MARIA CHE DANZA SULLE ANTENNE DI UN CALABRONE

MARIA CHE DANZA SULLE ANTENNE DI UN CALABRONE è un meraviglioso romanzo, opera prima di Alberto Coco. Vi racconto perché mi ha conquistato.

MARIA CHE DANZA SULLE ANTENNE DI UN CALABRONE

Alberto Coco

Editore: Porto Seguro

Collana: Fiamme di carta

Anno edizione: 2021

In commercio dal: 26 maggio 2021

Pagine: 426 p., Brossura

Genere : narrativa

MARIA CHE DANZA SULLE ANTENNE DI UN CALABRONE : il libro

Quella che leggerete è la storia di un ragazzo, Berto, e di sua nonna Pina.

È la storia di un viaggio attraverso l’Italia, da Milano a San Severo; un percorso nella memoria e nella storia,  un cammino interiore di chi è prossimo alla morte e di chi invece alla vita adulta, tra segreti, misteri e sogni che diventano realtà.

È l’amore, però, il vero protagonista di Maria che danza sulle antenne di un calabrone: l’amore raccontato in tutte le sue forme più pure, l’amore di una nonna per suo nipote, di una madre per il figlio morto giovane, di un padre per una figlia straordinariamente “diversa”.

In un reticolato di vite vissute, di intimità, segreti e ricordi, Maria che danza sulle antenne di un calabrone esplora la tragedia della morte e della malattia, lo splendore della vita e il suo mistero più grande: la rinascita

MARIA CHE DANZA SULLE ANTENNE DI UN CALABRONE  : l’autore

Alberto Coco, 1964, vive a Cusago (Milano). Ha lavorato a contatto con il mondo occupandosi di marketing e di comunicazione, di licensing e publishing. Per conto della società nella quale lavora, Ubisoft, racconta ai ragazzi italiani le saghe che hanno fatto la storia dell’industria dei videogiochi

MARIA CHE DANZA SULLE ANTENNE DI UN CALABRONE : breve riassunto e commento personale

“Le storie non arrivano mai per caso. Viaggiano nel tempo, su pagine ingiallite o nell’aria spinte dal fiato di infaticabili narratori. E cambiano il nostro destino. Alcune le scegli, o pensi di farlo; altre ti arrivano come cadute dal cielo. A me questa storia è arrivata dal mare.”

Inizia così il romanzo di Berto, studente universitario che condivide un appartamento con altri tre studenti. Davide, Nicola e Roberta, con cui Berto ha anche una relazione.

Il giovane è comunque ancora molto legato alla famiglia di origine e, quando la vita lo prende a schiaffi, cerca sempre rifugio da nonna Pina. Che però una domenica non è a casa. È andata in visita alla sorella, o almeno così dice zia Enza, la figlia minore di Pina.

Certo è strano. Berto vorrebbe che la nonna fosse lì, per raccontargli quello che gli è accaduto due giorni prima, “un venerdì di febbraio dell’83”

E mentre lui pensa alla fine della sua relazione, la zia inizia a piangere: nonna Pina è malata.

Ha un tumore al cervello inoperabile. Le resta davvero poco da vivere. Per Alberto è uno choc:

“la nonna era tutto per lui, la madre che sua madre non sapeva essere, la protettrice, la confidente e la complice.

La donna non sa della malattia ma non può più essere lasciata da sola. Tutti i Torrigiani lavorano e l’idea iniziale è quella di dividersi il compito. Ma Berto li stupisce:

“- Ci penso io – disse Alberto con decisione.
Tutti si girarono nella sua direzione con lo sguardo un po’ sorpreso. Nessuno si aspettava quella proposta, non da lui, il piccirillo, lo studioso, uno poco adatto ad occuparsi di cose pratiche.
– Ho più tempo libero di voi e voglio prendermi cura della nonna. Come lei ha fatto con me”.

Calde lacrime mi rigano le guance, mentre ripenso alla mia amata nonna…

Berto ottiene il consenso dei suoi parenti, che sanno bene quale legame speciale unisca Pina al nipote, “l’unico ad avere un certo ascendente su quella donna dura dal carattere difficile”.

Ai suoi chiede di continuare a tenere la nonna all’oscuro del suo male, “per farle vivere serena gli ultimi giorni”. E così le imbastiscono una storia assurda per convincerla a curarsi…

Con un inganno stava uccidendo il libero arbitrio e la verità. Per fare la cosa giusta. Quante ingiustizie si commettono in nome della cosa giusta!”

Berto è sempre al fianco di Pina, anche mentre in ospedale le viene somministrata la chemio. E la nonna accetta con gioia la vicinanza del nipote, facendo finta di accettare le spiegazioni che le dà il giovane:

“Ti lascio fare perché sei tu, anche se cerchi di farmi fessa”

E infatti basta poco perché lui si renda conto che la nonna sa tutto. Tre mesi dopo, Pina annuncia al nipote di voler sospendere le cure e di dover tornare in Puglia, a San Severo.

