MORTE A FIRENZE di Marco Vichi

UN LIBRO AL GIORNO torna sui suoi passi e vi segnala un libro che avremmo dovuto leggere prima della serie del Colonnello Arcieri: MORTE A FIRENZE. Scritto da Marco VIchi, si ricollega direttamente a L‘ANGELO DEL FANGO di Leonardo Gori.

MORTE A FIRENZE

 

Morte a Firenze. Un’indagine del commissario Bordelli

Marco Vichi

Editore: Guanda

Anno edizione: 2009

Pagine: 344 p.

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Morte a Firenze.  Descrizione:

Firenze, ottobre 1966. Non fa che piovere. Un bambino scompare nel nulla e per lui si teme il peggio, forse un delitto atroce.

Il commissario Bordelli indaga disperatamente, e durante le indagini arriva l’alluvione…

La notte del 4 novembre l’Arno cresce, si ingrossa, va a lambire gli archi di Ponte Vecchio, supera gli argini e la città è travolta dalla furia delle acque. Le vie diventano torrenti impetuosi, la corrente trascina automobili, sfonda portoni e saracinesche, riversando nelle strade cadaveri di animali, alberi, mobili e detriti di ogni genere.

Mentre la città è alle prese con quella inaspettata e inimmaginabile tragedia, il delitto sembra destinato a rimanere impunito, ma la tenacia di Bordelli non vien meno…

Morte a Firenze. LA TRAMA:

Pochi giorni prima dell’alluvione che travolgerà Firenze nel Novembre 1966, viene denunciata la scomparsa di un bambino. Il suo cadavere viene ritrovato alcuni giorni dopo sulle colline attorno a Firenze:

«Giacomo era stato seppellito in fretta in una fossa poco profonda. Chi aveva compiuto l’opera, non sperava di far scomparire il cadavere, voleva solo toglierselo dai piedi» (p 49)

Come conferma l’autopsia del buon Diotivede (p 52), il bambino è stato oggetto di indicibili violenze:

«Lo hanno violentato almeno in tre…Ha le unghie frantumate…come se avesse scavato un muro con le mani…ha pesanti tracce di morfina nel sangue…»

Un incubo senza fine, quello del piccolo Giacomo Pellissari…e la nostra indignazione sale insieme a quella di Bordelli, Piras e Diotivede.

Anche noi vorremmo avere i mostri che hanno spezzato la vita del piccolo tra le mani…

Non c’è però nessuna traccia da seguire. Nessuno ha visto Giacomo da quando si è allontanato dalla scuola sotto una pioggia scrosciante. Anche la scrupolosa perlustrazione dell’area, in cui è stato ritrovato il cadavere, non fornisce indizi.

Il commissario Bordelli non si da pace e decide di tornare nei boschi in cui il piccolo è stato ritrovato. Seguendo i suoi pensieri, quando ormai dispera, viene attratto da un rumore : l’ultimo gattino vivo di una nidiata miagola per la fame. Accanto al micio abbandonato e miracolosamente sopravvissuto, un pezzo di carta. Si  tratta di una bolletta telefonica, intestata ad una macelleria di Firenze.

Bordelli salva il gattino e lo affida alle amorevoli cure di Rosa, la sua cara amica ex prostituta. D’ora in poi, Briciola comparirà altre volte nei romanzi di Vichi.

Da questo incerto indizio, Bordelli inizia le sue ricerche. Pur nel dubbio che la bolletta non abbia nulla a che fare con l’omicidio di Giacomo. mette sotto controllo il macellaio Panerai.

Riesce così ad individuare un appartamento, in cui potrebbe essere stato compiuto il delitto. Ma l’alluvione travolge la casa e con essa la possibilità di scoprire qualcosa in più.  Pur immerso nel fango (reale e morale), Bordelli non demorde.
Grazie al favore fatto ad Arcieri, individua  i colpevoli. Proverà ad incastrarli, ma pagherà un altissimo prezzo personale…

MORTE A FIRENZE. IL MIO COMMENTO

Decisamente uno dei libri più belli letto negli ultimi mesi. Le pagine dedicate all’alluvione di Firenze sono tratte direttamente dalle cronache dei giornali. E restituiscono un quadro terribile.

