La lunga notte di Adele in cucina

La lunga notte di Adele in cucina è uno strano romanzo della scrittrice Livia Aymonino. Scopriamo insieme di che cosa parla questo romanzo – ricettario (o ricettario romanzato)

 

La lunga notte di Adele in cucina. Romanzo ricettario e viceversa

Livia Aymonino

Editore: Giunti Editore

Anno edizione: 2017

Pagine: 416 p.

La lunga notte di Adele in cucina. Descrizione

Una lunga notte in cucina per lasciarsi dietro le spalle e una volta per tutte, il passato prossimo che morde i polpacci, e provare ad affrontare il futuro. Vuoi vedere che finalmente si diventa grandi? Buoni no, però

L’Inverno sta arrivando, freddo e minaccioso, ma Adele non è preparata, così come la maggior parte della sua generazione, quella che compie sessant’anni oggi e arriva in motorino sull’orlo della vecchiaia, senza casco.

Una generazione rimpianta, idolatrata, criticata e celebrata, una generazione di giovani vecchi che ha saltato a piedi uniti la maturità. Una comunità con una trama narrativa potente fatta di musica, di fotografie, di ricordi, di condivisione, che l’ha resa immortale e fragile come in una eterna adolescenza.

E adesso che l’Inverno sta arrivando Adele si sente come se avesse uno spolverino addosso e dovesse affrontare il gelo di una nuova era, scivolosa e piena di insidie.

Come affrontare questa nuova età avendo saltato quella, indispensabile, che avrebbe dovuto portarla fino a qui? Durante una lunga notte trascorsa in cucina, sorseggiando vodka, nodi e ricette vengono al pettine, senza risposte ma con tante domande dentro al frigorifero e molti racconti sparsi come sale.

Perché proprio la cucina, che ha accompagnato tutta la vita di Adele, si rivela il filo rosso di questa storia, il bandolo che aiuta a dipanarla e a guardare avanti senza paura.

La lunga notte di Adele in cucina. L’autrice

Livia Aymonino nasce a Roma, figlia di Ludovica Ripa di Meana e di Carlo Aymonino, architetto e comunista. Giovanissima, va a vivere da sola e comincia a lavorare e a cucinare per frotte di amici e conoscenti.

Ha vissuto a Roma, New York, Milano e ancora Roma. Si è occupata, fuori dalla cucina, principalmente di comunicazione, di televisione e di discografia e ha collaborato con le più importanti aziende italiane.

Oggi è presidente e partner di una società di consulenza per la comunicazione d’impresa. Sposata, due figli, scrive da sempre per raccapezzarsi nei pensieri. A novembre del 2013 è uscito il suo primo libro Sapori di Versi – ricette in rima e pensieri in cucina (Mursia).

La lunga notte di Adele in cucina. Breve riassunto e commento personale

Capita di avere notti insonni e scegliere di alzarsi invece di starsene nel letto a girarsi e rigirarsi. Io di solito mi metto a leggere un libro.

Adele, invece, la protagonista del romanzo di Livia Aymonino, decide di preparare dei biscotti al cioccolato e fior di sale. E mentre dosa, impasta, ecc… ripensa alla sua vita e ne fa un impietoso bilancio. Prossima ormai a compiere sessanta anni, Adele ci accompagna lungo il percorso della sua vita, ripercorrendo il cammino che l’ha portata a essere quello che è oggi con le 60 ricette che compongono il libro.

Da studentessa del Torquato Tasso, il liceo “più eversivo e conformista, glorioso e spocchioso” di Roma, si trasforma in ragazza alla pari in America, dove trascorre parecchi anni prima di tornare in Italia. A Roma? No, Adele si trasferisce a Milano, per lavorare alla Rai. 

Solo molti anni dopo tornerà a vivere a Roma.  

La lunga notte di Adele in cucina ci racconta la storia di una generazione che non è la nostra ma dei nostri genitori e ci permette di comprenderli un po’ meglio.

Adele, per certi versi, mi somiglia. Infatti, come lei, mi affido alla cucina per rilassarmi e concentrarmi, per riflettere e pensare.

Il cibo, come spero di comunicarvi in qualche modo, è un potente mezzo di conoscenza e un veicolo importante per la comprensione del mondo che ci circonda.

Nei prossimi giorni prepareremo insieme alcune delle ricette presenti nel libro:

Saltimbocca alla romana, corn bread (vedi QUI la mia ricetta), ovviamente i biscotti al cioccolato con cui si apre il romanzo – ricettario (e viceversa) ed infine i bagel. Ma, soprattutto, la “trippa di frittata”, come la chiamava mia Nonna e come la chiama anche la Aymonimo (p. 288). E io che pensavo fosse una genialata di Nonna per non buttare gli albumi!

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Pubblicato da lacuocaignorante

Lacuocaignorante è una grande curiosona ed ama cucinare, leggere, viaggiare. In una vita precedente (ovvero prima del matrimonio) ero un ingegnere meccanico. Oggi mi occupo del mio Maritozzo e dei nostri tre gatti, insegno materie scientifiche, realizzo siti internet e continuo ad istruirmi!