Ha fatto un sogno ed ora deve fare una cosa per suo figlio Enzo, morto 40 anni prima, poco prima che finisse la Seconda Guerra mondiale. Berto prova a dissuaderla, tirando in ballo persino “Frod”, come lo chiama la Nonna:

“Io vengo da un mondo che si occupa di sogni dalla notte dei tempi. Per te e il tuo mondo fatto di libri, i morti sono morti e i sogni sono allucinazioni. Per me e per il mio mondo il sogno è il punto in cui la vita incontra la morte…Tu non puoi credere…ma io sono certa che stanotte Enzo è venuto a trovarmi”

Dopo aver portato a termine il compito che le ha affidato Enzo, lei tornerà a Milano e riprenderà le cure, se questo vuole Berto.

E l’amato nipote accetta di aiutare la nonna anche se non riesce a comprenderla. Insieme, nonna e nipote, intraprendono quell’ultimo viaggio. Settecentocinquanta chilometri, che Berto decide di dividere in due tappe.

Durante il viaggio, la nonna racconta e i suoi ricordi sono tante lezioni per il nipote, che gli terranno compagnia anche in futuro:

“Io ci sarò sempre. Con le parole, l’amore e i ricordi”…

Berto comprende che l’amore e la memoria sono in grado di colmare “i crateri della morte”…

Bellissimo il racconto che ci fa Pina della prima volta in cui vide il mare, di quel suo ultimo viaggio da San Severo alla costa insieme ad Enzo, un mese prima che il figlio perdesse la vita.

Pina lascia al nipote anche un “segreto”, perché non finisca nella tomba insieme a lei:

la memoria è l’unico modo per riportare un po’ di giustizia su questa terra”.

Attraverso le parole di Pina,  riviviamo il “biennio rosso” nel Tavoliere, come non ci viene mai raccontata nei libri di storia

“lo chiamavano biennio rosso per il rosso delle bandiere socialiste che sventolavano sempre più numerose e per il sangue che veniva versato”

Come in un sogno, Berto si ritrova a scavare dove gli indica la nonna… e trova quello che stava cercando. Per il giovane è troppo.

“Tutte le sue convinzioni di uomo moderno istruito si sgretolarono quel pomeriggio come un castello di sabbia”

Al cimitero li aspetta una nuova sorpresa: le tombe di Enzo e Michele sono curatissime: chi si è occupato di loro in tutti quegli anni? Chi ha tenuto compagnia a Enzo?

Il viaggio prosegue, alla ricerca del punto che Enzo aveva indicato a sua madre tanti anni prima. E trovano una casa, quella dell’amico di Enzo, pensa Pina. Di fronte a loro, una ragazza.

“Io sono Maria e abito qui”

La giovane li accoglie come “persone di famiglia” e sembra che li stesse aspettando.

“Berto non sapeva spiegarselo ma in quel momento intuì che lì, in quel posto, sarebbero successe tante cose importanti, che avrebbero cambiato i destini di tutti”

Per la prima volta in venti anni, Berto sente di essere a casa… e Pina riuscirà infine a scoprire che cosa dovesse dirle Enzo quella mattina di quarant’anni prima.

Dalla prima all’ultima pagina il romanzo vi lascerà senza parole e vi permetterà di riflettere su tanti argomenti. Io ho pianto praticamente dall’inizio alla fine, forse perché in Pina ho rivisto la mia nonna, con i suoi racconti e i suoi insegnamenti.

Certo non sembra di leggere un romanzo di esordio: Aberto Coco ci racconta gli eventi con grande bravura, riuscendo a catturare la nostra attenzione sin dalle prime righe… Alcune immagini restano poi vivide nel ricordo anche dopo la parola fine e certi dolci sentimenti restano in noi anche dopo la fine del romanzo.

Insomma, se amate le belle storie raccontate con eleganza e semplicità, capaci di commuovervi e farvi riflettere sui “grandi temi” della nostra esistenza, allora questo romanzo fa per voi!

Ve lo consiglio

VOTO : 10/10

Per saperne di più sul biennio rosso in Puglia:

https://storiaefuturo.eu/leccidio-marzagaglia-1-luglio-1920/

Invece sul biennio rosso in Italia:

https://www.assaltoalcielo.it/2016/12/23/la-grande-paura-il-biennio-rosso/

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Pubblicato da lacuocaignorante

Lacuocaignorante è una grande curiosona ed ama cucinare, leggere, viaggiare. In una vita precedente (ovvero prima del matrimonio) ero un ingegnere meccanico. Oggi mi occupo del mio Maritozzo e dei nostri tre gatti, insegno materie scientifiche, realizzo siti internet e continuo ad istruirmi!