Mentre Bordelli si prodiga per portare soccorso ai suoi sfortunati concittadini insieme ai suoi ottimi agenti, trova pure una fidanzata, la bellissima Eleonora.

Il fango che ricopre Firenze, che entra nelle case, nei negozi, negli edifici pubblici diventa nel romanzo metafora della melma che ricopre molti di coloro che hanno ruoli importanti nelle istituzioni pubbliche. Ma, ahinoi, mentre  il fango trasportato dall’Arno verrà rimosso dalle vie e dagli edifici grazie alla volontà dei fiorentini, la sporcizia che invade le poltrone delle alte sfere permane ammucchiata nelle stanze del potere…

La dedizione e l’impegno delle persone comuni non è sufficiente a riportare la trasparenza e la purezza. E l’amara riflessione è che, 50 anni dopo, la melma morale puzza sempre di più.

ITALIA E ITALIANI…

Le riflessioni di Bordelli sull’Italia e sugli Italiani ci mostrano una società corrotta, non molto diversa da quella attuale. Secondo Carlino,l’ex partigiano che gestisce il bar sotto casa di Rosa (p. 62):

«In fondo all’anima gli Italiani erano fascisti…Bambini bisognosi di un padre autoritario per sentirsi protetti..L’importante era dormire, mangiare, faticare poco…e avere i soldi per andare al mare…Non era per un’Italia come quella che Franco Bordelli aveva sparato addosso ai Nazisti»

Bordelli è angosciato e più volte si chiede : “per chi ho combattuto e ucciso?”.

La sua analisi del movimento del 68 è impietosa. Secondo Vichi (p 115):

«L’apparente voglia di libertà non era altro che voglia di potere e di soldi…L’invidia aveva preso il posto dell’orgoglio. Anche loro volevano essere ricchi e potenti, volevano avere una villa e un giardino per potercisi rinchiudere dentro e lasciare fuori la miseria, la sofferenza, la morte»

Insomma, se pensava di aver combattuto per difendere quei giovani ragazzini viziati, stava pure peggio. Dopo l’ennesimo sopralluogo sul luogo del ritrovamento del piccolo Giacomo, finalmente Bordelli comprende:

«Ora sapeva per chi aveva mangiato carne in scatola e ammazzato nazisti, sapeva per chi aveva sopportato il peso di quella sanguinosa e stupida guerra… Lo aveva fatto per chi era stato sconfitto per sempre.

Non certo per i ricchi commercianti, per gli industriali che guadagnavano con il fascismo e con la democrazia, con la guerra e con la pace.

E neppure per i giovani studenti che se ne fregavano della guerra e del sangue della guerra. Non per chi adesso sedeva sugli scranni del Parlamento…Lo aveva fatto per chi aveva sempre perso, per chi non avrebbe mai vinto»

Un  libro triste, che ci porta in un mondo di depravazione senza fine, che fa accapponare la pelle…Pure il rapitore materiale del piccolo Giacomo, in fondo, è uno sconfitto…

Ma purtroppo il Male si traveste da bene e sommerge tutto quanto di buono c’è nella vita di Bordelli. Il grande perdente di questo romanzo è proprio lui. Che decide persino di dimettersi, alla fine dell’inchiesta.

Non certo come Arcieri, che, perso per perso, si butta anima e corpo nella mischia. Se morirà, lo farà combattendo. Invece Bordelli è un uomo stanco, vinto dai suoi Fantasmi del Passato

Ed è questa arrendevolezza di Bordelli l’unica nota stonata di questo romanzo

VOTO: 9/10

Ve lo consiglio per le pagine dedicate all’alluvione e per il modo in cui viene trattato lo scabroso tema della pedofilia.

/ 5
Grazie per aver votato!

Pubblicato da lacuocaignorante

Lacuocaignorante è una grande curiosona ed ama cucinare, leggere, viaggiare. In una vita precedente (ovvero prima del matrimonio) ero un ingegnere meccanico. Oggi mi occupo del mio Maritozzo e dei nostri tre gatti, insegno materie scientifiche, realizzo siti internet e continuo ad istruirmi!