FAVE DEI MORTI

FAVE DEI MORTI

Come vi ho accennato parlando delle Ossa dei Morti (vedi qui), le fave dei morti sono molti simili nell’impasto a questi dolci, ma hanno forma molto diversa. In origine, infatti, si preparavano con fave tritate. In seguito questo ingrediente fu sostituito dalle mandorle ma il nome e la forma sono rimasti invariati.

Ricordiamo che le fave erano considerate alimento sacro ai defunti. Alla fine della ricetta vi ricordo perché.

Oggi le fave dei morti sono quindi dolcetti a base di mandorle tritate, prodotti in molte regioni italiane: Emilia Romagna, Lombardia, Veneto, Friuli, Marche, Umbria e Lazio.

In Friuli, si preparano le favette dei morti (favetis dai muarz), leggermente più piccole delle fave (hanno le dimensioni di una nocciola) e colorate secondo la tradizione in tre colori: bianche (naturali), rosa (con alchermes) o marroni (con cacao).

Sempre in Friuli, per i Morti si preparano altre due specialità :

  • il Pane dei morti, con farina di mais e di segale, che si cuoce avvolto in foglie di verza;
  • i panini dei morti con uva fragola, semplici panini con acini di uva. Io ne ho preparato una versione con patate americane nell’impasto!
  • Preparazione: 15 Minuti
  • Cottura: 10- 15 Minuti
  • Difficoltà: Molto facile
  • Porzioni: 6- 8 Persone
  • Costo: Medio

Ingredienti

  • 200 g Farina di mandorle (oppure 200 g di mandorle tritr)
  • 100 g Farina 00 (anche un po' di più, se necessario)
  • 150 g Zucchero
  • 2 Albumi (Io ne ho pesati 80 g di quelli pastorizzati)
  • 1 limone (la scorza grattugiata)
  • 1 cucchiaino Cannella in polvere
  • 1 cucchiaio burro fuso (io non l'ho messo)

Preparazione

    • Raccogliete in una ciotola la farina di mandorle e quella di grano tenero. Mescolatele quindi con lo zucchero, la vanillina e, se vi piace, la cannella e la buccia del limone grattugiata.
    • Volendo, potete aggiungere anche il burro fuso. Senza burro si ottengono però dolcetti più croccanti
    • A parte, montate leggermente gli albumi.
    • Unite quindi poco alla volta gli albumi e amalgamateli agli altri ingredienti.
    • Dovrete ottenere un composto di media consistenza. Formate una palla con l’impasto ottenuto.
    • A questo punto, se volete creare fave di colori diversi, dividete l’impasto in più parti e colorate con alchermes e/o cacao
    • Accendete il forno, impostate la temperatura a 170°C e foderate una teglia con carta da forno.
    • Disponete la pasta su una superficie leggermente infarinata e staccatene dei pezzetti grossi come una noce.
    • Lavorateli in modo da formare delle specie di cilindri e schiacciateli sul palmo della mano, in modo da ottenere delle fave spesse circa 1 cm.
    • Potete anche procedere come per la preparazione degli gnocchi, creando dei cilindri e tagliandoli con il coltello in “favette”. Potete anche arrotolare i pezzetti di impasto oppure lasciarli come fave
    • Man mano che li preparate, disponete i dolcetti sulla teglia rivestita.
    • Quando saranno tutti pronti, infornate in forno ormai caldo e fate cuocere per 10 – 15 minuti, finché non saranno appena dorati (devono avere circa il colore degli amaretti).
    • Attenti perché in un attimo si scuriscono!
    • Sfornateli e fateli raffreddare!

     

  1. Questi sopra sono le fave dei morti come si preparano da noi, molto più simili agli amaretti

Note

FAVE DEI MORTI. LE FAVE – SIMBOLO DI MORTE

Vi ricordo che le fave erano conosciute nell’area del Mediterraneo già in età Neolitica. I Greci ne ritenevano forma e colore collegabili alla morte. Infatti il fiore bianco con macchie nere a forma di Tau rappresentava il principio della parola Tanatos, morte.

Inoltre credevano che le anime dei defunti risalissero dall’oltretomba attraverso i gambi cavi.

Le fave rientravano anche in un mito legato a Cerere. Secondo la leggenda, la dea dell’agricoltura donò ad una città dell’Arcadia i semi di tutti i legumi, tranne quelli della fava. Addirittura,  in un’epigrafe del VI sec. a.C. rinvenuta a Rodi, se ne sconsigliava il consumo.

Sappiamo che, secondo Pitagora, il baccello rappresenta l’accesso al mondo dei morti e i semi della fava racchiudono le anime dei defunti. Da qui l’usanza ancora viva di mangiare le “fave dei morti” il 2 novembre, dolci preparati per onorarli.

La scarsa digeribilità della fava, un tempo ingerita senza privarla del baccello, spiega l’accezione negativa attribuitale da Plinio in epoca romana, che narra di incubi nei quali le divinità comunicavano i cattivi presagi.

Per questo il sacerdote di Giove non poteva mangiarla né toccarla e il Pontefice Massimo non poteva nemmeno nominare le fave.

Pubblicato da lacuocaignorante

Lacuocaignorante è una grande curiosona ed ama cucinare, leggere, viaggiare. In una vita precedente (ovvero prima del matrimonio) ero un ingegnere meccanico. Oggi mi occupo del mio Maritozzo e dei nostri tre gatti, insegno materie scientifiche, realizzo siti internet e continuo ad istruirmi!

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