimonio) ero un ingegnere meccanico. Oggi mi occupo del mio Maritozzo e dei nostri tre gatti, insegno materie scientifiche, realizzo siti internet e continuo ad istruirmi!