Lo strano caso dell’orso ucciso nel bosco. Le indagini dell’ispettore Santoni # 4 di Franco Matteucci

Lo strano caso dell’orso ucciso nel bosco è la quarta delle indagini dell’ispettore Santoni. Scritto da Franco Matteucci nel 2017, è per me uno dei libri più belli della serie. Vediamo di che cosa parla.

 

Lo strano caso dell’orso ucciso nel bosco. Le indagini dell’ispettore Santoni

Franco Matteucci

Editore: Newton Compton

Anno edizione: 2017

Pagine: 251 p.

 

 

 

Lo strano caso dell’orso ucciso nel bosco.  Descrizione

Un corpo senza vita giace sulla neve nell’apparente tranquillità del bosco. Accanto al cadavere, sul tronco di un albero, è stato inciso un cuore con all’interno il nome della vittima e una lettera greca.

L’assassino ha lasciato la sua firma, un segno destinato a ripetersi e a seminare il panico tra i vicoli del paesino di montagna.

L’ispettore Santoni, però, non riesce a indagare con la sua solita lucidità. Qualcosa – qualcuno – offusca la sua mente investigativa. E intanto il crimine continua a spandersi come una macchia di sangue, lentamente ma inesorabilmente.

Gli abitanti di Valdiluce hanno paura: la loro cittadina, che una volta era un posto tranquillo e rilassante, rischia di trasformarsi nella tana di un pericoloso serial killer. Il tempo stringe per Marzio Santoni: stavolta in gioco c’è la vita di tutta la valle…

Le indagini dell’ispettore Santoni

Lo strano caso dell’orso ucciso nel bosco. Breve riassunto e commento personale

Forse il più bello dei libri della serie dell’ispettore Santoni, cimmovente in molti punti e davvero interessante per gli argomenti trattati.

Procediamo però con ordine. Santoni si è lasciato convincere da alcuni amici a provare il B.A.S.E. jumping, lo sport estremo in cui ci si lancia nel vuoto da varie superfici, rilievi naturali, edifici o ponti, e atterrare mediante un paracadute. Secondo Lupo Bianco (p.10)

«Con la tuta alare si provava la sensazione di volare come un uccello»

Proprio mentre si gode la sensazione di libertà, i suoi acuti sensi percepiscono qualcosa di strano nel bosco (p.11):

«Una sagoma piuttosto imponente, appoggiata ad un albero, immobile»

Nemmeno il tempo di atterrare che già è al telefono con Kristal Beretta, il suo assistente, sempre più cioccolato-dipendente:

«Potrebbe esserci un cadavere nella Valnera»

Il drone del soccorso alpino individua subito il corpo. Si tratta di Bruna (p.14), “l’orsa di Valdiluce”. Lo splendido esemplare di orso era diventato la mascotte del paese ed era stato addirittura inserito nello stemma di Valdiluce. Per Santoni, con Bruna “se ne va una parte importante di noi”.

A comprendere per primo il messaggio dietro quella morte è Alvaro Sernesi, detto Mitraglia, lo spazzino del paese nonché abile cacciatore di frodo. Secondo l’uomo

«L’hanno uccisa per spregio…per sfidare qualcuno»

E forse quel qualcuno è proprio Santoni…

Già davanti al corpo di Bruna ci sentiamo impotenti, per quella violenza gratuita verso un animale, che sembra essere stato avvelenato. Uno degli atti più vili che si possano commettere. Ma quando nella tana dell’orsa vengono trovati i tre cuccioli partoriti da poco da Bruna, l’orrore diventa intollerabile. Anche adesso, ripensare alla scena descritta da Matteucci mi porta alle lacrime. I tre orsetti sono morti tra atroci tormenti, avvelenati attraverso il latte materno!

Quale mostro può concepire una simile crudeltà? Solo l’essere umano…

Per il bio-ispettore Santoni, si tratta di un omicidio vero e proprio, non di “animalicidio”, l’assurdo termine coniato dai legislatori per definire l’omicidio di un animale. Secondo il nostro codice penale,  l’uccisione di animali è un reato minore. Infatti l’art. 544-bis del codice penale stabilisce che :

«Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da 4 mesi a 2 anni.»

Un po’ poco per aver tolto la vita ad un altro essere, che sia un gatto o un orso bruno! Soprattutto se l’omidicio è fatto in piena coscienza!

Ma torniamo al nostro libro. Presto diventa chiaro che Mitraglia ha visto giusto. L’assassino di Bruna e dei suoi cuccioli torna a colpire un altro simbolo di Valdiluce. La secolare quercia che veglia sulla Valnera è stata avvelenata ed è destinata a morire…

A quanto pare, di fronte a Santoni è un serial killer, deciso a colpire tutti i simboli di Valdiluce…E sul posto lascia un simbolo, che somiglia alla Omega dell’alfabeto greco. Ma il falegname Franz Olsen spiega a Santoni che si tratta della Porta del Sole, “l’ultimo passaggio” degli elfi (p.175).

Sembra che a Valdiluce in molti abbiano dimestichezz con gli elfi e il loro magico mondo. Come osserva Olsen:

«Quando si scolpisce un tronco, non si può fare a meno di sentire che l’albero ha un’anima, un’energia»

E qui il discorso ci porterebbe molto lontano.

Intanto l’assassino alza il tiro e Santoni potrebbe essere il suo bersaglio successivo. Come gli dice la veterinaria Katia Guardì, che lo affianca nell’indagine per l’uccisione di Bruna (p.137)

«Siamo di fronte a un tipaccio, che andrà avanti finché non lo fermerai. La mia paura è che, dopo aver demolito tutti gli emblei di Valdiluce, non gli resti che tu. Sei un personaggio conosciuto e apprezzato..sei famoso…cercherà di ucciderti o di farti molto male»

Riuscirà Santoni a fermare il killer prima che uccida ancora? oppure il killer lo colpirà prima?

Un libro da leggere, che si fa apprezzare per i numerosi temi trattati, che vanno ben oltre il giallo. Come vi ho già accennato, il romanzo è commovente in molti punti e mi ha strappato più di una lacrima!

E quando un libro riesce a far piangere un cuore di pietra come il mio, sicuramente merita di essere letto!

VOTO : 9 / 10

UN LIBRO UNA RICETTA: GLI ZITI NAPOLETANI

La veterinaria Katia Guardì ha origini napoletane e decide di preparare gli ziti alla napoletana per il suo Lupo Bianco.

Si tratta di una pasta al forno condita con ragù di carne o vegetariano e tanta mozzarella. Una vera bontà!

Come ci racconta Santoni (p. 199):

«Gli ziti celebrano la gioia della festa nuziale. Zite sono le promesse spose e gli ziti vengono spezzati a mano dal futuro sposo come simbolo di rottura col passato e di inizio della nuova vita coniugale»

Infatti in origine gli ziti erano infatti peparati in occasione dei pranzi di nozze, durante i quali si festeggiava l’unione della zita (la zitella) con lo zito (lo scapolo).

Li prepareremo presto insieme, perché al Maritozzo piacciono tantissimo!

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Pubblicato da lacuocaignorante

Lacuocaignorante è una grande curiosona ed ama cucinare, leggere, viaggiare. In una vita precedente (ovvero prima del matrimonio) ero un ingegnere meccanico. Oggi mi occupo del mio Maritozzo e dei nostri tre gatti, insegno materie scientifiche, realizzo siti internet e continuo ad istruirmi!