La rete di protezione. Una nuova indagine di Montalbano

La rete di protezione.

UN LIBRO AL GIORNO:  Torna Montalbano con la sua indagine numero 41, “La rete di protezione”. E non delude 

La rete di protezione – Andrea Camilleri

Editore: Sellerio Editore Palermo

Collana: La memoria

Anno edizione: 2017

Pagine: 304 p.

LA RETE DI PROTEZIONE. DESCRIZIONE

Vigàta è in subbuglio: si sta girando una fiction ambientata nel 1950. Per rendere lo scenario quanto più verosimile la produzione italo-svedese ha sollecitato gli abitanti a cercare vecchie foto e filmini.

Scartabellando in soffitta l’ingegnere Ernesto Sabatello trova alcune pellicole, sono state girate dal padre anno dopo anno sempre nello stesso giorno, il 27 marzo, dal 1958 al 1963.

In tutte si vede sempre e soltanto un muro, sembra l’esterno di una casa di campagna; per il resto niente persone, niente di niente. Perplesso l’ingegnere consegna il tutto a Montalbano che incuriosito comincia una indagine solo per il piacere di venire a capo di quella scena immobile e apparentemente priva di senso. Fra sopralluoghi e ricerche poco a poco in quel muro si apre una crepa: un fatto di sangue di tanti anni fa, una di quelle storie tenute nell’ombra.

La rete di protezione. Dal sito dell’editore sellerio.it

Andrea Camilleri- La rete di protezione
 Mentre Vigàta è in subbuglio per le riprese di una fiction ambientata nel 1950, Montalbano è alle prese con un doppio mistero, uno che affiora dal passato e l’altro che lo porta a immergersi nel mondo per lui nuovo dei social, fra profili facebook, twitter e blog.

L’ANALISI DI  Salvatore Silvano Nigro

Una quotidianità sventatamente rapinosa, da fiera o luna park, sconcia Vigàta. Il villaggio è diventato il set di una fiction prodotta da una televisione svedese.
Per falsare il paesaggio urbano e riportarlo indietro, fino agli anni Cinquanta, i tecnici si sono ispirati ai filmini amatoriali recuperati dalle soffitte. La mascherata cinematografica prevede di coinvolgere persino il commissariato, messo a rischio di subire l’oltraggio di un’insegna che lo dichiara «Salone d’abballo».

Un’eccitazione pruriginosa monta attorno alle attrici svedesi e minaccia gli equilibri coniugali.

Durante il ricevimento per il gemellaggio tra Vigàta e la baltica Kalmar arriva anche il finger food.
Montalbano ribolle d’insofferenza; gli appare «tutto fàvuso». Temperamentoso com’è, cerca luoghi solitari.
E tiene testa alla situazione.
Dalla polvere di scartoffie dimenticate sono emersi, durante la ricerca delle domestiche pellicole d’epoca, sei filmini datati che, per sei anni di seguito, sempre nello stesso giorno e nello stesso mese, riprendono con ossessione il biancore ottuso di un muro.
Montalbano è sfidato a leggere dentro quello spazio vuoto e rituale la trama, il giallo che si dà e si cancella: angosciosamente schivo ed enigmatico; forse intollerabile.
Diversamente peritosa è l’altra inchiesta che, attraverso un episodio di bullismo misteriosamente complicato da una incursione armata a scuola, porta Montalbano a misurarsi generosamente (lui non più giovane) con l’intensità sagace e luminosa di adolescenti che socializzano attraverso skype; e, con lo slancio fiducioso di nuovi argonauti, affidano la loro fragile tenerezza all’avventura della rete.

Fra argute intemperanze e astuzie varie, Montalbano riafferma le sue qualità rabdomantiche che lo fanno archeologo di trame sepolte e di esistenze nascoste, oltre che sottile e lucido analista di quella «matassa ’ntricata che è l’anima dell’omo in quanto omo».

Irritato dalla volgarità geometrica e aggressiva del falso, si prodiga per risolvere due casi delicatissimi collocati in quella plaga morale, labile e sfumata, che non rende mai del tutto colpevoli o del tutto innocenti ed esige indagini riguardose ed emozionalmente partecipi:

tra «protezione» e verità rivelata (ovvero scoperta e di nuovo velata, per non renderla insopportabile o sconvenientemente perniciosa).

