MORS TUA (#1 Publio Aurelio Stazio)

MORS TUA è il romanzo con cui Danila Comastri Montanari ha aperto la serie del senatore detective Publio Aurelio Stazio. Vi racconto di che cosa parla

 

 

MORS TUA

Danila Comastri Montanari

Prima Pubblicazione: 1990

Editore : Mondadori

Pagine : 264 p.

Genere : giallo storico

Seguito da: In corpore sano

 

 

MORS TUA. Descrizione

Roma, 42 d.C, estate. Il senatore Publio Aurelio Stazio va a fare visita alla cortigiana Corinna e la trova morta, con un pugnale piantato nel petto.

Spinto dal suo intuito, Aurelio comincia a informarsi sulla vittima e cerca di conoscere meglio le persone che le ruotavano attorno, ovvero i sospettati: Clelia, la sorella cristiana di Corinna; il senatore Marco Furio Rufo e la sua famiglia; la spregiudicata Lollia Antonina…

Ma non fa in tempo a iniziare le indagini che un’accusa di omicidio viene rivolta contro di lui. Per affermare la propria innocenza dichiara che si reciderà pubblicamente le vene durante un banchetto.

E così, la sera della festa, mentre tutti i sospettati sono riuniti nella sala, Aurelio si trova a giocare con la propria vita.

MORS TUA. L’autrice

Danila Comastri Montanari è nata a Bologna il 4 novembre 1948. Laureata in Pedagogia nel 1970 e in Scienze politiche nel 1978, per vent’anni ha insegnato e viaggiato in tutto il mondo.

Ha scritto il suo primo romanzo, “Mors tua”, nel 1990 e da allora si è dedicata a tempo pieno alla scrittura, prediligendo il genere del giallo storico.

Come ci racconta lei stessa nelle note biografiche dei suoi libri, è appassionata di classici greci, latini, cinesi, e legge molti polizieschi e saggi. Viaggia per scavi archeologici e stazioni termali, non rinuncia al buon cibo e al buon vino ed è un’accanita fumatrice.

Inoltre è un’entusiasta utente di internet e di vari giochi di strategia online.

La serie di libri con protagonista il senatore romano Publio Aurelio Stazio ha ormai all’attivo 19 romanzi.

MORS TUA. Breve riassunto e commento personale

Il romanzo di apertura della serie è ambientato nel 42 d.C. A regnare è da cinque anni il Divo Claudio, passato da idiota a imperatore nell’arco di pochi minuti.

Non appena indossata la porpora, Claudio aveva dimostrato di possedere una lucida intelligenza e un raro buonsenso e si era accinto al duro compito di governare personalmente Roma nella pace e nella giustizia

Il senatore Publio Aurelio Stazio ha appuntamento con una giovane conosciuta il mattino alle corse. Ma l’incontro amoroso gli riserva una brutta sorpresa: infatti la ragazza è stata pugnalata al cuore e, per non essere accusato dell’omicidio di Corinna, esce dal giardino e rientra dalla porta!

Infatti nel frattempo la “nutrice” della ragazza ha scoperto il cadavere. Forte del titolo di senatore, Publio Aurelio prende subito in mano l’inchiesta.

La vecchia Ecuba dichiara subito che ad uccidere Corinna è stato sicuramente l’uomo con cui aveva appuntamento… Confidatosi con il suo segretario, il greco Castore, Publio Aurelio decide di rivolgersi alla sua amica Pomponia, la matrona più informata di Roma, per scoprire chi fossero i clienti di Corinna.

E Pomponia non delude! Infatti riesce a raccogliere preziose informazioni sulla giovane

Il tuo sistema di spionaggio non ha nulla da invidiare a quello dei pretoriani

Le dice Publio Aurelio. Ma è difficile fermare Pomponia quando inizia a raccontare i pettegolezzi dell’Urbe. Infatti ha appena scoperto con chi l’imperatrice Messalina tradisce Claudio! E mentre l’amica racconta, Publio Aurelio pensa al suo vecchio maestro d’etrusco, abituato “alle sfortune coniugali”.

Infatti la prima moglie di Claudio, Urgulanilla Plauzia, gli ha addirittura dato una figlia illegittima!