Non stupisce che Montalbano, in questo grande romanzo dell’introspezione, e del confronto pensoso con il disagio, si dichiari lettore e ammiratore della commedia di Jean Giraudoux, La guerra di Troia non si farà; e citi la battuta con la quale Ulisse si congeda da Ettore, ricordando le rispettive mogli per rendere intimamente credibile la solidarietà data affinché la guerra non ci sia: non è questione di semplice «noblesse», di generica nobiltà d’animo, dice; e tira fuori la carta segreta: «Andromaca ha lo stesso battito di ciglia di Penelope».

NOTA:

Il dramma di Giraudoux cerca di decifrare le motivazioni fratricide della prima guerra mondiale. Inoltre vi vengono sottolineati il cinismo e le manipolazioni dei politici. A rimarcare anche il pensiero di Camilleri, che in un recente incontro ad Agrigento con gli studenti del suo vecchio liceo, ha detto loro

“Non fidatevi né di Renzi né del M5s. Sono già cadaveri”

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LA RETE DI PROTEZIONE. IL MIO COMMENTO

Protezione è la parola chiave del libro in molti sensi:

«C’era ‘na gana diffusa di protiggirsi da ogni cosa: da quello che non s’accanosci, da quello che potrebbi essiri e che non è ditto che sarà, da quelli che venno dal mari, da quelli che hanno un Dio diverso, da quelli che hanno macari lo stesso Dio ma lo pregano differenti. E comunque sempre meglio quartiarisi. Epperciò le forme di protezione si moltiplicavano»

Un romanzo che fa immergere Montalbano in un mondo di cui capisce “picca e nnenti”, il web. Ma di cui sa che, nonostante l’apparente maggiore comunicazione, in realtà, si traduce in una solitudine maggiore della solitudine stessa:

«…la riti, allo stesso modo del mari, se non l’accanosci bono, può fariti pigliari ‘na rotta sbagliata, sbattiri contro un basso fondali, macari ‘ntrappolariti»

A salvarlo dalle trappole di Internet, il buon Catarella…

Povero Montalbano, che si rende conto di essere ormai in età da pensione!  E deve pure confrontarsi con il linguaggio dei giovani d’oggi, che non capisce: si sente inadeguato, il buon “vecchietto”.

Ma riuscirà a trovare la chiave giusta per comunicare con i ragazzi.  Grazie a Salvuzzo e ai suoi amici, risolverà l’indagine sulla sparatoria, nella scuola media di Vigata.

La sua capacità di intuire ciò che passa nell’anima umana, anche in quella di un ragazzo di tredici anni, lo metterà proprio sullo stesso piano dell’adolescente.  Il commissario mostrerà una capacità empatica che non pensava neppure di possedere. Salvuzzo, il figlioccio di Montalbano (è il figlio di Augello),  gli dimostra infatti che non è difficile comunicare con i giovani d’oggi. Basta volerli ascoltare.

Contemporaneamente si trova ad affrontare l’enigma di un cold case. Un apparente suicidio di cinquant’anni prima, una storia dolorosa e amara.

«Dù indagini, pinsò…tutte e dù avivano avuto beni o mali lo stisso moventi: la protezioni. E per tutte e dù sarebbi stato come se lui non si nni fusse mai interessato»

Ad entrambe le inchieste troverà una soluzione “di comodo”. Perché anche se da giovane anche lui aveva gridato

«che la virità è rivoluzionaria, che la virità va sempre diritta….Era da tempo che sapiva che la virità, certe vote, è meglio tinirla allo scuro, allo scuro cchiù fitto, senza manco la luci di un fiammifiro»

Un romanzo triste, che al solito non mi ha deluso… Come sempre, non posso esimermi dal dare il voto massimo a questo giovanotto di 92 anni (Camilleri è 1925)

VOTO: 10/10

/ 5
Grazie per aver votato!

Pubblicato da lacuocaignorante

Lacuocaignorante è una grande curiosona ed ama cucinare, leggere, viaggiare. In una vita precedente (ovvero prima del matrimonio) ero un ingegnere meccanico. Oggi mi occupo del mio Maritozzo e dei nostri tre gatti, insegno materie scientifiche, realizzo siti internet e continuo ad istruirmi!