Grazie alle notizie raccolte da Pomponia, Publio Aurelio può continuare le sue indagini e cerca di conoscere meglio i principali sospetti.

Si muove così tra i mille volti di Roma, spostandosi dalla Suburra, dove lavora Clelia, la sorella cristiana di Corinna alla villa del senatore Marco Furio Rufo. E scopre inaspettati legami tra la giovane cortigiana e il “Catone redivivo”, come Aurelio definisce Rufo:

Non fa che tuonare contro la corruzione della gioventù moderna

Proprio quando Aurelio sembra sul punto di concludere l’inchiesta, viene accusato della morte del genero di Rufo.

Deciso a dimostrare la sua innocenza, dichiara che si reciderà pubblicamente le vene durante un banchetto…

Da leggere, anche perché tutta la narrazione ci permette di conoscere meglio usi e costumi della Roma dell’epoca.

Appassionante e coinvolgente, vi terrà incollati alle pagine del libro fino alla fine, regalandovi anche parecchie risate, soprattutto grazie a Castore, l’infido alessandrino. Pensate: la sua unica virtù è di non avere virtù!

Da leggere

VOTO: 8 / 10

MORS TUA. Il racconto “Una filosofia per Publio Aurelio Stazio”

Il libro comprende anche un racconto, ambientato ad Ercolano poco tempo dopo i fatti narrati in “Mors tua”. Il nostro senatore è a Ercolano “per conoscere gli ultimi epicurei”, di cui però restano solo pochi cenacoli. Tra essi, quello di un certo Crisoforo. Giunto alla dimora del filosofo, Publio Aurelio conosce la bella Temista, la discepola, ed ha modo di gustare il cibo degli epicurei:

zuppa di ceci mista a un po’ di farro malcotto e un paio di lampascioni sottaceto con una crosta durissima di formaggio

Ma, si sa, dove è Publio sono spesso i morti… e così il senatore si ritrova ad indagare sull’omicidio del povero Crisoforo!

MORS TUA LA RICETTA

Il buongustaio Publio Aurelio Stazio si lascia conquistare da uno dei piatti più semplici della cucina romana: la farrata.

Gli viene servita nel corso del pranzo a casa del senatore Rufo

Chi ha detto che un cibo è più saporito perché non è facilmente reperibile?

Ma di che cosa si tratta? La farinata di farro (il puls latino) era alla base dell’alimentazione dell’antica Roma, il pane delle nostre tavole.

Le farrate, di forma rotonda, preparate con farina di farro, formaggio e uova, costituivano i piatti e i vassoi con cui si presentavano i sacrifici agli dei e rappresentavano il cibo semplice della civiltà arcaica. Erano le farrate adoperate nei riti sacri.

Uno di questi era la “confareatio” che si celebrava nel matrimonio: un’offerta a Giove di focaccia di farro con la pronuncia di formule solenni e di ulteriori atti, che conferivano alla cerimonia un colorito molto antico.

Offerte di farro o farina erano presentate agli dei campestri e alla stessa dea Cerere durante le “feriae sementivae”, i giorni della festa della semina.

Presto la prepareremo insieme…

LA SERIE DI PUBLIO AURELIO STAZIO

  1. Mors tua – (Premio Tedeschi) 1990
  2. In corpore sano, 1991
  3. Cave canem, 1993
  4. Morituri te salutant 1994
  5. Parce sepulto, 1996
  6. Cui prodest? 1997
  7. Spes, ultima dea 1999
  8. Scelera, 2000
  9. Gallia est, 2001
  10. Saturnalia, 2002
  11. Ars moriendi – Un’indagine a Pompei, 2003
  12. Olympia – Un’indagine ai giochi ellenici, 2004.
  13. Tenebrae, 2005.
  14. Nemesis, 2007.
  15. Dura lex, 2009.
  16. Tabula rasa, 2011
  17. Pallida mors, 2013
  18. Saxa rubra, 2015
  19. Ludus in fabula, 2017
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Pubblicato da lacuocaignorante

Lacuocaignorante è una grande curiosona ed ama cucinare, leggere, viaggiare. In una vita precedente (ovvero prima del matrimonio) ero un ingegnere meccanico. Oggi mi occupo del mio Maritozzo e dei nostri tre gatti, insegno materie scientifiche, realizzo siti internet e continuo ad istruirmi!